Japan Tobacco aumenta le sue stime di crescita per il 2008 ed è pronta a far sbarcare oltreoceano la sua produzione

 La Japan Tobacco Inc., terza azienda al mondo per quanto riguarda la produzione e il libero commercio delle sigarette, ha provveduto a innalzare le sue previsioni di profitto per tutto il 2008 di circa 8,1 punti percentuali. Il reddito netto della società asiatica è infatti previsto in crescita di ben 160 miliardi di yen (circa 1,6 miliardi di dollari) nei dodici mesi che si concluderanno nel prossimo marzo: il dato è davvero interessante e notevole, soprattutto se viene confrontato con le stime di crescita che sono state stilate lo scorso luglio, le quali prevedevano un aumento dei profitti pari a 148 miliardi di yen.

 

L’annuncio del cambiamento di previsioni è stato dato dalla stessa compagnia giapponese in una dichiarazione alla borsa di Tokyo. La Japan Tobacco, che tra l’altro fornisce i suoi prodotti ad importanti aziende come la Camel e la Mild Seven, è inoltre in procinto di espandere la sua produzione oltreoceano, al fine di compensare i cali fatti rilevare nel mercato domestico: in effetti, in Giappone i legislatori considerano le tasse sul tabacco troppo elevate, anche perchè le tariffe delle sigarette sono pian piano scese considerevolmente. Le vendite di tabacco oltreoceano sono poi in una fase di stallo, a causa in particolare del rilevamento da parte dell’azienda britannica Gallaher Group Plc., avvenuto lo scorso anno.

Terzo taglio dei tassi di interesse negli ultimi due mesi per la Cina: numerosi settori economici continuano a declinare

 La Cina taglia i tassi di interesse per la terza volta negli ultimi due mesi: l’operazione è volta a stimolare la crescita della nazione asiatica, dato che la crisi finanziaria globale sta sempre più minando la quarta maggiore economia mondiale. I tassi a un anno sono scesi al 6,66%, partendo da 6,93%, secondo quanto affermato dalla People’s Bank of China. Le cose non vanno meglio neanche per i tassi di deposito, scesi dal 3,87% al 3,60%. La debole domanda per le esportazioni e la sempre più bassa proprietà di mercato stanno minacciando di scatenare un crollo finanziario senza precedenti, dopo che la crescita è salita al tasso più basso degli ultimi cinque anni.

 

Il governo cinese ha provveduto a innalzare i rimborsi delle esportazioni, a tagliare i costi per gli acquisti di immobili e a impegnarsi in maggiori spese nelle infrastrutture, al fine soprattutto di proteggere gli impieghi e di sostenere l’espansione economica. Xia Bin, ricercatore dell’istituto State Council Development and Research Center di Pechino, si è così espresso:

L’economia della Cina è ancora ad alto rischio per quanto riguarda un drastico rallentamento e non si vede una soluzione efficace.

La produzione della nazione asiatica è cresciuta a livelli molto bassi a settembre e gli ordiniativi sono calati al minimo livello da tre anni a questa parte nel terzo trimestre.

La vendita di obbligazioni collaterali causa le cattive performance di BEA: sempre più debole la domanda di prestiti

 La Bank of East Asia Ltd., l’isituto creditizio con la peggior performance nell’indice Hang Seng di Hong Kong, ha annunciato di avere riportato una perdita pari a 2,2 miliardi di dollari di Hong Kong (284 milioni di dollari) a causa degli investimenti collegati al credito che sono stati rovinati dai turbamenti economici nei mercati globali. La banca asiatica, terzo maggior istituto della città cinese per assets, dovrà sostenere tale perdita: quest’ultima risulta essere quasi dello stesso ordine del suo reddito netto del secondo semestre del 2007 ed è stata provocata dalla vendita dell’intero portafoglio di obbligazioni collaterali debitorie.

