Renault non sembra temere la crisi del mercato auto, nè la più imponente crisi internazionale, economica e finanziaria. Stando a quanto è emerso dal commento dei dati 2012, e dalle principali previsioni di breve e medio termine, infatti, la compagnia autonomibilistica sembra professare un ottimismo che trova le sue fondamenta in risultati comunque discretamente soddisfacenti, e in qualche spiraglio di ripresa per l’attuale 2013 e, soprattutto, per il 2014.
Insomma, in altri termini, nonostante la grave crisi che ha colpito il settore dell’auto in Europa Renault starebbe reggendo adeguatamente gli urti. I dati del 2012 affermano come l’utile netto sia calato a 1,73 miliardi di euro contro i 2,139 miliardi di euro del 2011, e di come i profitti abbiano beneficiato ancora di una plusvalenza di 924 milioni di euro legata alla cessione delle azioni Volvo, e come la divisione auto ha perso 25 milioni a livello operativo (vedi anche Renault punta all’India: previste centomila vetture all’anno).
Quasi contemporaneamente, il gruppo auto francese ha altresì annunciato di aver concluso un importante accordo con uno dei principali istituti di credito internazionali, Unicredit, finalizzato alla realizzazione di un istituto di credito specializzato nella sola offerta di servizi finanziari nei confronti di clienti e di concessionari dei marchi Renault, Nissan e Infiniti in Russia. Stando a quanto è trapelato nei minuti successivi all’annuncio, la joint-venture bancaria sarà controllata al 60 per cento da Renault-Nissan mentre UniCredit avrà il 40 per cento.La società guidata dal numero 1 Carlos Ghosn, presiedendo a Parigi un incontro con gli stakeholders finalizzato a promuovere i dati dello scorso anno, ha anche annunciato di prevedere di chiudere il 2013 ancora in utile e con un incremento delle vendite rispetto ai 2.55 milioni di veicoli consegnati nel 2012, il 6,3 per cento in meno dell’anno precedente.
In questo modo Renault cerca di porsi dinanzi a clientela e concessionari come controparte sempre più completa ed efficiente, andando altresì a diversificare – in piena crisi del settore – le voci del proprio giro d’affari.