Las Vegas Sands attende il consenso per i suoi progetti a Singapore: previsto un aumento dei tavoli da gioco

 Las Vegas Sands Corp., il gruppo che possiede una delle più importanti catene di hotel-casinò del mondo di proprietà del miliardario Sheldon Adelson, rimane impegnata nei confronti del suo casinò di Singapore da 4 miliardi di dollari: la compagnia ha anche annunciato che la città-stato asiatica ha approvato la sua proposta per portare più di mille tavoli da gioco. La società di Adelson ha incontrato gli ufficiali governativi di Singapore questa settimana per discutere del completamento del progetto: Las Vegas Sands, che potrebbe aver bisogno di denaro per 16 miliardi di dollari per i suoi progetti in Asia, non dovrebbe però avere problemi con i suoi prestatori locali, le società Oversea-Chinese Banking Corp. e DBS Group Holdings Ltd.

 

Lo stesso Adelson ha rilasciato questa dichiarazione:

Il consenso alla nostra proposta di spesa da parte della Casino Regulatory Authority ci dà la giusta flessibilità per accrescere il totale dei nostri tavoli da gioco da 600 a più di 1.000, al fine di venire incontro alla domanda.

La compagnia statunitense sta ora tentando di reperire i fondi necessari per evitare rischi di insolvenza, di fronte al “ragionevole dubbio” sul fatto che vi siano le capacità economiche giuste. Il reddito di Macau Casino, una delle compagnie possedute da Las Vegas Sands che, tra l’altro fornisce circa due terzi delle vendite totali del gruppo, è sceso nel secondo e nel terzo trimestre per la prima volta dal 2005.

 

Japan Tobacco aumenta le sue stime di crescita per il 2008 ed è pronta a far sbarcare oltreoceano la sua produzione

 La Japan Tobacco Inc., terza azienda al mondo per quanto riguarda la produzione e il libero commercio delle sigarette, ha provveduto a innalzare le sue previsioni di profitto per tutto il 2008 di circa 8,1 punti percentuali. Il reddito netto della società asiatica è infatti previsto in crescita di ben 160 miliardi di yen (circa 1,6 miliardi di dollari) nei dodici mesi che si concluderanno nel prossimo marzo: il dato è davvero interessante e notevole, soprattutto se viene confrontato con le stime di crescita che sono state stilate lo scorso luglio, le quali prevedevano un aumento dei profitti pari a 148 miliardi di yen.

 

L’annuncio del cambiamento di previsioni è stato dato dalla stessa compagnia giapponese in una dichiarazione alla borsa di Tokyo. La Japan Tobacco, che tra l’altro fornisce i suoi prodotti ad importanti aziende come la Camel e la Mild Seven, è inoltre in procinto di espandere la sua produzione oltreoceano, al fine di compensare i cali fatti rilevare nel mercato domestico: in effetti, in Giappone i legislatori considerano le tasse sul tabacco troppo elevate, anche perchè le tariffe delle sigarette sono pian piano scese considerevolmente. Le vendite di tabacco oltreoceano sono poi in una fase di stallo, a causa in particolare del rilevamento da parte dell’azienda britannica Gallaher Group Plc., avvenuto lo scorso anno.

Vendite on line per il periodo natalizio previste in calo, pesano i dati deludenti di Amazon

 Le vendite online cresceranno in Usa per il periodo natalizio del 12%, il tasso di crescita più basso mai registrato, secondo le stime di una rapporto diffuso oggi redatto dall’istituto Forrester Research.
Circa un terzo di coloro che fanno acquisti online — secondo il rapporto — intende spendere meno a novembre e dicembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.”I prezzi inflazionati sui beni di base, i freni al credito e il crescente numero di licenziamenti nelle aziende stanno avanzando pressioni economiche che necessitano di previsioni ammorbidite”, dice il rapporto. I consumatori statunitensi hanno cercato di risparmiare quest’anno in vari settori, nel periodo del credit crunch, della crisi immobiliare e del terremoto finanziario che ha colpito i mercati di tutto il mondo Wall Street tiene sott’occhio le previsioni per la stagione delle vacanze natalizie, che contribuiscono per il 40% al fatturato annuale dei rivenditori, online e non.

Per il mercato delle Auto in USA la crisi peggiora. GM e Chrysler cercano di sopravvivere con un taglio dei costi

 Della possibilità di una fusione tra General Motors e Chrysler questo blog si era già occupato il 12 ottobre. Se però prima erano solo ipotesi, adesso sembrano mancare solo gli ultimi dettagli di quello che da molti analisti è stato definito come l’ultimo, disperato tentativo di restare a galla da parte dei due produttori di Detroit. Intanto Nissan e Hyunday hanno deciso per altri tagli di produzione in modo da limitare i danni derivanti dal crollo delle vendite negli USA. Il mercato statunitense delle auto sembra infatti destinato ad arretrare ai livelli di 25 anni fa sull’onda del calo dei consumi e delle difficoltà del settore finanziario che eroga prestiti con più difficoltà. Per quanto riguarda l’Italia è utile sottolineare il fatto che il ministro Scajola ha iniziato ieri ha parlare di sussidi al settore dell’auto per limitare i danni derivanti dai cali di vendite. Il 23 ottobre Fiat presenterà la propria trimestrale e c’è grande attesa per capire se verranno rispettate le stime fornite nei mesi scorsi.