 

Già nella prima metà di quest’anno, Bank of East Asia aveva effettuato un’operazione simile, per un importo di 1,3 miliardi di dollari di Hong Kong. Le azioni della banca, di cui il portavoce David Li rappresenta il settore bancario nell’assemblea legislativa, sono scese di ben 75 punti percentuali quest’anno, dato che la crisi globale dei mercati ha reso peggiori gli investimenti e ha inoltre indebolito la domanda per i prestiti. Prima dell’annuncio delle perdite, Bank of East Asia aveva già chiuso in ribasso del 16%, a quota 13,38 dollari di Hong Kong.

 

Mitsubishi UFJ è entrata nella peggiore crisi degli ultimi 21 anni: imminenti le vendite di azioni per sostenere il capitale

 Mitsubishi UFJ Financial Group Inc., la banca giapponese che ha investito 9 miliardi di dollari in Morgan Stanley, ha annunciato che provvederà a vendere una cifra superiore ai 990 milioni di yen (10,7 miliardi di dollari) in azioni per dare nuovo vigore al suo capitale. Mitsubishi, che rappresenta la più grande banca della nazione asiatica, potrebbe vendere inoltre più di 600 miliardi di yen in azioni comuni nei 12 mesi seguenti al prossimo 4 novembre: per quanto riguarda invece le azioni privilegiate, verranno vendute agli investitori per una somma pari a 390 miliardi di yen.

 

La banca giapponese ha conseguito oggi la maggior perdita degli ultimi 21 anni: diversamente dagli istituti creditizi statunitensi ed europei, costretti ad accrescere il proprio capitale, Mitsubishi sta sostenendo il suo bilancio tramite l’acquisto delle partecipazioni di Morgan Stanley e andando a prendere il controllo della affiliata statunitense. Keisuke Moriyama, analista bancario giapponese, ha espresso la sua opinione riguardo la situazione della banca asiatica:

Le banche giapponesi vorrebbero utilizzare il capitale per accrescerlo ed investirlo in banche straniere, il che rappresenta un fattore positivo. Se non dovessero avere denaro a disposizione, non ci sarà nessuna trattativa.

La Bank of Korea corre ai ripari contro la crisi: domani si terrà un incontro per decidere i tagli dei tassi di interesse

 Il consiglio monetario della Bank of Korea ha richiesto la convocazione di un incontro fuori programma per domani, con l’obiettivo di discutere la possibilità di un taglio dei tassi di interesse. Il meeting dovrebbe tenersi domani mattina a Seoul, secondo quanto lasciato scritto dall’istituto creditizio asiatico in un messaggio per i media. Questi ultimi, in particolare l’emittente Yonhap News, hanno fatto sapere che il consiglio monetario della banca potrebbe discutere di un taglio del tasso di interesse dell’ordine di mezzo punto percentuale.

 

Sarebbe la prima volta negli ultimi quattro anni che la Bank of Korea effettua una operazione di questo tipo: l’intento di tali tagli è quello di incrementare gli sforzi volti a ridurre la situazione economica negativa causata dalla crisi finanziaria globale. Lim Jiwwon, economista coreano, ha così commentato la notizia:

Le autorità stanno cercando di attenuare la crisi creditizia e di prevenire un ulteriore rallentamento dell’economia. Un taglio dei tassi di interesse potrebbe favorire un cambiamento di atteggiamento da parte degli investitori.

La banca centrale della Corea del Sud aveva già annunciato nei giorni scorsi di un’imminente iniezione di ben 2 trilioni di yen (1,4 miliardi di dollari) nel sistema finanziario del paese asiatico attraverso specifiche operazioni di acquisto.

 

I cali degli indici di mercato del Giappone spingono il governo ad acquistare le azioni delle banche del paese

 Il governo giapponese potrebbe acquistare le azioni detenute dalle banche della nazione asiatica per favorire la stabilizzazione dei mercati finanziari: la decisione è stata presa dopo che l’indice di mercato domestico giapponese è caduto a livelli che non venivano raggiunti da cinque anni. I mercati azionari globali hanno perso più di 10 trilioni di dollari in valore monetario questo mese, quasi un terzo del totale delle azioni, in una situazione in cui le banche centrali e gli ufficiali finanziari non sono capaci di contenere l’erosione provocata in particolare dalle perdite di lavoro.

