Per Global Insight in europa la crisi sarà peggiore e più lunga che in Usa

 Secondo una ricerca del think thank Ihs Global Insight il Vecchio continente ha altissime probabilità di avere una profonda e prolungata frenata nel 2009. L’economia britannica, per esempio, subirà una contrazione dell’1,5%”, dice il report.Nell’Eurozona, invece sarà dello 0,7%”. I mercati più colpiti saranno quelli in cui è più sviluppato il settore immobiliare e delle costruzioni: Spagna, Irlanda e Inghilterra. Quest’ultima, in particolare, dovrà fare i conti con la forte esposizione nel comparto finanziario. A pagare di più, tuttavia, sarà l’Irlanda con un calo del Pil del 3%. Anche Germania e Svezia sono molto vulnerabili, visto che le loro esportazioni sono soprattutto auto e camion. “Due settori dove la domanda globale sta calando pesantemente”, spiega lo studio di Ihs.

Per Bini Smaghi l’euro ora è tornato a livelli competitivi

 L‘euro è sceso a livelli più favorevoli per gli esportatori, a un cambio per il quale non sembra il caso di lamentarsi. Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio Bce, in un’intervista al mensile Espansione che andrà in edicola il 28 novembre e che ha diffuso un’anticipazione dell’intervista. In realtà l’apprezzamento del dollaro e dello yen deriva dal fatto che i mercati stanno chiudendo molte posizioni speculative finanziate in queste due valute, i cui tassi erano più bassi, e così la domanda per queste due valute è aumentata, determinando un loro apprezzamento. Comunque, ora che l’euro è tornato su livelli più favorevoli per gli esportatori, non mi sembra il caso di lamentarsene ha risposto convinto Bini Smaghi alla domanda se la ripresa del dollaro sia legata alla rapidità di decisione politica del ministro del Tesoro Usa. A proposito degli interventi anti crisi nel settore finanziario Bini Smaghi ha spiegato quali sarebbero i vantaggi di un fondo europeo, da lui auspicato.

Lorenzo Bini Smaghi spiega il perchè della politica”prudente”della bce rispetto a quella della fed

 Se la Banca centrale europea e i governi della zona euro replicassero nel Vecchio Continente le politiche monetaria e di bilancio adottate dalla Federal Reserve e dall’amministrazione Usa produrrebbero effetti destabilizzanti per l’economia europea. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce secondo il testo dell’intervento preparato per una lezione presso il Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

Le economie sulle due sponde dell’Atlantico sono in parte diverse e la loro gestione richiede politiche monetarie e di bilancio in parte diverse. Sono più graduali e meno “attiviste” in Europa rispetto agli Stati Uniti

sostiene il banchiere centrale nell’intervento dal titolo ‘Le politiche economiche sulle due sponde dell’Atlantico: (perchè) sono diverse’.

La Bce, come è nel suo stile, è più prudente della Boe e abbassa i tassi dello 0,5% e le Borse soffrono

 Le Borse si interrogano sull’inatteso taglio dell’1,5% ai tassi di interesse di riferimento da parte della Banca d’Inghilterra e reagiscono subito benissimo sperando che possa esserci qualche sorpesa in questo senso anche da parte della Bce. Invece i signori di Francoforte non hanno abbandonato la loro proverbiale prudenza, malgrado la situazione sia ormai quasi ovunque indirizzata verso la recessione, e hanno mantenuto la loro politica dei piccoli passi, con un taglio di 0,50 punti dei tassi, come previsto da tutti gli analisti, portando il tasso di riferimento a 3,25%. La Banca centrale inglese invece, ha lasciato tutti di stucco con un abbassamento molto più forte del previsto, i tassi sono stati portati al 3% dal 4,5%, gli economisti si aspettavano una riduzione dello 0,5% a 4%. I mercati finanziari scommettevano per lo più in un taglio di 75 punti base, mentre in un sondaggio Reuters dello scorso 4 novembre, 45 economisti sui 62 interpellati prevedevano un taglio di 50 pb, 7 vedevano un taglio di 75 pb e 10 lo prevedevano di 100 pb.

