Non ha fine la crisi di Research in Motion, la casa canadese produttrice degli smartphone Blackberry. La società nordamericana deve incassare la decisione del ministro della difesa Usa, che ha scelto di disdire l’accordo in esclusiva con il gruppo telefonico, che tuttavia continuerà una collaborazione sostanziale con l’ente. Un colpo molto duro, che prepara un cattivo terreno per il varo del nuovo telefonino di Rim, prima preannunciato per dicembre, e poi rinviato per il successivo mese di gennaio.
“A lasciare il gruppo canadese è il Pentagono che ha stralciato il contratto in esclusiva con Rim per aprire alla concorrenza per la fornitura di smartphone” – introduceva questo weekend il quotidiano La Repubblica – “L’unico vincolo che avranno i nuovi concorrenti, da Apple a Windows, sarà quello di rispettare i rigidi parametri di sicurezza imposti dal ministero della difesa: i vincitori dell’appalto di si aggiudicheranno un contratto per la fornitura di 260mila apparecchi per un anno”.
Si tratta, in evidenza, di una notevole battuta d’arresto per una società che già la scorsa settimana aveva perso l’appalto con le dogane americane in favore di Apple. “Un addio che segue il progressivo disamoramento delle aziende per il BlackBerry: in estate Bloomberg aveva stilato un lungo rapporto dove indicava i nomi delle società che stavano abbandonando Rim per passare alla concorrenza. Un fenomeno iniziato dopo il lungo blackout sulle rete nell’autunno 2011 e dovuto ai ritardi nel lancio di nuovi prodotti capaci di reggere l’onda d’urto della concorrenza” – rincara l’edizione online del quotidiano.
Non solo: a rischiare un crollo è “anche il muro della sicurezza su cui BlackBerry – anche durante il blackout del 2011 – aveva costruito la propria leadership. Certo, il ministero della difesa americano, ha poi specificato che al momento prosegue la collaborazione con la società canadese e che i dispositivi rim forniti sono molti e sono ancora utilizzati da tutto il personale del Pentagono, ma il governo americano ha voluto aprire il mercato a “diversi produttori” con le stesse “strette esigenze di sicurezza” – conclude.