Nortel presenta istanza di fallimento. Richiesto il “chapter 11”

La crisi economica colpisce ancora. La Nortel Networks Corp., azienda canadese leader riconosciuto nella fornitura di funzionalità di comunicazione, ha presentato istanza di fallimento. L’azienda, infatti, ieri ha fatto richiesta del cosiddetto “chapter 11“, il regime di amministrazione controllata che le permetterebbe di scongiurare la bancarotta. La richiesta di protezione riguarda il Canada, gli Stati Uniti e anche diverse filiali europee. Difficile la situazione in cui si trova attualmente la Nortel: le vendite sono notevolmente diminuite, soprattutto nelle zone del Nord America, con perdite di oltre 3 miliardi e mezzo di dollari ed il conseguente licenziamento di migliaia di dipendenti.

L’economia del Giappone continua a peggiorare secondo le stime della Banca centrale

 L’economia del Giappone è in grande crisi e tutte le mosse fatte dal Governo e Banca centrale, che ha ulteriormente abbassato i tassi sembrano non aver raccolto i frutti sperati. La Banca del Giappone, infatti, ha ridotto le sue valutazioni per la produzione del paese, dicendo che essa sta diminuendo fortemente e che probabilmente continuerà a farlo. La Banca centrale ha anche dipinto un tetro quadro per le prospettive delle esportazioni, dicendo di aspettarsi che scendano drasticamente per via dell’ulteriore indebolimento delle economie internazionali e per il rafforzamento dello yen. La moneta giapponese infatti sta recuperando terreno, in queste ultime settimane, dopo aver toccato minimi contro il dollaro da 5 anni, e questo aspetto non fa che aumentare i problemi per le imprese esportatrici.

Finmeccanica sale in Borsa dopo aver confermato i target per il 2008 e il 2009

 In una giornata che ha visto una sostanziale debolezza degli indici azionari in Europa, sale in Borsa Finmeccanica, dopo aver toccato i minimi a 9 euro nelle scorse settimane sulla scorta del peggioramento del quadro economico, sopratutto del mercato americano in cui la società ha appena concluso una importante acquisizione. Lo scorso 22 ottobre Finmeccanica, infatti, ha completato l’acquisizione per 5,2 miliardi di dollari del 100% dell’americana Drs, leader mondiale nel settore dell’elettronica per la difesa. Il valore dell’operazione comprende circa 1,6 miliardi di dollari del debito (in parte convertibile) di Drs. L’acquisizione rafforza la presenza di Finmeccanica negli Stati Uniti. Drs dovrebbe fornire al consolidato di gruppo circa 3 miliardi eu di ricavi e 330 mln eu di Ebita nel 2009. Il titolo trae beneficio oltre che dai buoni risultati anche dall’imminente revisione dei “pesi” di alcune blue chip all’interno dell’indice S&P/Mib.  A partire dalla prossima settimana il peso di Finmeccanica salirà dall’1,7% al 2,15%, il 25,4% in più, mentre contemporaneamente scenderà pro quota il peso di Eni, Unicredit e Intesa SanPaolo.

Tassi Usa ai minimi storici, la Fed pronta stasera a tagliarli fino allo 0,5%

 Si attende con trepidazione anche se forse con meno curisosità di quella che meriterebbe, la riunione della Fed di stasera, che è sicuramente destinata ad entrare nella storia, considerando che viene dato per scontato un taglio dei tassi di cinquanta punti, al livello record minimo storico di 0,5%. I Treasury Usa di conseguenza sono in rialzo in Europa, con il rendimento dei titoli a 10 e 30 anni ai minimi storici. Gli investitori guardano infatti al comunicato che sarà rilasciato dopo la riunione della Fed oggi per ottenere dei segnali su una politica non convenzionale. Il presidente della Fed Ben Bernanke ha di recente affermato che la banca centrale potrebbe comprare titoli a lungo termine emessi dal Tesoro Usa o da agenzie sponsorizzate dal governo per ridurre i rendimenti e stimolare la domanda.

Da adesso in poi la politica monetaria, nel tentativo di stimolare l’economia, dovrà basarsi su strumenti non tradizionali, che non rientrano esclusivamente nei cambiamenti dei tassi di interesse,

ha commentato l’ex governatore della Fed Lyle Gramley.

Vola l’euro sul dollaro e si apprezzano anche yen ed oro

 Vola la moneta unica contro il dollaro, che quota vicino ad 1,33, ben sopra la resistenza posta a 1,30. Secondo gli analisti tecnici siamo vicinissimi ormai ad un livello tale per cui un suo eventuale superamento potrebbe portare la moneta unica ad apprezzarsi  fino a 1,4. Mentre anche lo yen è in modesto rialzo oggi sulla piazza asiatica – ma solo contro dollaro – dopo che non tutte le borse della regione sono salite sulla scia di Wall Street, smorzando la propensione al rischio degli investitori e inducendoli a tornare alla relativa sicurezza delle valute a basso rendimento.

Il mercato sarà guidato principalmente dall’aggiustamento di posizioni tipico di fine anno

commenta Yousuke Hosokawa, senior manager della tesoreria di Chuo Mitsui Trust and Banking.