 

Sempre nella giornata di ieri l’indice Nikkei 225 ha conseguito una perdita pari al 9,6%. Le perdite finanziarie provocate dal turbamento economico dovrebbero spingere il governatore della Bank of Japan, Masaaki Shirakawa ed i suoi colleghi a tagliare le previsioni di crescita nei prossimi giorni. La grande speculazione è cresciuta a tal punto che la banca centrale del Giappone dovrà provvedere a tagliare anche i tassi di interesse a causa della recessione che sta colpendo la seconda maggior economia mondiale. Il governo giapponese ha riconosciuto che il paese è entrato nella sua prima recessione da sei anni a questa parte, soprattutto a causa dei declini nelle spese domestiche e negli ordinativi di autovetture.

 

Hanwha acquisterà la partecipazione di Daewoo Shipbuilding per accrescere le attività e gli affari di sua competenza

 Hanwha Group, una delle maggiori compagnie della Corea del Sud, sta tentando di espandere i suoi affari relativi ai settori della costruzione e dell’energia: la società asiatica si è aggiudicata l’offerta per una partecipazione di maggioranza nella Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering Co., partecipazione che le permetterà di entrare nel mercato delle trivellazioni sottomarine. L’accordo finale tra le due compagnie verrà firmato nel prossimo mese di dicembre, ovvero immediatamente dopo che sarà stata completata la due diligence sulla Daewoo Shipbuilding: l’indiscrezione è arrivata dalla Korea Development Bank.

 

In particolare, la banca asiatica sta organizzando la vendita, ma non vuole rilevare quanto verrà pagato da Hanwha per acquistare la partecipazione del 50,4%. Hanwha, che si interessa a diversi settori produttivi, da quello degli esplosivi ai centri commerciali, vuole ulteriormente espandere le sue attività in nuove imprese, come quella delle trivellazioni e delle petroliere, per favorire la crescita dei suoi profitti. James Kim, analista della società coreana KB Investment & Securities Co., si è così espresso:

Nell’attuale situazione, sarà molto difficile per le compagnie finanziare molto denaro. Le azioni di quelle società che sono collegate in qualche modo con fusioni ed acquisizioni si trovano in pessime condizioni.

 

Continua il calo del peso messicano: la banca centrale del paese americano sta cercando di favorire la domanda della valuta

 Il peso messicano, la valuta del paese centro-americano, ha subito una brusca perdita per il secondo giorno di fila, dopo che gli investitori hanno attribuito un peso sempre maggiore al declino dei tassi valutari di mercato e ai rialzi dei prezzi del petrolio. Nel dettaglio, il peso si è indebolito di circa 0,7 punti percentuali, raggiungendo in tal modo quota 12,9683 pesos per un dollaro (sette giorni fa tale quota era pari a 12,8760). Win Thin, stratega valutario statunitense, ha commentato la situazione della valuta messicana:

Il mercato è ancora in ansia per i rischi di recessione globale. Paesi come il Messico, i quail sono strettamente legati all’economia degli Stati Uniti, o i paesi dell’Asia, fortemente dipendenti  dalle esportazioni, rimarranno deboli ancora a lungo. Lo scenario è negativo.

 

Nell’ultimo mese la valuta centro-americana ha perso ben 17,8 punti percentuali nei confronti del dollaro ed è in calo anche nei riguardi di 15 delle 16 valute più scambiate. L’unica unità monetaria che ha perso nei confronti del peso è stato il rand del Sudafrica. Come detto, il rallentamento dell’economia statunitense e la crisi del credito sono i maggiori indiziati per spiegare il calo del peso messicano. Gli investitori hanno tirato fuori il denaro dal sistema monetario del Messico e di altri mercati emergenti, al fine di ricercare mercati più sicuri e flessibili alle loro esigenze.

