Fiat continua il ribasso, attesa per la strategia di Marchionne

Continua la discesa del titolo Fiat: Morgan Stanley modifica il precedente 19 portandolo a 17, mentre viene confermata la raccomandazione underweight. Il rapporto prezzi/vendite rispetto ad ottobre è sceso dal 60% al 41%. A Piazza Affari il titolo perde il 2,0% a 14,12 euro.

Complice del calo il settore auto europeo che perde lo 0,64%. Il titolo del gruppo torinese è arrivato fino ad un minimo di 13,98, per poi registrare un recupero a 14,15. La banca d’affari statunitense non è intervenuta solo sulla Fiat ma ha infatti ridotto le stime su tutto il comparto a causa della crescente incertezza economica e dei dati poco brillanti sulle vendite.

Aumentano quindi i timori al Lingotto vista la mancanza di fondi per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese e la sospensione temporanea di quello di Pomigliano. In pericolo quindi la produzione di auto in Italia mentre quella all’estero, soprattutto in Polonia dovrebbe garantire in futuro maggiori risparmi.

Mercati emergenti: la Turchia

Quando parliamo di guardare ad est per investire nei mercati emergenti generalmente focalizziamo l’attenzione su Cina e India, rischiando di dimenticare la Turchia. Nonostante le frequenti tensioni interne, la Borsa di Instanbul è infatti risultata essere alla fine del 2007 il quinto listino mondiale per rendimento. Dalla metà degli anni ’80 l‘ISE (Instanbul Stock Exchange) è l’unica società autorizzata per gli scambi azionari delle 320 compagnie quotate nel listino della borsa turca.

L’indice di riferimento è l’IMKB; negli anni ha avuto un andamento piuttosto oscillante, in correlazione con l’instabilità della politica interna. Il mercato è comunque in forte crescita ed ha materializzato rendimenti ad un anno tra il 50% ed il 60%.

Mai come oggi è ora di puntare sui mercati emergenti e nel comparto Etf gli strumenti relativi a paesi come Brasile, Turchia e India guidano la classifica dei migliori rendimenti. Il 2007 è stato l’anno d’oro degli Etf turchi, anche di quelli quotati nelle borse europee.

Tormentone Yahoo

Continua incessante il tormentone Yahoo-Microsoft e le voci di rifiuti rilanci si rincorrono. Innanzitutto la risposta di Google: il colosso si è sentito ovviamente sfidato e ha chiamato in causa l’antitrust, aspettandosi un suo intervento nel caso la fusione vada in porto. Secondo Google, Microsoft trasferirebbe la logica del monopolio già applicata nei software anche nel mercato di Internet, cosa in contrasto con i principi base della rete. Nonostante i tentativi per impedire l’affare che sicuramente farà Google, gli esperti si sono detti sicuri che invece l’antitrust non avrà nulla da obiettare alla creazione di un secondo polo capace di costituire una vera alternativa per gli utenti e soprattutto per le aziende in cerca di pubblicità.

Nel frattempo il Financial Times ha parlato della possibilità che Yahoo tenti di fare resistenza, nel qual caso sembra che Microsoft avrebbe già pronto il rilancio. Il mercato pubblicitario in rete, con i suoi 40 miliardi di dollari di valore (che potrebbero diventare 80 nel 2010) rappresentano un boccone troppo appetitoso perché Microsoft ci rinunci così facilmente.

I 31 dollari ad azione offerti da Microsoft sono molti meno di quelli già offerti durante i negoziati dello scorso anno, poi bloccati da Terry Semel: a quel tempo si parlava di 43 dollari ad azione. Un eventuale rilancio sarebbe legato alla discesa in campo di ulteriori acquirenti, possibilità per il momento improbabile.

