Se non è un ribaltamento di partita, per lo meno è un accorciamento dello svantaggio. Samsung, infatti, può finalmente vantare una vittoria giudiziaria nella lunga disputa che sta conducendo la compagnia coreana a duellare con la rivale statunitense Apple: la novità, rispetto alle pronunce del tribunale in patria e di quello americano, è che finalmente dei giudici (quelli del tribunale distrettuale di Tokyo) hanno affermato che il gruppo coreano non ha violato i brevetti depositati dalla società di Cupertino per quanto concerne la sincronizzazione dei dati tra cellulare e pc.
“Le richieste avanzate dal querelante sono tutte respinte” – ha affermato Tamotsu Shoji, giudice a capo del collegio di Tokyo, come riportato su un approfondimento de Il Sole 24 Ore al termine di un lungo procedimento avviato ben oltre un anno fa. Apple aveva chiesto un risarcimento di 100 milioni di yen (al cambio attuale, circa 1 milione di euro): spiccoli, rispetto agli oltre 1,05 miliardi di dollari che sette giorni fa un tribunale americano ha comminato – a titolo di sanzione amministrativa – a Samsung, e che verranno presto girati nelle casse della società della mela morsicata (vedi Samsung condannata a maxi risarcimento in favore di Apple).
Ad ogni modo, le pronunce degli ultimi giorni non produrranno certamente una pausa della battaglia tra i due colossi che controllano il 90% del mercato degli smartphone. La pronuncia della corte giapponese – per la quale Samsung ha espresso sosddisfazione – è solamente una tappa in una strada che si preannunca particolarmente deteriorante e nervosa per entrambe le fazioni in lotta. E non è detto che – capitalizzazione record Apple a parte – le novità giudiziarie non abbiano dei risvolti anche sulle quotazioni dei titoli nelle rispettive piazze finanziarie. Nelle ore successive all’annuncio da parte del giudice distrettuale giapponese, infatti, i titoli Samsung sono cresciuti di quasi 2 punti percentuali alla Borsa di Seul.
Qui il nostro speciale Condannate Apple e Samsung.