 

Pronto un prestito di 1,5 miliardi di dollari per Citic Pacific, in calo dopo alcune scommesse valutarie non autorizzate

 Larry Yung, portavoce di Citic Pacific Ltd., la società cinese attiva nell’ambito delle infrastrutture, volerà nei prossimi giorni a Pechino per ottenere un prestito di 1,5 miliardi di dollari, dopo aver previsto perdite per 15,5 miliardi di dollari di Hong Kong (2 miliardi di dollari) causate da scommesse valutarie non autorizzate. Citic Pacific è l’unità di Citic Group, la maggiore compagnia d’investimento della Cina posseduta dallo stato asiatico: quest’ultima ha circa 9 miliardi di dollari di Hong Kong in denaro e facilitazioni di prestito, secondo quanto affermato dal suo direttore gestionale, Henry Fan, che però non ha indicato a quanto ammonta il suo debito.

 

Citic Group deve infatti far fronte a un debito netto di 31 miliardi di dollari di Hong Kong. La “scommessa” di Citic Pacific riguardo al fatto che il dollaro australiano accrescerà le perdite contratte dopo il declino della valuta di ben 30 punti percentuali nei confronti del dollaro statunitense. La perdita in questione sarà maggiore di quasi quattro volte rispetto al costo di 550 milioni di dollari della China Aviation Oil Corp., società di Singapore, sostenuto nel 2004. Kevin Luo, analista economico cinese, ha così commentato la notizia:

La vicenda in questione potrebbe scatenare l’azione dei prestatori, che chiederebbero alla società di pagare anticipatamente altri prestiti. Citic Pacific potrebbe chiudere l’80% della sua posizione finanziaria, indicando uscite di denaro pari a 12 miliardi di dollari di Hong Kong.

 

La crisi sta falcidiando l’economia di Hong Kong: nuove sfide all’orizzonte per la città asiatica

 Il segretario finanziario di Hong Kong, John Tsang, ha messo in evidenza che vi saranno ulteriori sfide economiche per la città durante la grave crisi economica di quest’ultimo periodo: tali sfide riguarderanno particolarmente le chiusure delle società e le perdite di investimenti. Lo stesso Tsang è stato molto chiaro al riguardo:

La crisi finanziaria avrà un impatto considerevole sull’economia e gli abitanti di Hong Kong devono dunque essere pronti ad affrontare tale sfida. Nonostante ciò, le unità fondamentali e il sistema della città sono in salute e l’economia è molto forte.

 

I commenti sulla situazione di Hong Kong da parte di Tsang arrivano all’indomani del collasso di tre rivenditori della città cinese in sole due settimane: dato che vi sono condizioni di credito molto ristrette è abbastanza difficile per le società minori rifinanziare il debito. Centinaia di investitori di Hong Kong hanno protestato nelle strade la scorsa settimana per le perdite nei cosiddetti “minibond” garantiti da Lehman Brothers. Tai Lin Radio Service Ltd., la catena di vendita di prodotti elettrici di Hong Kong, che vanta tra l’altro 60 anni di esistenza, è stata costretta a chiudere ieri dopo aver accumulato un debito di ben 100 milioni di dollari di Hong Kong (13 milioni di dollari).

Il Pakistan si affida al FMI per sanare il suo debito: imminente l’incontro tra le due parti

 Il Pakistan, ritenuto il paese prestatore più rischioso al mondo, potrebbe cercare l’ausilio del Fondo Monetario Internazionale al fine di evitare il mancato pagamento delle sue obbligazioni debitorie: la notizia è stata annunciata da Shaukat Tarin, consulente finanziario del primo ministro del paese asiatico. La nazione dell’Asia meridionale potrebbe infatti aver bisogno di più di 6 miliardi di dollari per riassestare le sue riserve di valuta, dopo che vi è stata una riduzione del 74% lo scorso anno: per il 2009 è previsto che il Pakistan fronteggerà un debito di 3 miliardi di dollari nei costi dei servizi.

