Dada approva i risultati finanziari del 2011

 Tra i tanti bilanci del 2011 che sono stati approvati in questi ultimi giorni, merita sicuramente un cenno quello di Dada, la società per azioni fiorentina che è celebre per i suoi servizi di registrazione sul web: in effetti, la compagnia è stata protagonista di un 2011 in cui il portafoglio di attività finanziarie è stato sostanzialmente razionalizzato, grazie soprattutto a una operazione specifica, vale a dire la vendita del segmento Dada.net. In quest’ultimo caso si è cercato, in particolare, di focalizzare l’attenzione sui servizi maggiormente professionali. Il gruppo toscano beneficia quindi di un nuovo assetto industriale e dal punto di vista organizzativo, tanto che il suo indebitamento finanziario consolidato si è già ridotto in misura piuttosto considerevole.

eBay batte le previsioni con super utili

 Stando a quanto affermato dalla stessa compagnia titolare del portale d’aste online più importante del mondo, grazie alla vendita di Skype e dell’incremento del business della divisione di pagamenti elettronici Paypal, gli utili di eBay hanno toccato quota 60 centesimi per azione, contro una media delle previsioni degli analisti pari a 57 centesimi: risultati che hanno permesso alla società di superare le stime, e di avviare il 2012 con il giusto passo. 

Per quanto concerne l’ultimo trimestre del 2011, la società ha invece affermato di aver riportato profitti netti pari a 1,98 miliardi di dollari, ovvero 1,51 dollari per azione, contro i 559 milioni di euro, o 42 centesimi per azione, che eBay aveva conseguito nello stesso periodo dello scorso anno. Escludendo le voci straordinarie, l’utile è stato pari a 789 milioni di dollari, pari a 60 centesimi per azione, con un business cresciuto del 35% a 3,38 miliardi di euro, contro previsioni di 3,32 miliardi di dollari.

Google Tv accoglie LG e Samsung Electronics

 Lg Electronics, Samsung e MediaTek Incorporated sono le tre compagnie attive in campo elettronico che andranno a raggiungere Google in una coalizione piuttosto ambiziosa: l’intento è quello di cominciare a svelare nuovi prodotti relativi ad internet e alla televisione nel corso del Consumer Electronics Show che si terrà la prossima settimana a Las Vegas. Google Tv, introdotta in ambito commerciale da poco meno di due anni, può beneficiare del supporto anche del Marvell Technology Group e di Sony Corporation, ragione per la quale si può parlare di un vero e proprio colosso per quel che riguarda tale settore. Che mercato avranno questi nuovi prodotti?

Yahoo potrebbe ridurre la propria partecipazione in Alibaba

 I fari tornano ad accendersi in tutta la loro potenza su Yahoo: la celebre compagnia di Sunnyvale sta infatti considerando con la massima attenzione di ridimensionare la propria partecipazione in Alibaba Group dal 40 al 15%, come è emerso dalle ultime indiscrezioni. Il board americano ha infatti previsto per la giornata odierna un meeting in cui verrà discussa proprio questa specifica transazione, con l’accordo che valuta gli assets asiatici circa quattordici dollari per ogni singolo titolo azionario, vale a dire oltre 17 miliardi di dollari. Tra l’altro, la stessa Yahoo potrebbe anche vendere la sua intera quota che attualmente è detenuta nella divisione giapponese.

Twitter e Gilt si oppongono ai nuovi limiti della Sec

 Twitter e Gilt Groupe sono le due principali startup del web di una lunga lista che stanno facendo pressione sul Congresso americano per far passare una legislazione relativa alle regole finanziarie di queste stesse compagnie: come hanno spiegato i due ad delle società, Dick Costolo e Kevin Ryan, la loro opposizione ai nuovi limiti imposti dalla Sec (Securities and Exchange Commission) sarà fortissima, visto che viene di fatto imposto a chi beneficia di oltre cinquecento azionisti di rivelare tutti i dati economici dell’azienda. Il gruppo in questione è convinto che questo numero sia restrittivo e che limiti di fatto la creazione di posti di lavoro in territorio americano, una presa di posizione che emerge chiaramente dalla lettera delle startup al Congresso stesso.

Facebook, la valutazione sale a cento miliardi di dollari

 Facebook Incorporated sta considerando in maniera piuttosto seria di aumentare di altri dieci miliardi di dollari la sua offerta pubblica iniziale: la valutazione del maggior social network al mondo salirebbe quindi a cento miliardi complessivi, una cifra davvero imponente. L’ipo in questione dovrebbe essere completata entro la fine di quest’anno, come è emerso da alcune indiscrezioni, anche se una tempistica esatta in tal senso non è ancora stata determinata con precisione. I cento miliardi in questione rappresentano una cifra doppia rispetto a quella preventivata a gennaio, quando la compagnia annunciò ufficialmente l’investimento di 1,5 miliardi di dollari da parte di Goldman Sachs.

Adobe Systems, nuovi licenziamenti per affrontare la concorrenza

 La Adobe Systems Incorporated, software house americana molto nota a livello mondiale per i suoi prodotti informatici, ha subito il peggior calo degli ultimi tredici mesi dopo aver annunciato il proprio piano di riduzione del personale: si tratta, nel dettaglio, di un taglio di ben 750 posti di lavoro, una mossa che dovrebbe essere volta a riassestare gli investimenti nel proprio settore. I licenziamenti in questione, i quali saranno attuati soprattutto nell’America settentrionale e nel continente europeo, verranno a costare tra gli 87 e i 94 milioni di dollari, come specificato dalla stessa compagnia di San Josè. Il reddito netto, quindi, potrebbe giungere fino a trentotto centesimi per azione, anche se le previsioni avevano parlato espressamente di un range compreso tra i quarantuno e i cinquanta centesimi.

