Il vertice UE di Bruxelles, tenutosi lo scorso 28-29 giugno, è un evento in grado di creare i presupposti per forti riallocazioni nei portfolios dei grandi investitori istituzionali, ma anche dei piccoli risparmiatori retail. L’accordo raggiunto per mettere al sicuro l’euro e i paesi maggiormente in difficoltà potrebbe spingere molti investitori a considerare nuovamente appetibile l’investimento in titoli più rischiosi, in particolar modo l’equity. Negli ultimi 15 mesi, però, l’invesstimento in azioni italiane non ha di certo premiato, anzi è stato tra i peggiori a livello mondiale.
Investimenti
Come investire dopo summit UE fine giugno 2012
Giovedì e venerdì scorso i leader dell’Eurogruppo hanno raggiunto un accordo per il salvataggio dell’euro, attraverso una serie di misure tra le quali spicca senza dubbio lo scudo anti-spread. Da ieri, però, un paio di paesi dell’UE-17 (Finlandia e Olanda) hanno fatto sapere di non essere d’accordo sulle modalità operative dello scudo in quanto viene utilizzato il fondo ESM per acquistare i titoli pubblici dei paesi in difficoltà ogni volta che viene raggiunta una determinata soglia critica dello spread. Banche d’affari e agenzie di rating sembrano essere d’accordo sul fatto che sono stati fatti passi in avanti, ma restano delle perplessità.
Crisi M&A in Italia nel 2012
La crisi del debito sovrano, il crollo dei rating, la scarsa fiducia degli investitori stranieri e la recessione economica sono tra i principali fattori di negatività che hanno contribuito a far toccare il fondo al mercato italiano dei merger and acquisition (M&A), ovvero delle fusioni e acquisizioni. Il primo timestre dell’anno aveva già scattato una fotografia piuttosto nitida dello stato di salute dei M&A. Il trend è stato ampiamente confermato dal secondo trimestre, che porta così il bottino complessivo dei primi sei mesi dell’anno a 5,2 miliardi di euro.
Quali titoli di stato scegliere per investire
Solo pochi anni fa i titoli di stato emessi da economie “mature” erano considerati free risk, cioè senza rischio. La nuova struttura dei mercati finanziari, l’interconnesione tra i vari asset di investimento, la scarsa vigilanza delle autorità competenti e le innovazioni finanziarie hanno creato il presupposto per un forte incremento della volatilità media che nel 2008 è sfociata con la più grave crisi finanziaria dagli anni Trenta. Dopo aver tamponato la crisi immittendo migliaia di miliardi di dollari nel sistema, banche centrali e governi si sono accollati l’onere del debito di aziende, banche e società finanziarie.
Quale conto deposito scegliere
Il conto deposito permette al risparmiatore di ottenere una remunerazione per la propria liquidità sia attraverso vincoli di investimento che senza alcun vincolo. La soluzione base è rappresentata dai conti deposito non vincolati, definiti anche come depositi a risparmio libero sui quali viene pagato un interesse. Si tratta di conti con importanti differenze rispetto ai tradizionali conti correnti, in quanto nella maggior parte dei casi viene offerta solo la possibilità di prelevare o versare denaro. L’apertura di questi conti è possibile solo se si possiede già un conto corrente ordinario di appoggio.
Cdp vuole raccogliere capitali dai fondi sovrani
Il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, ha evidenziato che il trend dei flussi di denaro vede l’Italia ai margini e lontana dalle mire dei ricchi fondi sovrani, che sono a caccia di investimenti nel vecchio continente. Bassanini ha ammesso che per l’Italia questo trend non è assolutamente una buona notizia, ma Cdp sta lavorando per cambiare la tendenza. Bassanini ci tiene a rilevare che Cdp ha buoni rapporti con tutti e che è pronta a lavorare “in sinergia con chi vuole investire, che si tratti di fondi sovrani o di aziende”.
Rendimento CTZ a 4,712% nell’asta del 26 Giugno 2012
Nella giornata di oggi, come abbiamo potuto sapere dall’articolo di presentazione di ieri, era in programma un’asta obbligazionaria per i titoli di Stato CTZ. I
Speculazione sui Btp
Secondo quanto affermato dal direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, “sui mercati dei titoli di Stato sono presenti anche flussi di carattere speculativo”. Intervenuto a margine della presentazione del rapporto sull’economia del Veneto a Venezia, secondo il direttore di Bankitalia vi sarebbero stata una vera e propria “fuga verso la stabilità” in direzione dei Bund tedeschi.
