La Spagna è sempre più nel mirino delle agenzie di rating, che negli ultimi giorni hanno tagliato a più riprese il giudizio sul debito sovrano di lungo periodo del paese e del settore bancario. Quest’ultimo dovrà presto essere ricapitalizzato con un aiuto complessivo da parte dell’Europa, che potrebbe addirittura raggiungere i 100 miliardi di euro. Intanto, Moody’s ha deciso di tagliare il rating sovrano sulla Spagna a Baa3 da A3, confermando l’outlook negativo. Ciò vuol dire che nei prossimi trimestri potrebbero esserci nuovi tagli sul giudizio del merito di credito.
Economia
Come creare un portfolio anti-crisi se salta l’euro
La zona euro è probabilmente ad un bivio. La crisi bancaria in Spagna, le elezioni in Grecia, la recessione e l’effetto-contagio sembrano essere i fattori in grado di mettere definitivamente in ginocchio la farraginosa struttura dell’unione monetaria europea. Alla Spagna è stato promesso un aiuto fino a 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche. Tuttavia, il debito pubblico di Madrid – che a fine 2010 era al 61,2% del pil – dovrebbe attestarsi al 90-95% del pil entro fine anno.
Fitch taglia rating 18 banche spagnole
Pochi giorni fa l’agenzia di rating Fitch aveva tagliato il giudizio sul merito di credito della Spagna, portandolo a BBB da A con outlook negativo. Ciò vuol dire che ora il rating di lungo periodo del paese iberico è appena due gradini sopra il livello di speculative grade, che significherebbe far precipitare il giudizio sui titoli di stato al livello “junk” (spazzatura). Due giorni fa la stessa agenzia di rating aveva abbassato il rating anche sui due colossi bancari spagnoli Banco Santander e BBVA (Banco Bilbao Vizcaya Argentaria) a BBB+ da A. Ora Fitch ha deciso di procedere con il downgrade di altre 18 banche.
Italia non avrà bisogno di aiuti finanziari secondo Fitch
Dopo la richiesta di aiuti finanziari della Spagna all’UE per ricapitalizzare le banche, la speculazione internazionale ha cambiato velocemente obiettivo spostando la propria attenzione su quella che al momento appare come la prossima probabile vittima della crisi dei debiti sovrani, cioè l’Italia. In realtà, Madrid resta ancora sotto pressione con il rendimento del decennale salito oggi al 6,7% ma la tensione non si placa nemmeno sui Btp, visto che il rendimento del titolo decennale italiano è balzato fino al 6,2%.
Spagna chiederà gli aiuti all’Europa
Il governo Rajoy getta la spugna e accetta di farsi aiutare dall’Europa nel processo di risanamento del proprio settore bancario. Le banche sono da tempo la spina nel fianco del governo spagnolo, impegnato già nella difficile sfida di rientro del debito e del deficit di bilancio entro i parametri fissati dal fiscal compact europeo. Alla fine la Spagna chiederà gli aiuti finanziari all’Europa nella prossima riunione dell’Ecofin e dell’Eurogruppo, in programma il 21 e 22 giugno in Lussemburgo. I ministri finanziari europei hanno dichiarato che sono pronti fino a 100 miliardi di euro per salvare il settore bancario spagnolo.
Rating Spagna tagliato da Fitch a BBB
L’agenzia di rating Fitch ha deciso di tagliare il rating della Spagna di ben tre notch a BBB da A. L’outlook per i prossimi trimestri resta negativo. La notizia del downgrade sulla Spagna arriva proprio nel giorno in cui le tensioni sullo spread spagnolo si erano nettamente allentate, tanto che il differenziale tra il Bonos decennale e il pari scadenza tedesco aveva chiuso sotto 470 punti base mentre qualche giorno fa aveva sfondato area 540. Secondo Fitch il declassamento riflette i probabili costi che dovrà presto affrontare il governo per ristrutturare e ricapitalizzare le banche.
FED pronta ad agire se la crisi dell’euro peggiorerà secondo Bernanke
L’attesa audizione di Ben Bernanke al Congresso USA sulle prospettive per l’economia americana ha messo in luce tutte le difficoltà attuali dell’economia mondiale e il rallentamento in corso negli Stati Uniti. Secondo il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, la banca centrale americana è pronta a intervenire nel caso in cui la crisi europea dovesse peggiorare procurando indirettamente un danno anche alla locomotiva economica statunitense. In una testimonianza di fronte alla commissione economia congiunta del Congresso USA, Bernanke è convinto che i rischi per l’economia americana arrivano dal vecchio continente.
