BPI venderà 15 miliardi di pesos in bond: la banca filippina è alla ricerca di nuove acquisizioni

 La Bank of the Philippine Islands, il principale istituto bancario della nazione asiatica per valore di mercato, ha approvato un piano per poter vendere ben 15 miliardi di pesos (315 milioni di dollari) in bond: l’operazione è volta a finanziare le nuove opportunità di acquisizione. La banca filippina, nota soprattutto per la sua attività di prestito, potrebbe vendere una cifra che si aggira tra i 10 e i 15 miliardi di pesos in quello che dovrebbe essere la vendita più sostanziosa per quanto riguarda una banca del paese asiatico.

 

Jaime Augusto Zobel de Ayala, portavoce della Bank of Philippine Islands e membro della Ayala Corp., ha annunciato la scorsa settimana che il gruppo potrebbe essere interessato nell’acquisizione dell’unità filippina della American International Group Inc. Jojo Gonzales, analista della Philippine Partners Inc. di Manila, ha così commentato l’annuncio:

Non credo che pagheranno interessi così alti sui bond. Il sistema finanziario della nazione asiatica è ancora molto liquido. BPI è una garanzia per quanto riguarda i servizi bancari, oltre ad essere la banca più proficua: non è stata coinvolta in nessun fallimento ed è pronta ad accrescere il suo capitale.

 

La recessione spaventa i mercati. Una sintesi dei dati provenienti dagli USA

 I mercati tornano a crollare. La scorsa settimana il rischio era di trovarci nel mezzo a una paralisi dei mercati del credito, oggi i dati macroeconomici ci fanno intuire di essere di fronte ad una probabile recessione. I dati sulle vendite al dettaglio, lo stato dell’industria a New York, il beige book della FED sono stati i fattori che hanno portato di nuovo pessimismo mettendo in ombra tra le altre cose i buoni risultati di JPMorgan, Coca Cola e Intel, nonchè l’ulteriore calo dei tassi interbancari; un discorso a parte merita l’inflazione. Sembra ormai troppo tardi per evitare la recessione.

S&P potrebbe declassare il rating di sei banche coreane, a causa delle loro difficoltà di rifinanziamento

 Kookmin Bank e altre sei compagnie finanziarie della Corea del Sud, tra cui Woori Bank e Shinhan Bank, potrebbero vedere tagliato il loro rating del settore creditizio da parte di Standard & Poor’s: La decisione è stata motivata in particolare dalle difficoltà incontrate dagli istituti creditizi nel rifinanziare i debiti che sono maturati. Hana Bank, Korea Exchange Bank e Shinhan Card Co. erano state inoltre collocate nella classifica di un’altra agenzia di rating, CreditWatch: ciò potrebbe avere dei risvolti negativi, perché significherebbe che vi sono più del 50% di possibilità che la stretta globale della liquidità sta minacciando i finanziamenti in valuta estera delle banche coreane, e quindi la loro capacità di credito.

 

La mossa, due settimane dopo che una simile azione era stata intrapresa dall’agenzia Moody’s Investors Service, va ad aumentare la pressione sul governo della nazione asiatica, sempre più costretto a seguire l’esempio dei paesi dell’Europa, di Hong Kong e dell’Australia nel garantire i prestiti bancari. Il governo non ha introdotto alcuna misura su larga scala per facilitare i finanziamenti dei prestatori. Standard & Poor’s, in proposito, è stata molto chiara:

Le banche coreane sono esposte ai rischi di liquidità delle valute estere, dato che stanno affrontando una crescente difficoltà di rifinanziamento dei prestiti maturati: il costo dei prestiti è in crescita, nonostante la loro più breve scadenza.

 

Sedute negative per lo yen: la valuta asiatica perde nei confronti di dollaro, euro e persino del dollaro australiano e neozelandese

 Lo yen è in calo nei confronti delle valute principali degli altri continenti, dopo che i governi di Stati Uniti, Europa e Australia si sono impegnati a sostenere le banche, incoraggiando in tal modo gli investitori ad accrescere i patrimoni di euro, sterline e dollari australiani. Il Tesoro statunitense dovrebbe acquistare a breve le partecipazioni bancarie, tra cui quella di Citigroup Inc. e JPMorgan Chase & Co.; le nazioni europee si sono invece impegnate a versare 1,8 trilioni di dollari per garantire i prestiti.

