Il bilancio periodale di Unicredit riflette le difficoltà congiunturali del settore bancario. Poste impennate sui crediti problematici, crollo dell’utile netto, e deterioramento di altre variabili di principale riferimento, sembrano contraddisinguere un’altra trimestrale in chiaroscuro (soprattutto, scuro) per la banca guidata dall’amministratore delegato Ghizzoni, che tuttavia rilancia e guarda positivamente al nuovo modello aziendale.
Più nel dettaglio, Unicredit ha chiuso il secondo trimestre con profitti netti in flessione del 66,9 per cento a quota 169 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato, oltre a rappresentare un grave passo indietro in termini di redditività su base annua, è ben 50 punti percentuali al di sotto delle attese dei principali analisti finanziari, e contribuisce a flettere l’utile netto del primo semestre a 1,1 miliardi di euro, in flessione di 18 punti percentuali.
Ancora, le rettifiche e gli accantonamenti su crediti sono cresciute a 1,9 miliardi di euro (+ 62 punti percentuali) nel corso del trimestre considerato, generando pertanto una significativa erosione sulla redditività del gruppo. Il margine operativo lordo si conferma a 2,5 miliardi di euro nel secondo trimestre, con una flessione di 1,1 punti percentuali rispetto a quanto conseguito nello stesso periodo dello scorso anno.
Il contenimento della flessione del margine operativo lordo è pertanto dovuta alla riduzione dei costi operativi, in calo del 4,6 per cento rispetto al secondo trimestre 2011, a 3,7 miliardi di euro. I ricavi di gruppo scendono infine del 3,2 per cento a 6,2 miliardi di euro. I crediti deteriorati del gruppo sono pari a 77,7 miliardi di euro a fine giugno (in incremento del 3,2 per cento su base trimestrale), con un peso italiano di quasi la metà.
Le sofferenze salgono a 44,8 miliardi di euro, in aumento del 3,8 per cento. Le altre categorie di credito problematico sono cresciute del 2,5 per cento a 32,9 miliardi di euro rispetto al marzo 2012.
“Nonostante il rapido peggioramento del contesto economico mondiale” – commenta infine Ghizzoni – “il margine operativo lordo mostra una buona tenuta, sostenuto dal dinamismo che caratterizza l’attuazione del programma di riduzione dei costi previsto dal piano strategico. Il miglioramento della redditività operativa nel primo semestre attesta i continui progressi del turnaround in Italia. Unicredit raccoglie i frutti prodotti dal modello aziendale diversificato; il calo dell’utile netto è da imputare in particolare agli accantonamenti su crediti, con un rapporto di copertura in complessiva crescita in italia nel trimestre”. A proposito del nuovo modello aziendale, qui c’è il nostro approfondimento su Unicredit che dà maggiori poteri ai country manager.