Fiscal cliff accordo più vicino spinge le borse

L’accordo sul fiscal cliff negli Stati Uniti sembra essere più vicino. In un incontro alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha teso la mano ai repubblicani illustrando a John Boehner un nuovo piano in cui per la prima volta esclude l’aumento delle tasse sui redditi superiori ai 250mila dollari l’anno, mentre la soglia viene ora alzata a 400mila dollari l’anno. Le borse americane hanno chiuso in rialzo nella seduta di ieri: il Dow Jones ha chiuso con un progresso dello 0,76% a 13.235 punti, avvicinandosi ai top di periodo di area 13.330.

Stamattina le borse europee sono molto toniche e di riflesso si muove al rialzo anche l’euro sui mercati valutari. Il sentiment positivo di riflette anche sugli spread sovrani: lo spread Btp-Bund quota a 314 punti base, mentre lunedì scorso era salito fin sopra 360 punti dopo l’annuncio shock delle dimissioni di Monti. Per quanto riguarda il compromesso sul fiscal cliff, c’è da dire che le parti restano ancora lontane ma l’intesa potrebbe davvero arrivare entro Natale come auspicava qualche settimana fa lo stesso Obama.

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La formulazione della nuova offerta da parte di Obama viene giudicata da Boehner, speaker repubblicano alla Camera dei Rappresentanti, come “un passo nella giusta direzione” anche se ancora non sufficiente a scongiurare il cosiddetto “precipizio fiscale”. Senza accordo scatteranno tagli automatici alla spesa e l’aumento delle tasse per il 98% degli americani: un meccanismo che, secondo gli analisti finanziari, potrebbe far crollare il pil americano del 3-5%. Per evitare il fiscal cliff restano a disposizione altre due settimane.

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Secondo alcuni esperti l’intesa potrebbe essere raggiunta a breve ed essere sottoposta al Senato già il 26 dicembre. Il piano di Obama prevede entrate fiscali per 1.200 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e un taglio alle spese per 1.200 miliardi. Per i prossimi due anni il numero uno della Casa Bianca ha proposto anche un aumento del tetto dell’indebitamento. Democratici e repubblicani si sono riavvicinati con la revisione del piano di risparmi a 2.400 miliardi in dieci anni.

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