L’inflazione è da costi e non da domanda?

La politica monetaria restrittiva consiste in un rialzo del costo del denaro e si attua per contrastare l’inflazione: fenomeno che si verifica quando ci si trova di fronte ad un aumento dei prezzi. Si aumentano i tassi di interesse affinchè si “domandi” meno denaro, ci sia meno moneta in circolazione e i prezzi diminuiscano. Tuttavia l’aumento del costo del denaro da parte della Bce ha avuto opinioni discordanti. Taluni analisti hanno concordato con questa decisione, altri l’hanno giudicata inopportuna, perché a detta di costoro, l’inflazione attuale è da costi: energetici, delle materie prime e agricole (e non inflazione da domanda).

E’ la scelta giusta alzare i tassi d’interesse?

Senza nessuna sorpresa ieri la Bce ha alzato i tassi d’interesse di un quarto di punto. I tassi interbancari, in parole povere quanto costa il denaro alle banche, sono stati portati al 4,25%. Inutili sono stati i proclami di quasi tutti i Governi europei, con in testa la Germania di Angela Merkl, a porre maggiore attenzione alla congiuntura economica e non solo a quello che da sempre viene considerato come dai parruconi del direttivo della banca centrale europea il nemico pubblico uno: l’inflazione.

Ma Trichet ha voluto ribadire la totale indipendenza dell’istituto di Francoforte

L’obiettivo primario è la stabilità dei prezzi, in un momento in cui i rischi di inflazione nel medio termine sono al rialzo.

Certo è che se è vero che l’inflazione corre oltre il 4% è anche vero che questa è determinata sopratutto da fattori esogeni, leggi prezzo della materie prime, e non stupisce che le quotazioni del petrolio abbiano fatto una serie di nuovi record proprio nel giorno del rialzo dei tassi in Eurolandia.

Incubo Stagflazione

Un incubo ormai da tempo aleggia sui mercati finanziari mondiali, colpiti dalla peggiore crisi degli ultimi cinquant’anni. La parola impronunciabile è stagflazione, ossia quella situazione in cui ad alti prezzi (inflazione) fa seguito bassa crescita economica (stagnazione). La Bce, intanto, noncurante di tutto ciò ha già preannunciato un prossimo rialzo dei tassi di interesse.

E’ difficile capire se sia questa la strada giusta, anche se oservando i dati sull’inflazione rilasciati da Eurostat questa mossa sembrerebbe assolutamente necessaria, dal momento che l’inflazione è volata ben oltre il 3%. Ma d’altro canto l’economia reale in tutta Europa sta dimostrando tassi di crescita sempre più preoccupanti.

Trichet prospetta aumento tassi: sale Euribor

Dopo le parole del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che non ha escluso un aumento del costo del denaro dal 4% al 4,25% il prossimo mese per fronteggiare la minaccia dell’inflazione, assisteremo ad un aumento dei tassi di interesse dell’Eurozona. Tali parole infatti si sono già ripercosse su quei tassi Euribor ai quali sono indicizzate le rate dei mutui a tasso variabile. Ciò significa che chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile pagherà un po’ di più ogni mese. Precisiamo che la revisione delle aspettative future sui tassi di interesse europei si è fatto sentire più sulle scadenze lunghe che su quelle brevi: l’Euribor 360 a un mese è stato influenzato soltanto relativamente ed è passato in un giorno dal 4,458% al 4,479 per cento. Il tasso a 3 mesi, è salito d’un colpo dal 4,866% al 4,967%, mentre quello a 6 mesi ha raggiunto la soglia del 5%, precisamente del 5,113% (dal 4,938%).

La stretta monetaria prennunciata in settimana dal presidente Jean Claude Trichet, ha quindi messo in subbuglio i mercati che non si aspettavano un orientamento così aggressivo. Il mercato e l’imprenditoria come hanno accolto tali mosse? Con favore dagli imprenditori italiani come l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne secondo cui la Bce interpreta «giustamente e totalmente» il suo compito e il numero uno di Unicredit, Alessandro Profumo, il quale ritiene che la Bce fa il suo mestiere al meglio.