Visa, la regina delle carte di credito, sarà quotata a Wall Street. La società lo ha anunciato ieri, sfidando il rallentamento dell’economia e la debolezza dei mercati. E lo farà lanciando un Ipo da record. L’Ipo è l’offerta pubblica iniziale ed è il procedimento con cui una società si quota in borsa. La prima quotazione delle sue azioni avverrà sul mercato primario così da permettere agli investitori di acquistare i suoi titoli nel momento in cui sono emessi per la prima volta.
Non si conosce ancora la data dello sbarco di Visa ma è trapelato che l’obiettivo è la raccolta di 18-19 miliardi di dollari. Se così fosse sarebbe la Ipo più alta mai lanciata negli Stati Uniti. Il precedente record è del 2000 e lo stabilì At&t con dieci milioni di dollari. Il progetto di quotazioni di Visa prevede l’immissione sul mercato di ben 406 milioni di azioni ad un prezzo tra i 37 ed i 42 dollari.
Se il mercato dovesse rispondere fiducioso Visa potrebbe anche incrementare il piatto, immettendo altri 40 milioni di azioni. Visa quindi segue la strada della “collega” Mastercard, sbarcata in borsa due anni fa ricavando 2,4 milioni di dollari. Nel giro di breve tempo le azioni Mastercard hanno raggiunto il valore di 203 dollari, quintuplicando il proprio valore iniziale.
La crisi non sembra spaventare Visa che dopo aver depositato il suo progetto di quotazione alla Sec (Security and Exchange Commission) si è detta forte di una posizione da leader nei pagamenti elettronici, con il 44% del mercato delle carte di credito.
La crisi anzi potrebbe avvantaggiarla: sono in aumento i pagamenti rateali e le eventuali insolvenze non la toccano, dal momento che non ha linee di credito dirette, diversamente da America Express ad esempio.
Va anche considerata però l’altra faccia della medaglia: le società decidono di quotarsi in borsa anche per raccogliere capitali freschi, capitali che potrebbero essere venuti a mancare. Visa è legata alle più grandi banche americane, come Citigroup, Bank of America e Jp Morgan, alcune delle quali non sono passate affatto indenni dalla crisi dei mutui.
Il calo dei consumi in atto, qualora dovesse peggiorar, influirebbe indubbiamente sulla quantità di transazioni, e la mossa di Visa potrebbe essere vista anche in quest’ottica. La scelta della V, il segno della vittoria, per contrassegnare le proprie azioni, potrebbe corrispondere invece all’iniezione di fiducia nei mercati ancora traballanti che un’operazione del genere susciterebbe.
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