Sfidare la tripla A tedesca per risolvere la crisi dell’euro secondo MB Securities
Il team degli analisti finanziari di Mediobanca Securities, London branch, capitanati da Antonio Guglielmi, ha effettuato un interessante studio sul settore del credito europeo, occupandosi anche del rischio euro e della paradossale situazione dei tassi tedeschi ai minimi storici. Secondo MB Securities, la Grecia non tornerà alla dracma in quanto le elezioni del 17 giugno porteranno alla ribalta una coalizione di governo favorevole all’euro. Al momento il mercato sembra aver delineato due soluzioni estreme: o salta l’euro o si fa l’unione politica. Quindi, nessuna via di mezzo, in quanto si ritiene che in questo modo l’euro non avrà comunque vita lunga.
Tassi di interesse BCE all’1% a giugno 2012
La Banca Centrale Europea ha mantenuto il livello dei tassi di interesse invariato all’1%, in linea con le attese degli analisti finanziari. Secondo quanto affermato dal governatore della BCE, Mario Draghi, la decisione non è stata presa all’unanimità, in quanto c’erano alcuni membri del board dell’Eurotower che richiedevano sin dalla riunione odierna una riduzione del tasso di un quarto di punto. In effetti, alcuni analisti finanziari avevano stimato una riduzione dei tassi allo 0,75% già da oggi, considerando le recenti turbolenze nell’area euro e la scarsa crescita economica.
Titoli di stato europei ad alto rischio nel 2012
La crisi dei debiti sovrani europei continua ad infuriare pericolosamente sui mercati finanziari, facendo preoccupare non poco gli investitori di tutto il mondo. In Cina hanno liquidato da tempo le posizioni sul debito europeo (tenendo solo un pò di titoli tedeschi e francesi), molti fondi sovrani esteri e fondi di investimento americani hanno fatto lo stesso da tempo. Così, l’Europa si aggrappa su se stessa e sulla speranza che la BCE metta in campo risorse tali da sostenere i titoli di stato dei paesi in difficoltà facendo così scendere i rendimenti attualmente su livelli quasi insostenibili.
Decreto sviluppo per le imprese
Il governo sta varando una serie di norme che andranno a confluire nel decreto sviluppo, da alcuni ribattezzando “minibond” a causa della principale innovazione in esso contenuta (e relativa, per le imprese di piccole o medie dimensioni, alla possibilità di emettere nuovi titoli di debito a condizioni – anche fiscali – particolarmente convenienti).
Ad ogni modo, parte fondamentale di questo decreto, che potrà impattare anche sul mondo societario e finanziario in maniera rilevante, è quella di incentivare la realizzazione delle infrastrutture. Una novità che ha già allertato le imprese operanti nel settore, e che potrebbe costituire una gradevole ventata di positività per tutti gli operatori del comparto. Le infrastrutture da realizzare saranno avviate in maniera graduale, con una seconda e importante tranche appena verranno rese disponibili risorse maggiori, anche provenienti dalla tanto attesa spending review.
Petrolio WTI ai minimi da ottobre 2011
Non si placa la tensione sui prezzi del petrolio che, dopo aver registrato pesanti vendite nel mese di maggio, anche a giugno sembra poter restare saldamente in una spirale ribassista di medio periodo. Il petrolio WTI, riferimento per il mercato americano, ha sfiorato oggi 81$ al barile scendendo sui minimi da ottobre 2011. Intanto, venerdì il petrolio Brent – riferimento europeo del Mare del Nord – ha perforato la soglia di 100$ al barile chiudendo sotto 98,5$ al barile. Messe da parte le tensioni geopolitiche legate alle sanzioni all’Iran, al momento non ci sono segnali in grado di ribaltare la tendenza ribassista in atto.
Titoli di stato europei a rischio nullo nel 2012
La corsa all’acquisto dei Bund tedeschi riflette un sentiment particolarmente incerto sui mercati finanziari. Gli investitori mondiali, non solo europei, stanno riversando enormi flussi di denaro nei titoli di stato che vengono considerati sicuri e senza rischio. Qualche anno fa era impossibile pensare ai titoli di stato di paesi sviluppati come asset rischiosi o addirittura a rischio default, anche se storicamente esistono numerosi casi di improvviso aumento del rischio-paese anche per gli stati sovrani percepiti come free-risk. Paesi come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia alcuni anni fa avevano tutti rating invidiabili, mentre oggi sono praticamente tutti sull’orlo del precipizio.
S&P voleva destabilizzare l’Italia secondo Procura di Trani
La Procura di Trani ha chiuso la prima tranche di indagini relativi al ruolo svolto dall’agenzia di rating Standard & Poor’s durante la fase di turbolenze sui mercati finanziari da maggio 2011 a gennaio 2012 con il focus chiaramente rivolto sull’Italia, che ha poi raggiunto il picco della crisi sul finire di novembre 2001 quando lo spread tra il Btp e il Bund schizzò clamorosamente a 575 punti base, ai massimi di sempre, scuotendo il paese sia dal punto di vista finanziario che politico (l’aggravarsi della crisi portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi e all’arrivo del nuovo esecutivo tecnico guidato da Mario Monti).