Soffre Enel dopo la decisione di vendere il comparto gas e parte delle energie rinnovabili

 Soffre in Borsa il titolo Enel, che deve incassare l’ennesimo report negativo da parte di una Banca d’affari. Questa volta ci si mettono gli anlisti di Deutsche Bank, che con un taglio del 44% sul prezzo obiettivo, posto ora a 4 Euro, consigliano di vendere i titoli della utility italiana. Sono tanti i motivi che pesano sul pessimo andamento del titolo in queste ultime giornate di Borsa. Inanzitutto ci sono le continue voci ed indiscrezioni a proposito del 25% di Endesa in mano al socio spagnolo Acciona, che vorrebbe avvalersi della possibilità di vendere le azioni ad un prezzo molto più alto di quello attuale, come da contratto statuito in tempi però in cui i mercati avevano ben altre valutazioni. E questo eventuale esborso di circa 10 miliardi di euro, in un momento come quello attuale metterebbe l’azienda italiana in una situazione patrimoniale assai delicata. Poi sono arrivate le voci di un blocco delle tariffe.

La Bce abbassa i tassi ma le borse sembrano quasi non accorgersene

 Se qualche mese fa la Bce avesse operato un taglio dei tassi di 75 basis point, come fatto oggi, molto probabilmente avremmo assistito ad un rialzo monstre delle Borse europee. Oggi, invece, ogni buona notizia sul fronte economico o decisione di politica monetaria da parte delle autorità centrali viene accolta con indifferenza nel migliore dei casi o addirittura in qualche caso in maniera negativa. La difficoltà e la particolarità di questa intricatissima crisi sta forse proprio in questo paradossale fatto. I mercati insomma sembrano ignorare, quando va bene, i dati macro o meglio sembrano analizzare solo e sempre quelli fortemente negativi. Nell’ultima settimana le nuove richieste di sussidio per la disoccupazione in America si sono attestate a 509mila, sotto le attese degli analisti di 540mila ma in linea con la precedente settimana. Le richieste continue salgono a 4,08 milioni di unità dai 3,998 milioni precedenti. Il dato è peggiore rispetto alle attese di 4,03 milioni. Inoltre il passato weekend si è assistito negli Stati Uniti ad un vero e proprio assalto ai negozi per gli acquisti di Natale, mentre le attese erano per un raffreddamento considerevole rispetto allo scorso anno.

Anche il Santander a sorpresa delibera un aumento di capitale

 Ha destato un pò di impressione la decisione del Banco di Santander di varare un maxiaumento di capitale da 7,2 miliardi di euro. Nell’ambito dell’operazione di rafforzamento del capitale verrà emessa al prezzo di 4,5 euro un’azione ogni quattro esistenti pari all’emissione di 1,6 milioni di nuove azioni. L’aumento di capitale è garantito: una nota spiega che agli attuali azionisti spetta un diritto di opzione; inoltre, sia questi ultimi che gli investitori che compreranno i diritti sul mercato possono richiedere di sottoscrivere altre azioni in aggiunta a quelle che gli spetterebbero sulla base dei diritti di cui dispongono. Se le richieste per ulteriori azioni non sono sufficienti a coprire l’aumento di capitale, le azioni restanti potranno infine essere allocate in maniera discrezionale agli investitori. Questa notizia non è affatto piaciuta alla Borsa dove il titolo ha perso ieri quasi il 5% ed oggi è in calo di quasi il 6%.

Per Finmeccanica dopo l’aumento di capitale le prospettive sembrano buone grazie anche alla firma di importanti accordi

 Il governo sta preparando un drastico ridimensionamento delle Forze Armate. Una razionalizzazione che, secondo le indiscrezioni del Sole 24 Ore, porterà al taglio degli organici ed ad un giro di vite sugli investimenti. La voce destinata all’acquisto di nuove armi dovrebbe scendere nel 2009 a 4 miliardi di euro dai 5 miliardi del 2008.  La chiusura di decine di caserme ormai inutili, l’accentramento delle strutture logistiche e lo sfoltimento dei ranghi non rappresentano una minaccia per Finmeccanica, in quanto la holding della Difesa fornisce all’esercito principalmente prodotti di alto valore strategico e non mero materiale di consumo: non vende scarponi o fucili, ma elicotteri, aerei e sistemi per la guerra elettronica. Potenzialmente più preoccupante è invece il progetto del Tesoro di ridurre le risorse per gli investimenti: l’Italia, anche dopo l’acquisizione di Drs e l’espansione internazionale, resta il primo cliente di Finmeccanica con una quota del 29% del giro d’affari. Di conseguenza, le scelte del governo italiano potrebbero penalizzare ulteriormente le quotazioni di Finmeccanica, che nell’ultimo mese ha perso in Borsa il 28% (-48% da inizio anno).

La Bce, come è nel suo stile, è più prudente della Boe e abbassa i tassi dello 0,5% e le Borse soffrono

 Le Borse si interrogano sull’inatteso taglio dell’1,5% ai tassi di interesse di riferimento da parte della Banca d’Inghilterra e reagiscono subito benissimo sperando che possa esserci qualche sorpesa in questo senso anche da parte della Bce. Invece i signori di Francoforte non hanno abbandonato la loro proverbiale prudenza, malgrado la situazione sia ormai quasi ovunque indirizzata verso la recessione, e hanno mantenuto la loro politica dei piccoli passi, con un taglio di 0,50 punti dei tassi, come previsto da tutti gli analisti, portando il tasso di riferimento a 3,25%. La Banca centrale inglese invece, ha lasciato tutti di stucco con un abbassamento molto più forte del previsto, i tassi sono stati portati al 3% dal 4,5%, gli economisti si aspettavano una riduzione dello 0,5% a 4%. I mercati finanziari scommettevano per lo più in un taglio di 75 punti base, mentre in un sondaggio Reuters dello scorso 4 novembre, 45 economisti sui 62 interpellati prevedevano un taglio di 50 pb, 7 vedevano un taglio di 75 pb e 10 lo prevedevano di 100 pb.