Lufthansa, leader dei cieli dell’Europa continentale, ha annunciato di voler ridurre le fila delle proprie risorse umane nella misura di 3.500 unità. Una decisione che – unitamente alla necessità di non distribuire alcun dividendo nei confronti degli analisti – sembra essere figlia della volontà di ridurre quanto possibile le spese, sostenendo – di contro – gli investimenti da effettuarsi sui nuovi aerei: una mossa che potrebbe permettere alla compagnia di contrastare l’accresciuta concorrenza che arriva dall’oriente.
La scelta di Christoph Franz, amministratore delegato di Lufthansa, è stata drastica e impopolare, e a nulla è valso sottolineare come nel 2012 la compagnia abbia registrato un utile in grado di sfiorare il miliardo di euro (990 milioni di euro), per un’inversione di tendenza nettissima dopo i 13 milioni di perdite dell’anno precedente. Il risultato della cura dimagrante è stato emblematico: niente dividendi agli azionisti (al contrario dei 25 centesimi di euro per azione versati per l’anno 2011) e conferma del taglio di 3500 posti di lavoro nell‘amministrazione nella sola Germania (vedi anche Lufthansa cede a British Airways l’unità britannica Bmi).
Oltre a quanto sopra, si legge sui principali media, è anche probabile che Lufthansa scelga di chiudere il centro uffici di Colonia, controbilanciando tale dimagrimento con la revisione e la modernizzazione della flotta: il quotidiano La Repubblica ricordava in proposito che la società “ha pianificato spese fino a 23 miliardi di euro per acquistare almeno 239 nuovi aerei di linea (cioè circa un terzo del totale della flotta) da Airbus, Boeing ed Embraer di qui al 2025. I nuovi aerei tra l’altro contribuiranno al programma di taglio dei costi per la semplice ragione che il loro consumo medio di carburante è nettamente minore rispetto a quello dei modelli che sostituiranno” (vedi anche Sciopero Lufthansa mette in crisi la compagnia).
Situazione più difficile per la Air Berlin, che taglierà un decimo dei 9 mila posti di lavoro a busta paga.