Le voci di una potenziale fusione tra i due big nazionali del settore bancario, Intesa Sanpaolo e Unicredit, sono completamente infondate poiché un matrimonio tra i due operatori sarebbe “totalmente irrealizzabile, fuori da ogni senso reale, industriale e finanziario”. Ad affermarlo è il manager Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, che oltre a rifiutare nettamente la paternità del potenziale progetto di fusione, attraverso un portavoce definisce tale operazione “frutto di fantasie senza limiti”.
A lanciare l’indiscrezione era stato il Corriere della Sera, che giungeva a tale conclusione partendo da un solito campanello d’allarme. Appena la crisi sarà terminata, e il rischio Paese diminuirà, potrebbe aprirsi una finestra per attacchi stranieri, e dal rischio scalata non sarebbero escluse le banche che in Borsa valgono meno del loro patrimonio (in proposito, qui Deutsche Bank taglia target su tre banche italiane).
Ad oggi, in proposito, Unicredit vale circa 20 miliardi, ma la somma delle sue parti proiettata sui conti attesi per il 2013, per Mediobanca Securities, supera i 32 miliardi di euro. Con un’aggregazione con Intesa Sanpaolo, invece, si potrebbe costituire una solida barriera difensiva contro le acquisizioni straniere, poiché nascerebbe un colosso con un’importante rete europea e in Italia con la forza necessaria a blindare il sistema di cui fanno parte Mediobanca e Generali.
La voce rimarrà, probabilmente, tale. Gli analisti sono molto scettici, e gli osservatori di Equita Sim hanno definito la fusione “uno scenario molto improbabile a causa delle enormi complicazioni che l’operazione comporterebbe”.
Quel che invece rimane invariata è l’effettiva e fondata preoccupazione su ciò che potrebbe accadere in caso di ulteriore deprezzamento delle banche italiane, su livelli che potrebbero renderle fortemente appetibili a operatori stranieri. Non sono pertanto escluse delle mosse anche sorprendenti nel nostro sistema capitalistico, finalizzate a realizzare una solida azione difensiva contro offerte ostili da grossi player internazionali interessati a conquistare terreno sul mercato italiano, una volta che la fase più nera dell’attuale congiuntura sarà superata.