I dazi mandano in tilt le Borse in tutto il mondo. E, come era corretto immaginare, dopo i tonfi delle piazze finanziarie orientali sono arrivati anche quelli delle borse europee.
I dazi affondano le piazze finanziare mondiali
Basti pensare che Francoforte perdeva stamattina il 9,1%, Madrid il 4,7%, Parigi il 6,5% e la Borsa di Londra lasciava il 5,5%. Milano ha aperto le contrattazioni con una buona parte dei propri titoli che non riuscivano nemmeno ad aprire. Per lei, all’apertura, il calo è stato secondo solo a quello di Parigi, con il 6,4%.
A perdere terreno in modo imponente sono stati Bper, con un crollo dell’11%, la Popolare di Sondrio che perdeva il 10%, insieme a Unipol. All’apertura, senza scambi, anche Leonardo con un ipotizzato crollo del 13%.
Cosa insegna tutto questo? Che, a prescindere dal settore di appartenenza, tutte le imprese e le banche che siano in qualche modo collegate con il commercio statunitense e con materiali precedentemente scambiati senza queste imponenti tassazioni rischiano di soffrire molto di più di quanto si pensasse.
Almeno oggi. Era chiaro a tutti che questo lunedì sarebbe stato nero per qualsiasi piazza finanziaria a livello mondiale, sia in Oriente che in Europa. Si aspetta ancora quella che sarà la reazione di Wall Street all’apertura. Perché il fatto che sia il presidente degli Stati Uniti a dare il via e a sostenere questa guerra commerciale non significa che il mercato “domestico” accetti senza conseguenze tutto ciò che accade.
Numeri visti nella crisi del 2008
Non dobbiamo dimenticare che Stati come il Canada e la Cina hanno già iniziato a mettere in atto delle contromisure. E l’Europa ha già pronto un pacchetto da applicare nel caso in cui non ci fosse nemmeno un minimo spazio di manovra. Gli investitori sono in generale preoccupati, e i numeri nelle varie Borse ci parlano di condizioni simili a quelle della crisi dei mutui subprime del 2008 e di quella relativa al Covid.
Soprattutto la prima citata, data la sua imponenza, ha avuto conseguenze sull’intera economia mondiale che stavamo pagando ancora prima della pandemia. E dobbiamo tenere conto del fatto che organizzare una reindirizzazione del mercato mondiale cercando di escludere gli Stati Uniti non sarà un’operazione velocissima.
L’incertezza derivante dal crollo delle Borse ha portato questa mattina anche a una crescita imponente dello spread BTP-Bund, schizzato a 128 punti. Parliamo del livello più alto da novembre. Tutto ciò, a sorpresa (o forse no), ha portato anche a un crollo del Bitcoin, che ha cancellato tutto il guadagno accumulato dalla vittoria di Donald Trump.
Quest’ultimo sottolinea che i dazi sono una cura necessaria per far crescere l’America. C’è da chiedersi quanto abbia fatto bene a sostenerlo chi lo ha supportato alla Presidenza. Soprattutto pensando alle sue diverse attività andate in bancarotta.