Alibaba e Softbank tentano l’assalto a Yahoo

 Alibaba Group Holding e Softbank Corporation sono in trattative con alcuni fondi di private equity per perfezionare l’offerta nei confronti di Yahoo, in quella che ormai è una “telenovela” lunghissima: l’intenzione delle due compagnie è quella di assicurarsi le partecipazioni in possesso del colosso di Sunnyvale, ma la loro impazienza è giunta ormai a livelli altissimi, visto che non si riesce a districarsi da questa matassa così complicata. La strategia congiunta è dunque ben precisa, si tenta di collaborare in maniera più stretta possibile con quei partner che ancora non hanno siglato delle intese col motore di ricerca statunitense, in modo da dar vita a un’offerta sostanziosa e irrinunciabile.

Groupon: l’Ipo servirà per ricercare denaro cash

 Groupon Incorporated, sito web celebre per le sue offerte e i suoi sconti su ristoranti e viaggi, ha deciso di avviare la propria offerta pubblica iniziale, ma tale scelta viene ora letta più come una necessità; in effetti, questa stessa compagnia è alla disperata ricerca di denaro cash per mantenere intatta la propria crescita e per raggiungere il numero di azionisti necessari. Nel dettaglio, Groupon sta tentando di raggranellare fino a 540 milioni di dollari, denaro che verrebbe utilizzato per almeno un anno, anche se il bisogno di liquidità è stato seccamente smentito dai vertici aziendali. Tra l’altro, i costi del marketing sono cresciuti di ben trentasette punti percentuali nel corso dell’ultimo trimestre, quindi bisogna tenere conto anche di questo fattore.

Occupytheurl, gli indignati americani finiscono sul web

 Gli “indignados” di tutto il mondo posso riempire non solo le piazze reali per far valere i loro diritti, ma anche quelle presenti sul web: l’intento di Occupytheurl.com è sostanzialmente quello di aumentare le dimensioni del fenomeno, sfruttando al massimo al web e la sua capacità di fare presa tra la gente, soprattutto tra i più giovani. Il sito in questione, infatti, è composto di una sola pagina e si può inserire l’url in un apposito riquadro per entrare a far parte della già vasta comunità. Come è noto, Occupy Wall Street è forse la protesta più nota e meglio organizzata da questo punto di vista, ma anche altre città americane sono interessate dalle stesse contestazioni e questo mezzo elettronico vuole rappresentare un ideale sostegno.

Google vuole finanziare la sopravvivenza di Yahoo

 Non poteva che inserirsi anche un colosso come Google nell’affaire che potrebbe dar vita all’acquisizione di Yahoo Incorporated: la compagnia di Sunnyvale tentenna ancora nel valutare tutte le offerte che le sono pervenute, dunque ora tocca a Mountain View tentare di finanziare in maniera adeguata l’intera operazione per avere la meglio sugli altri concorrenti. Come trapela dalle principali indiscrezioni, comunque, la stessa società informatica non dovrebbe optare per un’offerta vera e propria come avvenuto con Microsoft, ma comunque le trattative sono piuttosto serrate da questo punto di vista.

Yang a sorpresa: Yahoo potrebbe non essere ceduta

 Le ultime notizie relative alla possibile acquisizione di Yahoo fanno venire subito in mente il titolo di una celebre commedia di Shakespeare, “Molto rumore per nulla”: non si può pensare altrimenti dopo le innumerevoli offerte di compagnie multinazionali, ma soprattutto dopo la precisazione di ieri di Jerry Yang, cofondatore della società americana, il quale ha spiegato come la vendita potrebbe anche non essere necessaria. Le opzioni strategiche che il colosso di Sunnyvale sta percorrendo sono diverse, l’intento principale non è quindi necessariamente quello di una cessione, ma di venire incontro agli azionisti e di realizzare il maggior valore possibile.

Alibaba Group punta all’acquisizione di Yahoo

 Come cambiano i tempi: appena sei anni fa Yahoo pagava più di un miliardo di dollari per divenire il maggior investitore di Alibaba Group Holding, società informatica cinese: ora, lo stesso gruppo dell’ex Impero Celeste è pronto ad assestare un rilevamento nei confronti del colosso di Sunnyvale. L’ad della stessa Alibaba, Jack Ma, ne è convinto, l’interesse rimane altissimo e sono state superate tutte le questioni politiche e quelle finanziarie. C’è da precisare anzitutto che Yahoo ha appena licenziato il proprio ceo Carol Bartz e che detiene una quota del 40% del gruppo asiatico; l’ascesa di quest’ultimo è stata favorita sicuramente dalla progressiva scalata di potere di Ma fino ai vertici della compagnia che lui stesso ha fondato dodici anni fa.

Linkedin, dopo l’Ipo già cominciano le prime difficoltà

 Ricordate l’offerta pubblica iniziale che ha coinvolto Linkedin Corporation e Wall Street? Ebbene, quella vicenda finanziaria è tornata d’attualità a causa delle difficoltà ultimamente vissute dalla compagnia americana: il celebre social network professionale ha infatti sofferto una perdita inusuale di sostegno da parte delle proprie società azionarie di riferimento. È proprio per questo motivo che Morgan Stanley ha provveduto a tagliare il rating in questione. Il precedente e unico record di una società americana quotata e poi successivamente declassata dagli stessi gestori dell’Ipo era stata TeleNav Incorporated, attiva nel campo informatico della telefonia mobile.