Secondo l’anticipazione valutativa del Wall Street Journal, l’operazione che dovrebbe consentire a Fiat di acquisire il 100 per cento del controllo di Chrysler e, quindi, quotare la società che nascerà dalla fusione, varrebbe circa 20 miliardi di dollari. Poco meno, dunque, rispetto allo sbarco in Borsa di General Motors, una transazione valutata intorno ai 23 miliardi di dollari.
Un’operazione di sbarco in Borsa che comunque, prosegue il Wall Street Journal, si preannuncia molto complicata: dalla valutazione delle banche al negoziato con la forte unione sindacale, passando poi per il potenziale percorso per integrare le due strutture, l’intero processo rischia di essere eccessivamente complicato per poter esser realizzato nei tempi ambiti. Proprio per questo motivo l’azienda torinese si sarebbe rivolta a un pool di grandi banche commerciali e banche d’affari, per poter ottenere un prestito utile a tagliare tempi e ottimizzare mezzi propri.
Secondo quanto riportava il quotidiano statunitense, Fiat punta a ottenere “il totale controllo della casa automobilistica americana e a quotare i titoli su un listino americano, una manovra che probabilmente includerà una complicata reazione a catena che potrebbe significare più di 20 miliardi di dollari di accordi. Una cifra, ricordava quindi il quotidiano, “quasi quanto grande i 23 miliardi di dollari dello sbarco in Borsa di General Motors nel 2010”.
Per poter giungere a tale meta, afferma ancora il Wall Street Journal, Marchionne “ha bisogno di un nuovo finanziamento, di acquistare la quota di Chrysler in mano a Uaw e di rivedere i prestiti e i bond di Chrysler”.
“Marchionne ha detto che Fiat ha abbastanza liquidità per acquistare la quota Chrysler, che potrebbe costare fra gli 1,75 e i 4,27 miliardi di dollari. Gli analisti non sono d’accordo” – concludeva poi il giornale, sostenendo che se Fiat utilizzasse la liquidità a disposizione per l’acquisto della quota, rischierebbe un downgrade. “Anche se acquistasse il resto di Chrysler, Marchionne si troverebbe ad avere ancora del lavoro da fare. Nel 2011 Chrysler si è assicurata un prestito da 2,9 miliardi di dollari per rimborsare il governo americano. I termini del prestito fissano a 500 milioni di dollari quanto Chrysler può dare a Fiat. Chrysler ha inoltre 3,2 miliardi di dollari di bond, che hanno requisiti simili, ma meno stringenti sulla quota di liquidità Chrysler che può essere usata da Fiat. Per rimuovere o allentare questi freni, Marchionne dovrà far sì che Chrysler rifinanzi il prestito con nuovi termini” – concludeva la nota del giornale, come riportato dall’Ansa.