La recessione a livello mondiale è quasi certa secondo le previsioni dei gestori dei fondi

 All’inizio di ottobre il pessimismo degli investitori è aumentato ulteriormente, portando i gestori fondi a prevedere una recessione a livello mondiale. E’ questo il risultato del sondaggio mensile di Merrill Lynch presso i fund manager, che indica come i gestori preferiscano il contante agli impieghi alternativi. L’indagine, effettuata prima delle ultime misure di salvataggio dei governi, mostra una decisa riluttanza degli investitori a detenere azioni, anche se sono considerate a buon mercato. Gary Baker — capo di Merrill della strategia sull’equity per Europa, Medio Oriente e Africa — ha sottolineato come il sondaggio sia il più pessimistico nei dieci anni di storia del report.

Non c’è discussione. E’ incredibilmente negativo.Tutti sono ribassisti sullo scenario macro

Economia USA: mercato immobiliare, consumi e investimenti arrancano. La crisi non è solo finanziaria

 Come anticipato lunedì, questa settimana è servita a fare il punto sulla stato dell’economia statunitense. Come vedremo le cose non stanno andando bene e questo preoccupa per due motivi: da una parte si iniziano ad intravedere gli effetti negativi della crisi finanziaria sulla economia reale, dall’altro i dati pubblicati non lasciano molte speranze proprio per la risoluzione della crisi stessa. Siamo di fronte ad un cane che si morde la coda: il mercato immobiliare ha dato avvio alla crisi finanziaria (mutui subprime) e la crisi stessa compare tra le cause della attuale debolezza del mercato immobiliare e dei consumi.

Un mercato finanziario in preda al caos come quello attuale non è infatti in grado di mettere risorse là dove sarebbe più proficuo, ma si lascia dominare da paure irrazionali portando i tassi di interesse a livelli più alti di quello che sarebbe opportuno rendendo eccessivamente onerosi i prestiti di denaro. Il risultato è un PIL in rallentamento e un crollo della fiducia per il futuro.

Caro prezzi: un settembre bollente tra cartoleria, telefonia, bollette e caro petrolio

 Dopo un estate calda arriva un settembre bollente con nuovi aumenti, dai libri e cartoleria, si passa ai telefonini ,bollette del gas, luce e rifiuti per non dimenticarci Rc Auto ed i mutui bancari, il caro prezzo della benzina. Gli aumenti stimati dalle associazioni dei consumatori sono di circa 600 euro: riscaldamento 170-180 euro, luce e gas 100 euro, gli alimentari 120 euro, Rc auto 45 euro, libri di testo 70/80 euro in più. Le aperture delle scuole porteranno degli aumenti stimati : il diario è aumentato infatti del 5% nei supermercati (a 12 euro) e del 7% nelle cartolerie (a 14,50 euro), mentre quello di uno zaino di marca è cresciuto del 4% nei supermercati (a 52 euro) e dell’8% nelle cartolibrerie (a 62 euro). Stesso incremento invece per i quaderni (+4%) con un prezzo di circa 2 euro, mentre per gli astucci vuoti ci sono aumenti del 6% nei supermercati (a 9,90 euro) e del 9% nelle cartolerie (a 11,50 euro).

Mercato auto agosto 2008 -26,4%

Fiat salva la faccia al mercato dell’auto, il marchio italiano si difende a colpi di vendite e di immatricolazioni e senza nessun timore della recessione economica non frena il suo crescere dal 1996.

Mentre il mercato delle auto affonda, seminando panico tra gli analisti ed i consulenti finanziari, Fiat Group Automobiles, grazie alla sua forte campagna di promozione tra prezzo e qualità e nuove vetture come la cinquecento riesce ad immatricolare 25.500 vetture ottenendo una quota del 33,1 per cento. Le immatricolazioni totali hanno registrato un calo del 26,42% a 77.156 unità contro 104.857 dell’anno 2007. I dati del ministero dei Trasporti comunicano che nei primi otto mesi le auto immatricolate sono state 1.531.598, in calo del 12,4% rispetto allo stesso periodo del 2007. Nel mese di agosto i passaggi di proprietà delle auto sono stati di 238.695 unità, con un negativo del 15,10% rispetto al 2007, furono registrati 281.137 trasferimenti di proprietà. Fermo restando che i guadagni maggiori sono stati per i titoli dell’auto (Stoxx del settore + 1,7%), quelli che dall’inizio dell’anno più hanno sofferto il rincaro energetico.

Pil USA: crescita oltre le attese, ma attenzione a consumi e mercato del lavoro

 Sono stati pubblicati nel pomeriggio di ieri i numeri sul PIL statunitense. Le aspettative erano per una velocità di crescita annualizzata dell’ 1,9%, ma i dati sui primi sei mesi si sono attestati al 3,3%. Il dato quindi ha stupito positivamente gli economisti, ma serve cautela nell’interpretarlo. Sono molti infatti gli aspetti che potrebbero frenare l’ottimismo portato da questa crescita sopra le attese. A trainare l’economia degli Stati Uniti in questo semestre sono state le esportazioni in forte crescita, le quali hanno contribuito alla salita del PIL come non accadeva da quasi trenta anni (+3,1%). Le esportazioni tuttavia hanno beneficiato da una parte di un dollaro decisamente debole rispetto alle altre valute e dall’altra di economie importatrici (Europa e Giappone in primis) che non avevano ancora subito tutti gli effetti della crisi. Non è quindi scontato che nel secondo semestre la bilancia commerciale (export – import) possa continuare a migliorare visto il recente recupero del dollaro e i dati sulla crescita di Giappone e Europa.