A Piazza Cordusio prosegue il processo di riorganizzazione del business, in atto ormai dal 2010 quando Unicredit decise di eliminare le sette banche storiche di settore e di trasferirne le competenze alle divisioni interne in un progetto di decentramento territoriale. Unicredit – che cambierà pelle dal 2013 – vuole dire addio alle divisioni e dare maggiori poteri ai country manager, che disporranno di tutte le leve necessarie per rendere sempre più efficiente e trasparente la gestione della banca.
I sistemi informativi, le risorse umane, la gestione del rischio e le grandi operazioni di investment banking saranno ancora centralizzate, mentre tutto il resto confluirà nelle diverse aree e sotto-aree in cui è articolato il gruppo bancario milanese. Saranno conferiti maggiori poteri di autonomia (dai budget all’organizzazione) e contestualmente anche più responsabilità: ogni chairman sarà chiamato a mostrare sempre tutti i risultati ottenuti dalla banca all’interno dei propri confini.
Il ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni, aveva dichiarato sul finire di maggio scorso che la società, come tutte le banche del resto, si stava riorganizzando per rivedere il modello di business. L’obiettivo dichiarato da Ghizzoni è quello di portare avanti un riassetto che consenta di stare più vicino alle esigenze dei clienti. Da allora è passto più di un mese e il riassetto è ormai pronto a decollare definitivamente.
Martedì dovrebbe arrivare già l’approvazione definitiva da parte del consiglio di amministrazione. L’obiettivo principale è quello di attuare il piano strategico 2013-2015 che basa due dei quattro pilastri fondamentali sulla riorganizzazione interna. Unciredit vuole semplificare la struttura e ottimizzare la gestione dei costi, ma anche aumentare l’efficienza in Italia.