Da “oltre un decennio l’economia del Paese segna il passo, sia in prospettiva storica, sia rispetto ai principali Paesi europei” – ha dichiarato Saccomanni, soffermandosi soprattutto sui danni prodotti dalla recessione del 2008 – 2009, che ha “pesantemente colpito l’economia nazionale”. “La debole ripresa del 2010 e di parte del 2011” – ha poi aggiunto – ha fatto segnare “solo un modesto recupero, in parte vanificato dall’arretramento seguito alle tensioni sui mercati del debito sovrano ancora in atto”.
Bund tedeschi rischiosi secondo Pimco
I titoli di stato tedeschi sono considerati da tempo dei porti sicuri in questa fase di turbolenza nella zona euro. D’altronde, la Germania vale per i due terzi dell’economia della zona euro, ha una crescita economica positiva rispetto agli altri, basso livello di disoccupazione e debito contenuto. Gli investitori istituzionali sono ancora molto attratti dai titoli di stato tedeschi, tanto che ieri l’asta dei titoli decennali ha registrato un nuovo sold-out: 5,81 miliardi sono stati piazzati a fronte di un’offerta di 5 miliardi, con il 20% che come sempre è stato coperto dalla Bundesbank.
Come creare un portfolio anti-crisi se salta l’euro
La zona euro è probabilmente ad un bivio. La crisi bancaria in Spagna, le elezioni in Grecia, la recessione e l’effetto-contagio sembrano essere i fattori in grado di mettere definitivamente in ginocchio la farraginosa struttura dell’unione monetaria europea. Alla Spagna è stato promesso un aiuto fino a 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche. Tuttavia, il debito pubblico di Madrid – che a fine 2010 era al 61,2% del pil – dovrebbe attestarsi al 90-95% del pil entro fine anno.
Titoli di stato europei ad alto rischio nel 2012
La crisi dei debiti sovrani europei continua ad infuriare pericolosamente sui mercati finanziari, facendo preoccupare non poco gli investitori di tutto il mondo. In Cina hanno liquidato da tempo le posizioni sul debito europeo (tenendo solo un pò di titoli tedeschi e francesi), molti fondi sovrani esteri e fondi di investimento americani hanno fatto lo stesso da tempo. Così, l’Europa si aggrappa su se stessa e sulla speranza che la BCE metta in campo risorse tali da sostenere i titoli di stato dei paesi in difficoltà facendo così scendere i rendimenti attualmente su livelli quasi insostenibili.
Titoli di stato europei a rischio nullo nel 2012
La corsa all’acquisto dei Bund tedeschi riflette un sentiment particolarmente incerto sui mercati finanziari. Gli investitori mondiali, non solo europei, stanno riversando enormi flussi di denaro nei titoli di stato che vengono considerati sicuri e senza rischio. Qualche anno fa era impossibile pensare ai titoli di stato di paesi sviluppati come asset rischiosi o addirittura a rischio default, anche se storicamente esistono numerosi casi di improvviso aumento del rischio-paese anche per gli stati sovrani percepiti come free-risk. Paesi come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia alcuni anni fa avevano tutti rating invidiabili, mentre oggi sono praticamente tutti sull’orlo del precipizio.
Alleanza strategica Rockefeller-Rothschild negli USA
Le due più grandi dinastie bancarie del mondo, con una storia nel mondo finanziario ultracentenaria, hanno deciso di unirsi in una partnership strategica per sbarcare sul mercato americano. Il fondo di investimento Rit Capital Partners, guidato da Lord Jacob Rothschild, ha annunciato l’acquisizione del 37% del capitale del gruppo di consulenza e gestione fondi della famiglia Rockefeller. Non si conosce ancora il controvalore dell’operazione, ma non dovrebbe essere inferiore ai 100 milioni di sterline. Attraverso questa alleanza si punta alla creazione di nuovi fondi di investimento e all’acquisizione congiunta di società di gestione fondi.
Spread Spagna ai massimi storici
La crisi del debito spagnolo inizia ad assumere contorni molto preoccupanti. Stamattina lo spread Bonos-Bund è volato a 533 punti base, che equivale ad un rendimento del decennale spagnolo del 6,65%. Siamo ormai vicini alla soglia limite del 7%, che se sarà sfondata potrebbe impedire a Madrid di continuare a finanziarsi sui mercati finanziari in modo sostenibile nel breve-medio periodo. Gli investitori sono sempre più concentrati sul paese iberico, dopo aver già decretato il proprio giudizio sulla Grecia (praticamente fallita e vicina all’uscita dall’euro), Irlanda e Portogallo (che hanno richiesto gli aiuti finanziari del fondo salva-stati Efsf).