Il 2012 è stato un anno davvero molto particolare sui mercati finanziari, in quanto i migliori investimenti sono arrivati in quei paesi che nessuno si aspettava potessero evidenziare performance positive o addirittura stellari. In Europa la borsa migliore è stata quella greca, nonostante il paese sia stato tenuto a galla da una ristrutturazione del debito senza eguali nell’era moderna e dagli aiuti finanziari internazionali. I migliori bond governativi europei sono stati quelli greci, portoghesi, irlandesi e italiani, ovvero quattro dei cinque paesi appartenenti al novero dei Piigs.
Si tratta di “paradossi finanziari” che diventano sempre più una consuetudine nei mercati finanziari moderni. Le politiche anti-convenzionali delle principali banche centrali mondiali e il contesto di financial repression, con tassi di interesse di mercato su livelli vicini allo zero e sotto il livello dell’inflazione, sta generando una vera e propria caccia ai rendimenti “reali” positivi. Ecco, dunque, che i grandi investitori istituzionali comprano a mani basse azioni speculative, bond a basso rating e altri strumenti finanziari in grado di generare profitti elevati.
Un altro caso emblematico del 2012 è il rally della borsa di Caracas, che ha guadagnato il 302% nel corso dell’anno appena concluso. Una performance davvero stratosferica e insolita, anche per una piazza finanziaria di un paese emergente governato da un presidente anti-capitalista come Hugo Chavez, che tra l’altro si trova in una gravissima condizione di salute. L’indice Ibvc è stato il più brillante del 2012 e, sommando anche i dividendi, ha raggiunto una performance complessiva del 342%, nonostante dal 1999 Chavez abbia nazionalizzato più di mille società.
A decretare un simile rally della borsa venezuelana è soprattutto il livello record dell’inflazione, che ormai ha raggiunto il 18%. Inoltre, il governo ha deciso di mantenere stabile il cambio tra il bolivar e il dollaro americano, vietando l’accesso agli attivi denominati in valuta statunitense. Così gli investitori locali sono praticamente costretti a mettere il loro denaro sulla borsa venezuelana, allo scopo di preservare il capitale dalla perdita del potere d’acquisto dovuto all’impennata dell’inflazione: una vera e propria “speculazione di sopravvivenza”.