FED: Possibili ulteriori tagli tassi, pessimismo sullo stato dell’economia americana

La Riserva Federale potrebbe tagliare nuovamente i tassi di interesse Usa in presenza di dati economici deboli nei prossimi mesi. Cosi’ il presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker, che ha anche previsto, a suo dire, una lieve recessione, poco profonda e con una ripresa lenta. Secondo Lacker la preminenza di rischi di un calo dell’economia potrebbe giustificare da ultimo un nuovo allentamento dei tassi. Ma e’ proprio l’azione della Fed che dovrebbe fornire all’economia americana quel sostegno necessario per evitare il baratro della recessione. Dal 1987 ad oggi, cioe’ dall’inizio dell’era Greenspan fino a questi anni di reggenza Bernanke la Fed e’ sempre intervenuta ogni volta che c’e’ stata una crisi per evitare il crollo dei mercati. L’obiettivo e’ quello di evitare uno scenario giapponese, dove anni fa si e’ verificato un crollo del valore degli immobili sommato a uno dei titoli azionari che continua a pesare sulle sorti dell’economia.

Mutui subprime e recessione USA: FBI indaga su possibile frode

La crisi dei derivati subprime è scoppiata negli Stati Uniti e si è poi diffusa nelle principali economie del pianeta (nei giorni scorsi, la francese SocGen ha annunciato svalutazioni per 2,3 miliardi di euro nel IV trimestre 2007 legate alla crisi subprime, la svizzera Ubs ha annunciato una maxi perdita aggiornando il buco complessivo generato dai subprime a 18,4 miliardi di dollari). Secondo le stime delle banche d’affari la recessione economica (che durerà almeno per un paio di trimestri del 2008) colpirà gli Stati Uniti. Il timore di una recessione negli Usa che contagi anche l’economia mondiale, affonda ancora le borse. In Asia, Tokyo crolla quasi del 4%, mentre le borse europee perdono tutte oltre l’1%. La congiuntura economica globale preoccupa economisti e capi di Stato. In apertura del 38mo World Economic Forum a Davos, in Svizzera, l’economista Nouriel Rubini ha previsto una grave recessione negli Usa, un rallentamento nei paesi emergenti e un forte rallentamento nei paesi europei. Pessimista anche il finanziere Gorge Soros, secondo il quale le banche centrali hanno perso il controllo della situazione nel momento in cui hanno permesso alle istituzioni finanziarie di mettere in circolazione prodotti sui quali non hanno alcun tipo di controllo.

Vodafone cresce grazie a India e Turchia. Crescita più lenta in Italia

Tutti conoscono il colosso telefonico britannico Vodafone, la compagnia ha chiuso il terzo trimestre con vendite in aumento a 9,2 mld di sterline, con un rialzo del 4,4% su base comparabile, grazie soprattutto alle acquisizioni in India e Turchia avvenute nel 2005 quando Vodafone si aggiudicò la gara per l’acquisizione della Telsim, il secondo operatore di telefonini della Turchia e iniziò strategie anche in India con il 10% in Bharti Tele-Venture. I ricavi aumentano quindi grazie al boom delle vendite sui mercati emergenti di India e Turchia, dove l’incremento è rispettivamente del 50% e del 32%: un successo frutto della strategia dell’amministratore delegato Arun Sarin, che punta a compensare la crescita contenuta sui mercati maturi dell’Europa con un’espansione sui mercati emergenti. I risultati di questo trimestre, secondo quanto ha commentato l’amministratore delegato Pietro Guindani, dimostrano come i clienti utilizzino sempre di più i servizi mobili. Il forte incremento dei volumi di traffico e l’esplosione nell’utilizzo della banda larga mobile testimoniano il successo della strategia di mercato di Vodafone Italia con iniziative commerciali sempre più mirate a incentivare l’utilizzo dei servizi.

