Le trimestrali pubblicate poche ore fa rischiano di complicare – non poco – la vita sul breve e medio termine di alcuni tra i big asiatici dell’elettronica: pur con considerazioni ampiamente differenti, infatti, Sharp, Sony e Panasonic confermano di non vivere un momento particolarmente felice, facendo i conti con perdite spesso eccessivamente ingenti, e panorami futuri tinteggiati da colori piuttosto scuri. Vediamo allora come si sono conclusi i secondi trimestri fiscali per le aziende nipponiche, eccellenze mondiali dell’hi–tech.
Cominciamo con Sharp. Il gigante giapponese – riporta il quotidiano Il Messaggero – è infatti stato costretto a riconoscere “che vi sono «dubbi determinanti» sulla sua stessa sopravvivenza, dopo quello che si presenta come un secondo anno di perdite record. Il gruppo, aggiungendo cattive notizie al clima già negativo che circonda l’elettronica nipponica che una volta dominava il mondo, si aspetta di chiudere l’anno finanziario a marzo con una perdita netta di 5,6 miliardi di dollari, a causa di investimenti andati male negli schermi a cristalli liquidi. Una sorta di richiesta d’aiuto al settore pubblico, dopo che le azioni da inizio anno sono crollate del 75% costringendo il gruppo a licenziamenti, dismissioni immobiliari (anche del quartier generale), a tagliare gli stipendi e a chiedere una ristrutturazione dei prestiti concessi dalle banche”.
Se la situazione di Sharp è piuttosto disastrosa, un po’ meglio sembra andare a Sony, che tuttavia non riesce a invertire la tendenza delle perdite. Il primo trimestre fiscale, che va da luglio a settembre, si è infatti chiuso con una perdita netta di 15,5 miliardi di yen contro i 27 miliardi dello stesso periodo del 2011.
Infine, Panasonic, che ha lanciato per secondo anno consecutivo l’allarme di una perdita di circa 10 miliardi di dollari, abbandonando i propositi di chiudere in utile. Sui conti societari sta pesando, in misura evidentemente rilevante, la svalutazione di investimenti passati fatti nei pannelli solari, nella batterie a ioni di litio e nei telefoni cellulari.