La riorganizzazione del gruppo Unicredit alla fine deve passare inevitabilmente attraverso lo scorporo delle attività italiane. Tuttavia, al momento ancora non sembrano esserci le condizioni per procedere con lo spin-off di Unicredit Italia dal resto delle attività del gruppo, in quanto ora i costi sarebbero eccessivamente elevati e i tempi per l’organizzazione dell’operazione ancora non maturi. Giuseppe Vita, presidente di Unicredit, ha dichiarato che lo scorporo delle attività italiane resta un suo desiderio in quanto oggi la banca di Piazza Cordusio è un “ibrido”, cioè una “holding che deve badare a tutte le partecipate europee”.
Vita ha sottolineato che c’è una Unicredit in Austria, una in Polonia, una in Germania e così via, ma “ce ne vorrebbe anche una per l’Italia”. Lo spin-off per ora, però, non si farà. I tempi sembrano lunghi, come confermato proprio da Vita. Il presidente della banca milanese ritiene che “in Italia ci sono determinate rigidità burocratiche e amministrative” che per il momento non consentono di portare avanti questo progetto.
Tuttavia, gli ostacoli all’operazione di spin-off sono per lo più di natura fiscale. Nei mesi scorsi era stata fatta una prima stima sul costo della seprazione delle attività italiane. A Piazza Cordusio l’esborso ammonterebbe a 400 milioni di euro, ritenuta per ora una cifra troppo elevata anche se recuperabile grazie alle maggiori efficienze. Tuttavia, il costo non sembrerebbe facilmente riscattabile in tempi brevi. Quindi, Unicredit aspetterà tempi migliori sotto il profilo della normativa e soprattutto dopo aver sperimentato i primi risultati positivi del nuovo piano industriale.
Alcuni soci, in particolare le fondazioni, spingono da tempo verso lo spin-off delle attività italiane, ma Vita ha chiuso ancora una volta la porta affermando che l’operazione “per il momento non è fattibile”. Intanto, ieri il titolo Unicredit ha perso il 3,12% a 3,418 euro facendo peggio dell’indice di riferimento FTSE MIB in calo “solo” del 2% circa. Nell’ultimo mese il titolo ha perso il 6,8% circa alla borsa di Milano.