Qualche spiraglio di luce raggiunge anche la banca d’affari elvetica Credit Suisse, che nel primo trimestre del 2012 evidenzia un utile netto di 44 milioni di franchi svizzeri. Il risultato mostra un calo del 96% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in quanto Credit Suisse aveva mostrato un utile netto di 1,14 miliardi di franchi svizzeri. Dopo il rosso dell’ultimo trimestre del 2011, gli analisti finanziari si aspettavano una chiusura trimestrale in perdita. Sebbene il profitto sia drasticamente inferiore a quello dello scorso anno, c’è comunque la magra soddisfazione di aver battuto le stime di consensus.
Ail tracollo dell’utile netto dipende da ragioni contabili specifiche. Infatti, a pesare sul risultato netto ci hanno pensato le rettifiche di valore per 1,55 miliardi di franchi delle proprie passività, come richiesto dalle norme Us Gaap. L’utile netto “normalizzato” del primo trimestre del 2012, cioè senza considerare queste norme, sarebbe stato pari a 1,35 miliardi di franchi svizzeri. Il ceo Brady Dougan ha dichiarato che il 2012 è cominciato bene e che si iniziano “a vedere gli effetti delle misure annunciate a metà 2011 per il rinnovamento del modello di business e della struttura di costi”.
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Il direttore finanziario della banca svizzera, David Mathers, ha affermato che nel secondo trimestre 2012 sarà possibile migliorare i conti approfittando delle misure di risparmio e delle iniziative di crescita. Andando a spulciare i dati delle divisioni d’affari, si può notare che l’investment banking, il private banking e l’asset management hanno tutti registrato una chiusura positiva di bilancio.
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Boom dell’investment banking con ricavi a 4,14 miliardi di franchi, cioè più del triplo rispetto agli ultimi tre mesi del 2011. Tuttavia, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno c’è da registrare un calo del 18%. Il ramo d’affari ha chiuso con un utile ante imposte di 993 milioni di franchi. Tuttavia, alla borsa di Zurigo il titolo resta ancora sotto pressione.