Merrill Lynch: perdite a causa dei mutui subprime e grave accusa per frode

Merrill Lynch è uno dei leader mondiali nella gestione patrimoniale, mercati capitali e società di consulenza, con uffici in 40 Paesi. Merrill Lynch offre una vasta gamma di servizi a clienti privati, piccole imprese, istituzioni e società di organizzazione, le sue attività sono divise in due segmenti interconnessi: Global Markets & Investment Banking e Global Wealth Management. Il regno di Thain (nuovo ceo di Merrill Lynch), inizia però con qualche grattacapo lasciato in eredità dal suo predecessore; Merrill Lynch ha nei giorni scorsi seguito Citigroup e annunciando perdite per 16,7 miliardi di dollari per la crisi dei mutui subprime, perdite che hanno portato in rosso per quasi 10 miliardi (9,83) i conti del quarto trimestre; lo stesso periodo dell’anno precedente si era chiuso con un utile di 2,3 miliardi. Le svalutazioni per un totale di 14,6 miliardi di dollari (di cui 9,9 su cdo, le cosiddette collateralized debt obligations, e 3,1 su contratti di copertura assicurativa dei bond) si aggiungono agli 8,4 milioni del trimestre precedente. Il titolo Merrill Lynch ha ceduto fino al 10,24% a Wall Street.Thain ha poi aggiunto di essere preoccupato per il significativo rallentamento dell’economia statunitense anche se i tagli dei tassi di interesse potrebbero mitigare il problema.

Do you Yahoo!

Una mossa attesa da tutti: da almeno tre anni la voce che vedrebbe Microsoft tentare la scalata a Yahoo per contrastare Google rimbalza dai giornali ai blog alle tv. Oggi non si tratta più di rumors però: ieri il gruppo di Bill Gates ha ratificato l’Opa da 45 miliardi di dollari. Nello specifico l’offerta messa sul piatto è il pagamento agli azionisti di 31 dollari in contanti o 0,9509 azioni Microsoft per ogni titolo, pari ad un premo del 62% rispetto alla chiusura di ieri.

L’operazione potrebbe già essere chiusa nel secondo semestre 2008. Proprio qualche giorno fa dopo la diffusione dei conti Microsoft alla UBS investor conference aveva parlato di obiettivi alquanto ambiziosi: il raggiungimento di un market share del 40% nel digital advertising in cinque anni, contro il 6% attuale.

Altre società potrebbero presentare offerte per Yahoo ma quello che conta è che il colosso Google non potrà farlo; in quanto possessore di una quota di mercato decisamente predominante una sua scalata a Yahoo andrebbe contro l’Antitrust. E’ bene ricordarsi che Google detiene il 75% dei clienti nella ricerca mondiale su web, un dato che difficilmente appare contrastabile.

Usa: Pil cresce dello 0,6% e la Fed taglia i tassi

Ieri i listini di New York erano in rosso a metà seduta e sul mercato prevaleva la prudenza in attesa della decisione della Fed. La diffusione del dato sul Pil aveva accresciuto le aspettative verso nuovi tagli dei tassi. Nel quarto trimestre l’economia Usa è cresciuta dello 0,6%. Nel 2007 la crescita del prodotto interno lordo è stata del 2,2%, la peggiore performance in 5 anni. I segnali di rallentamento dell’economia pervenuti fanno pensare che gli Usa stiano attraverdando una fase pre-recessione. I consumi ad esempio sono cresciuti solo del 2%, confermando così che se le aziende riescono comunque a produrre e vendere è solo grazie alle esportazioni, favorite dal cambio, e non certo dal mercato domestico.

Davanti a questo scenario la Fed è nuovamente intervenuta sui tassi, azione attesa dal mercato e che non ha colto di sorpresa nessuno. I Fed Fund sono stati abbassati al 3%, mentre il tasso di sconto è sceso a 3,50%. La decisione è stata presa a larga maggioranza, con un solo voto contrario di Richard Fischer, presidente della Fed di Dallas. La decisione è stata motivata dalla situazione di “considerevole stress” in cui versa l’economia statunitense, nella speranza che l’inflazione nei prossimi mesi sia più moderata.