 

Neil Jones, a capo del comparto hedge fund della società Mizuho Capital Markets a Londra, ha così commentato:

I policy maker si sono fatti sotto con le giuste iniziative per affrontare la questione del credito, e ciò rappresenta un’operazione fondamentale per ristabilire la confidenza. Queste misure faranno aumentare la propensione al rischio: gli investitori acquisteranno azioni e venderanno lo yen per le valute più competitive.

La valuta giapponese ha perso 1,8 punti percentuali a New York, raggiungendo quota 141,07 per un euro. È uno dei maggiori declini da gennaio 2001: lo yen ha perso anche nei confronti del dollaro (-0,8%) chiudendo a quota 1,3742. La moneta asiatica dovrebbe tornare a crescere verso la fine del 2008, quando raggiungerà quota 130 yen per un euro, a causa della stagnazione globale dell’economia: tale crescita futura dovrebbe anche garantire l’aumento della domanda per asset più sicuri.

Dopo la paura credit crunch questa settimana occhi puntati sull’economia reale

 Questa settimana finanziaria è iniziata in modo ottimo, con un rimbalzo a doppia cifra di tutte le più importanti piazze finanziarie. I governi delle più importanti economie sembrano essere finalmente riusciti a riportare fiducia in un mercato in preda al panico. Il G7 prima, ma soprattutto il meeting europeo, hanno riportato unità nelle politiche economiche dei vari paesi ed adesso siamo di fronte ad una azione coordinata che punta ad annullare la crisi finanziaria in corso. Abbandonate (speriamo) le paure per il collasso di tutto il settore finanziario, questa settimana torneremo a fare i conti con la realtà economica USA e con le trimestrali delle grandi compagnie quotate.

Rush positivo delle borse asiatiche dopo il piano di salvataggio euro-americano: sugli scudi Hong Kong, Corea del Sud e Singapore

 È stata più che positiva la reazione delle principali borse asiatiche all’annuncio dei giorni scorsi di un piano di salvataggio per le banche in difficoltà, che verrà attuato da Stati Uniti ed Europa. Se si esclude la borsa di Tokyo, la principale borsa asiatica, chiusa per festività, i principali rialzi e guadagni percentuali sono stati ottenuti dalla borsa di Hong Kong, che ha fatto registrare un sorprendente recupero, dopo la debolezza iniziale (+2,4%; l’indice Hang Seng ha guadagnato 9,94 punti percentuali) e dalla Corea del Sud, in rialzo del 3,79%. Molto interessanti sono state inoltre le performance della borsa australiana (l’Australian Securities Exchange è in rialzo di oltre cinque punti percentuali) e quella di Singapore, dove il Singapore Exchange Limited (SGX) ha ottenuto un buon spunto finale, con l’indice Straits Times in progresso.

 

 

Gli unici ribassi che sono stati registrati sono relativi alla borsa cinese di Shanghai (-2,5%) e la borsa di Taiwan (-2,85%). È molto attesa la borsa di Tokyo, che riaprirà domani dopo le festività e su cui ancora pesa la perdita record di 24 punti percentuali la scorsa settimana. Gloria Macapagal Arroyo, presidente delle Filippine, ha chiesto una convocazione urgente di un vertice dell’Asean (l’associazione che raggruppa le nazioni del sudest asiatico), allargando la partecipazione ad altri paesi come Giappone, Cina e Corea del Sud.

Piano anticrisi europeo: elementi fondamentali e obiettivi

 Garanzie sui prestiti interbancari, ricapitalizzazioni, sospensione del criterio mark to market, commercial paper; sono questi i punti su cui si è concentrata la risoluzione dell’Eurogruppo. Mentre aspettiamo di conoscere ulteriori dettagli provenienti dai Consigli dei ministri di Francia, Germania e Italia (cifre esatte ancora non sono state rese pubbliche) cerchiamo di capire i perché di questa risoluzione e quali elementi della crisi si vogliono colpire.

