Quella di Spotify è una delle più importanti Ipo attese per quest’anno ed il fatto che il dossier ad essa relativo sia stato presentato a chi di dovere, sta mettendo in fermento il mercato anche se il tutto è avvenuto senza troppo clamore.
E’ innegabile che Spotify come società sia cresciuta dalla sua fondazione dieci anni or sono e che attualmente sia il servizio di streaming più importante del globo. L’azienda ha confermato che farà il suo esordio al New York Stock Exchange sotto il simbolo di “Spot” attraverso il direct listing, evitando quindi intermediari e sottoscrittori e vendendo azioni esistenti agli investitori per raccogliere un miliardo di dollari. Una via inusuale ma interessante. Con il suo annuncio Spotify ha reso anche possibile venire a conoscenza dei numeri che riguardano la sua crescita.
E si parla di ben 71 milioni iscritti al servizio Premium di Spotify contro i 36 milioni di Apple Music con oltre 159 milioni di utenti attivi mensili solo a dicembre. Buone anche le percentuali riguardanti la crescita degli abbonati, saliti del 46% rispetto al 2016.
Insomma, la valutazione dell’intero gruppo potrebbe superare i 23 miliardi se ci si basa, leggendo il documento, sulle cessioni recenti di titoli in forma privata avvenute tra i 90 e 132,50 dollari. Si legge nel prospetto:
Avevamo cominciato con l’obiettivo di reinventare l’industria musicale e fornire un modo migliore sia agli artisti che ai consumatori per trarre vantaggio dalla trasformazione digitale del settore. [Siamo convinti che] la musica sia universale e che lo streaming rappresenti un modello di accesso più robusto e senza ostacoli sia per i musicisti che per i fan.
A livello tecnico, per la sua Ipo, Spotiy si è affidata a Morgan Stanley, Goldman Sachs e Allen & Co. come consulenti.