E’ ormai da almeno un mese che Campari non brilla più in borsa. Dopo aver messo a segno un rialzo spettacolare nei primi nove mesi dell’anno, dimostrando di avere l’antidoto per resistere senza problemi alla crisi europea, le azioni Campari hanno chiuso la cavalcata al rialzo lo scorso 17 ottobre a 6,545 euro toccando quello che finora è il massimo di sempre per il titolo attivo nel settore del beverage. Il 15 novembre il titolo crollava fino a 5,415 euro, toccando il minimo più basso degli ultimi due mesi.
La robusta discesa delle quotazioni avvenute nell’ultimo mese è la conseguenza diretta di attese degli investitori deluse dal alto dei conti trimestrali e reteirate bocciature di broker e banche d’affari. Un trend che si conferma anche oggi, visto che Mediobanca ha deciso di tagliare il target price del titolo Campari a 5,7 euro da 6,6 euro, ovvero una sforbiciata sul prezzo obiettivo del 16% circa. Nessuna modifica è stata apportata, invece, al rating che resta “neutral”.
Gli analisti della banca di Piazzetta Cuccia sono preoccupati per l’andamento del business in Italia. I risultati del terzo trimestre del 2012 si sono dimostrati inferiori alle stime fatte dalla merchant bank e più in generale del consensus. Il giro d’affari è cresciuto solo del 4,4% a 313 milioni di euro, mentre la crescita organica ha registrato un incremento di appena lo 0,2%. Il business degli spirits ha visto un buon riscontro nel mercato nordamericano, mentre in Italia c’è stato un netto calo. In particolare, hanno fatto molto male i marchi Aperol e Campari Soda.
Sul fronte della redditività, il risultato operativo si è attestato a 68 milioni di euro con un margine del 21,6% anno su anno in calo di 140 basis point. Per l’anno in corso gli analisti hanno tagliato le stime sulle vendite a +4,8% da +5,2%. Sono state abbassate anche le stime di eps 2012 dell’8% circa, mentre per ora non sono state modificate quelle per il 2013. Ai prezzi correnti Campari scambia a 16,7 volte il p/e 2013, sotto la media di 18 dei competitors europei.