Sembra imminente per Ford la vendita della partecipazione in Madza a causa della persistente crisi della domanda di vetture

 Ford Motor Co., dopo quasi tre decenni come investitore della Mazda Motor Corp. in Giappone, sta considerando di vendere la sua partecipazione di controllo. L’annuncio della vendita di un terzo della holding in Madza non è ancora certo, così come è stato affermato da fonti interne all’azienda automobilistica statunitense (un testimone che ha preferito rimanere anonimo). Yukari Hara, portavoce dal Giappone per la Madza, che ha sede a Hiroshima, non ha voluto commentare la notizia. La vendita in questione rappresenterebbe sicuramente la fine di un’era in cui la seconda maggior azienda automobilistica statunitense aveva utilizzato la sua partecipazione nella Madza per essere di ausilio ai principali dirigenti, tra cui il capo del dipartimento finanziario e quello delle operazioni in Nord America.

 

Ford sta affrontando una crescente crisi dal punto di vista finanziario, dato che il mercato automobilistico statunitense è sprofondato ai livelli più bassi dal 1991. Dennis Virag, presidente della Automotive Consulting Group di Ann Arbor (Michigan), ha così commentato:

C’è ora il bisogno di osservare ogni fatto con la massima attenzione, data la particolare situazione.

La Madza holding di Ford è stata valutata 1,36 miliardi di dollari alla borsa di Tokyo: la società statunitense ha perso circa 24 miliardi di dollari dalla fine del 2005 ad oggi.

 

Dopo il calo della rupia, la banca centrale dell’India sta attuando misure volte a fornire liquidità al sistema finanziario.

 Il governatore della banca centrale dell’India, Duvvuri Subbarao, ha affermato che si sta preparando per avviare i passi effettivi al fine di mantenere la liquidità nei mercati creditizi della nazione asiatica: Subbarao ha anche ribadito la politica della banca di attenuare le oscillazioni della valuta. La banca si è mostrata pronta a mettere a punto azioni efficaci e rapide per fornire la liquidità, così come è stato precisato dallo stesso governatore durante il meeting dei venti ministri delle finanze che si è tenuto a Washington: l’economia indiana è stata qui presentata come un’economia forte e le sue banche “ben capitalizzate”.

 

Ieri l’India ha attuato il suo maggior taglio dal 2001 per quanto riguarda l’ammontare di denaro che i prestatori devono spostare come riserve per rendere funzionale un’economia da 1.2 trilioni di dollari: la rupia, valuta nazionale del paese asiatico, ha subito il suo calo più pesante di tutti i tempi e gli investitori oltreoceano hanno lasciato le riserve dei mercati emergenti. Subbarao, non ha voluto commentare la politica dei tassi di interesse, affermando che tutte le variabili devono essere sottoposte a revisione nella prossima riunione del 24 ottobre della Reserve Bank of India. Il governatore ha inoltre precisato che è ancora troppo presto per vegliare sui prezzi. L’inflazione indiana sta rallentando da circa 15 settimane, come può essere dedotto dagli ultimi dati governativi, sebbene essa sia maggiore rispetto all’obiettivo prefissato dalla banca centrale.

 

Il G7 delude in parte le aspettative: impegni comuni, ma azioni scollegate

 E’ terminata con poco più di un nulla di fatto la riunione del G7 di ieri. I sette paesi più industrializzati del mondo non hanno infatti trovato una base comune di azioni da promuovere, ma si sono limitati ad un accordo piuttosto generico che lascia i vari governi liberi di agire come meglio credono. Nel comunicato leggiamo che

“la situazione attuale richiede azioni urgenti ed eccezionali […] verranno presi tutti i provvedimenti necessari a sbloccare il mercato del credito e il mercato monetario”.

Gli elementi concreti scarseggiano a favore di prese di posizione che fanno capire ben poco in merito a ciò che potrà essere fatto. L’unica cosa che sembra data per assodata è che non verranno fatte fallire altre banche, è stato infatti preso l’impegno di concedere risorse aggiuntive alle banche in difficoltà.