 

Standard & Poor’s ha avanzato dubbi riguardo al fatto che tale debito possa essere pagato e, conseguentemente, ha tagliato il rating di valuta straniera di lungo termine di ben sette livelli. È stato previsto che il paese asiatico potrebbe necessitare di 4,5 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi e sta già lavorando ad alcuni progetti, tra cui quello che prevede la ricerca di prestiti presso la World Bank, la Asian Development Bank e il Department for International Development del Regno Unito.

 

ING crolla in borsa dopo l’annuncio di una trimestrale in rosso. Si temono problemi di liquidità

 Brutte notizie da ING Group. Il colosso olandese attivo nei settori bancario e assicurativo (per esempio Conto Arancio) ha anticipato che il 12 novembre pubblicherà una trimestrale in rosso, è la prima volta dalla sua creazione. La perdita per i tre mesi da luglio a settembre ammonta a 500 milioni di euro, questo a causa di svalutazioni pari a 1,6 miliardi dovute a ingenti perdite in un ampio spettro di investimenti, dal settore azionario e quello immobiliare. Da segnalare le svalutazioni seguite al fallimento di Lehman Brothers. In aumento anche le riserve, per le quali sono stati accantonati 400 milioni di euro.

È attesa per domani la decisione di Taiwan sui limiti dei movimenti delle quotazioni: il Taiex Index è ancora in calo

 Taiwan annuncerà domani se ha intenzione di conservare uno stretto limite nei movimenti delle quotazioni, dopo che il governo ha avviato la ricerca di misure volte a stabilizzare i mercati durante la crisi finanziaria globale. Le decisioni possibili a questo riguardo sono due: continuare a rafforzare il limite del 3,5% sui prezzi delle azioni a un giorno, oppure andare a ristabilire il precedente tetto del 7%. Gordon Chen, portavoce della Taiwan’s Financial Supervisory Commission, ha annunciato che la decisione finale verrà presa nel tardo pomeriggio di domani (orario di Taipei).

Solamente due giorni fa il governo di Taiwan aveva fatto sapere di voler estendere l’utilizzo del suo National Stabilization Fund per poter sostenere il mercato per almeno un mese. I governi statunitense e inglese stanno attualmente provvedendo ad acquistare le partecipazioni bancarie, garantendo in tal modo i prestiti interbancari e immettendo liquidità nei mercati per evitare il collasso finanziario globale. Altre misure che sono state intraprese dal governo della nazione asiatica riguardano in particolare quello di dare maggiori garanzie per tutti i depositi bancari.

La scalata del Manchester United verrà rilevata per la vendita: il debito del club calcistico inglese ammonta a 8,8 milioni di sterline

 Il debito utilizzato per finanziare la scalata al Manchester United, il club calcistico inglese detentore della Champions’ League, è stato incluso in una lista di 341 milioni di dollari di rilevamenti per la vendita. Sankaty Advisors LLC, l’unità di investimento della società Bain Capital LLC di Boston, sta vendendo i suoi prestiti, così come annunciato da Standard & Poor’s. I debiti totali del Manchester United ammontano a 8,8 milioni di sterline (15,2 milioni di dollari). I prezzi dei tassi dei prestiti valutati sul grado di investimento che ha finanziato l’acquisizione finanziaria in Europa hanno raggiunto il loro livello più basso a causa della crisi del credito, che sta costringendo gli investitori a “scaricare” gli asset acquistati col denaro prestato.

 

Il Manchester United, il quale è stato acquistato nel 2005 dalla famiglia statunitense Glazer per la cifra di 1,4 miliardi di dollari, ha debiti per circa 660 milioni di sterline. Gunnar Stangl, che è a capo della società di strategie finanziarie tedesca Dresdner Kleinwort, ha così commentato:

Gli acquisti forzati e il fatto che si parli di significativi riscatti nell’industria dell’hedge fund significa che si sta abbattendo il mercato del prestito. I prezzi non si risaliranno subito: non sarei sorpreso se gli acquisti forzati continuassero per il resto dell’anno. Bisogna prepararsi a un lungo periodo di prezzi “depressi”.