E’ una delle storie di successo più belle in borsa dai giorni terribili per la finanza mondiale del crack di Lehman Brothers. Si tratta di Banca Generali, un po’ banca un po’ società del risparmio gestito. Un ibrido alla quale è difficile accostare con precisione un eventuale competitor, ma che negli ultimi anni ha fatto cose straordinarie e scelte strategiche sempre molto azzeccate. Da quel lunedì nero del 15 settembre 2008, che vide il tracollo definitivo di Lehman, le azioni Banca Generali hanno reso il 400% alla borsa di Milano.
La performance stratosferica del titolo fa da contraltare al rendimento offerto dall’indice generale FTSE MIB, che invece è rimasto sostanzialmente invariato ma con alti e bassi da capogiro. L’istituto guidato da Piermario Motta sta facendo benissimo in un settore, come il risparmio gestito, ritenuto da molti esperti in pericoloso declino. Dall’anno della quotazione in borsa nel 2006, Banca Generali ha guadagnato il 78% contro una perdita vicina al 52% dell’indice FTSE MIB.
Nei primi nove mesi del 2012 l’utile netto consolidato è cresciuto del 91% a 97,5 milioni di euro. Il margine di intermediazione è aumentato del 43% a 256 milioni di euro, mentre le masse gestite sono cresciute del 10% a 25,5 miliardi di euro. Motta evidenzia le scelte indovinate durante l’ultima crisi dell’euro. La società ha puntato sull’Italia, ritenendo che il paese non avrebbe in nessun caso avuto problemi di insolvenza e che l’euro non sarebbe mai fallito. Banca Generali ha puntato sui Btp e ha avuto ragione. Inoltre, il mercato l’ha premiato con nuovi successi in borsa.
Da inizio anno il titolo Banca Generali guadagna il 73% a Piazza Affari. Lo scorso 7 novembre ha toccato un nuovo massimo storico a 11,98 euro. La società è stata premiata la scorsa settimana a Singapore dal Finacial Times come Best Private Bank in Italy, distinguendosi per l’eccellenza in termini di crescita, servizi alla clientela e soluzioni innovative di investimento. La società ritiene che il settore del risparmio gestito abbia ancora importanti margini di crescita. Il rischio maggiore che viene evidenziato è un eventuale ritorno all’ingovernabilità in Italia.