I mercati crollano aspettando il G7; le proposte di USA, UK e Germania

 Prosegue senza sosta il crollo dei listini azionari. In nottata Wall Street ha visto l’indice dei titoli industriali, il Dow Jones, scendere sotto quota 9000 con un ribasso del 7%; in Giappone il Nikkei ha perso l’11%. A niente sono quindi valse le mosse degli ultimi giorni, i mercati restano in preda al panico ed adesso si aspetta di capire quali provvedimenti prenderà il G7 di oggi a Washington. In questo momento a suscitare le maggiori preoccupazioni è il mercato del credito, si stanno infatti concretizzando i timori per un blocco dei flussi di liquidità, cosa che determinerebbe la paralisi del settore finanziario e con essa un ulteriore rallentamento delle economie reali. A tal proposito è necessario sottolineare che nell’ultima settimana i finanziamenti erogati dalla FED alle banche hanno raggiunto la media di 420 miliardi di dollari al giorno, un record che indica l’attuale blocco del mercato interbancario.

Anche le ferrovie francesi interessate ad entrare nel nuovo progetto di treni ad alta velocita di Montezemolo e Della Valle

 Ntv, prima società italiana privata del trasporto ferroviario ad alta velocità di passeggeri, ha siglato un accordo di partnership con la società  statale francese Sncf che entrerà nel suo capitale con il 20%. Lo rende noto un comunicato Ntv spiegando che la società francese sarà partner industriale in Italia e in Europa. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano economico d’Oltralpe Les Echos l’operazione ammonterà a 80 milioni di euro. L’accordo, ha spiegato il presidente di Ntv Luca Cordero di Montezemolo, è un accordo di esclusiva nell’alta velocità in  Italia ed ha avuto il nulla osta del governo e prevede che Sncf non possa crescere oltre il 20%. Con questa intesa l’assetto azionario della nuova società ferroviaria fondata da Montezemolo e Diego Della Valle ha trovato un assetto definitivo in vista dell’avvio dell’operatività nella primavera del 2011.

Anche l’Asia provvede a tagliare i tassi seguendo l’esempio di Europa e USA

 Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong stanno provvedendo a tagliare i tassi di interesse, all’indomani delle riduzioni effettuate da Stati Uniti, Europa e Cina per fronteggiare i danni causati dalla crisi finanziaria globale. La Bank of Korea e la banca centrale di Taiwan hanno abbassato i loro tassi di un quarto di punto, mentre Hong Kong ha tagliato il tasso di mercato di 2 punti percentuali. La Bank of Japan, che ha mantenuto il suo tasso allo 0,5% questa settimana, ha immesso circa 2 trilioni di yen (20 miliardi di dollari) nel sistema finanziario. Le riserve di Giappone, Corea del Sud e Hong Kong sono tutte cresciute dopo i tagli dei tassi di interesse, facendo interrompere bruscamente i declini del mercato che avevano favorito la perdita du più di 5 trilioni di dollari globalmente questo mese.

Il FMI ha pubblicato ieri le sue previsioni secondo cui le economie avanzate del mondo si accresceranno ai livelli più bassi dal 1982 nel 2009, indebolendo in tal modo anche la crescita delle economie emergenti e sottosviluppate. Mamoru Yamazaki, economista giapponese, è molto chiaro al riguardo:

Gli investitori sono leggermente più sollevati con le azioni delle banche centrali asiatiche, le quali sosterranno le economie più colpite. L’aiuto potrebbe venire anche dalla conferma che quelle banche sono abbastanza flessibili da apportare maggiori tassi.

Il Cdm approva il piano di intervento, Berlusconi: “nessuna banca fallirà”. La situazione italiana vista dal FMI

 Dopo Inghilterra e Spagna anche l’Italia interviene con un proprio piano. Il Consiglio dei ministri svoltosi ieri a palazzo Chigi ha infatti predisposto delle misure a garanzia della solidità delle banche e a garanzia dei conti correnti dei cittadini. Evitare il fallimento delle banche non è tuttavia il primo obiettivo: la mossa del governo è indirizzata prima di tutto a riportare fiducia in un sistema che rischia di essere paralizzato dalla paura. Il fondo da 20 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche, cosa di cui si erano sentite voci nel pomeriggio di ieri, non esiste; tale ipotesi è stata infatti smentita direttamente dal ministro Tremonti al termine della conferenza stampa. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che prevede una procedura da seguire nel caso in cui una banca si trovi ad affrontare problemi di liquidità: la banca in questione si rivolge alla Banca d’Italia la quale valuta la necessità di effettuare un aumento di capitale; a questo punto si cercano azionisti privati e se non si trovano interviene lo Stato.