Salgono le quotazioni dello yen nelle borse: le opzioni tra la valuta asiatica e le altre monete raggiungono livelli record

 Lo yen è in aumento ed ha aperto a quota 100 per un dollaro per la prima volta dopo sei mesi, dopo che il crollo verificatosi nelle riserve globali ha spinto gli investitori a ridurre le holding dei maggiori asset finanziati dal Giappone. La volatilità del tasso di cambio ha avuto come conseguenza una crescita delle opzioni dollaroyen a livelli che non venivano raggiunti da dieci anni a questa parte. Valute come il rand del Sudafrica, il won della Corea del Sud e il peso messicano hanno perso più di 6,5 punti percentuali contro lo yen, dato che gli investitori hanno ritirato gli asset dei mercati emergenti.

 

Steve Barrow, stratega inglese della Standard Bank Plc, affermato che:

L’unica cosa da fare è di comprare in yen. Ci sono investitori a lungo termine con posizioni finanziate fuori dall’area yen che stanno capitolando completamente.

La valuta giapponese ha raggiunto quota 99,22 yen per un dollaro alla borsa di Londra, partendo da una quotazione di 101,47 yen per dollaro registrata ieri a New York. Lo yen è invece salito a quota 135,07 contro l’euro; sempre ieri il dollaro aveva raggiunto quota 1,3614 per un euro.

 

La crescita dell’economia asiatica dovrebbe scongiurare la recessione globale, secondo le previsioni del FMI

 La crescita dell’Asia dovrebbe permettere la prevenzione del declino progressivo dell’economia globale verso la recessione. Secondo quanto affermato da Michel Camdessus, manager direttivo del Fondo Monetario Internazionale. Lo stesso Camdessus ha così proseguito:

Grazie al dinamismo asiatico, l’economia globale eviterà la recessione. Stati Uniti, Europa e Giappone dovrebbe subire le peggiori ripercussioni derivanti dal rallentamento economico quest’anno.

 

 

La crescita economica mondiale è “inciampata” nell’ultimo trimestre e si aggirerà intorno allo zero nel quarto trimestre e nei primi tre mesi del 2009, andando così a meritarsi la definizione coniata da JPMorgan Chase & Co. di “economia mite”. UBS AG prevede un’espansione globale del 2,2% per il prossimo anno. Camdessus era alla testa del Fondo Monetario Internazionale durante la crisi finanziaria dell’Asia di circa dieci anni fa, quando il fondo elargì più di 100 miliardi di dollari di prestiti a Thailandia, Indonesia e Corea del Sud dopo il crollo delle relative valute. In cambio, i governi delle nazioni asiatiche furono costrette a tagliare la spesa, accrescere i tassi di interesse e vendere le compagnie possedute dallo Stato. Il FMI provvederà a tagliare le sue previsioni di crescita globale in maniera significativa questo mese, dato che la crisi finanziaria sta “strozzando” il prestito.

 

Sharp rivede al ribasso le sue previsioni di crescita: la società giapponese risente della crisi delle vendite di elettronica

 Sharp Corp., la maggiore compagnia di telefonia mobile e di televisori a cristalli liquidi del Giappone, ha dovuto abbassare le sue previsioni di profitto per il 2008 del 43%, dopo che la crisi economica globale ha reso critica la situazione della domanda del settore elettronico. Il reddito netto dovrebbe probabilmente scendere del 41% nell’anno che si concluderà il 31 marzo 2009, raggiungendo quota 60 miliardi di yen (580 milioni di dollari): la cifra è notevolmente inferiore rispetto ai 105 miliardi di yen previsti dagli economisti giapponesi.

 

Le vendite dovrebbero invece rimanere invariate a 3,42 trilioni di yen. La Sharp prevede il suo profitto più basso degli ultimi sei anni, anche perchè le vendite del settore della telefonia mobile nella nazione asiatica si sono indebolite e la domanda di prodotti elettronici è in declino ovunque. La crisi finanziaria porterà a dei guadagni più bassi rispetto a quelli preventivati dalla compagnia, così come ha anche ribadito Toshishige Hamano, vicepresidente esecutivo della Sharp. Amir Anvarzadeh, direttore della KBC Financial Products di Londra, ha affermato che:

Il rallentamento verificatosi nella domanda di telefoni mobile in Giappone è la principale preoccupazione per ora. La pressione sul prezzo degli schermi LCD dovrebbe essere di ausilio.

Unicredit: 6,6 miliardi in cerca un Core Tier 1 più alto. Novità anche da Hypo Real Estate e Wachovia

 Il flusso di notizie provenienti dal settore bancario non si placa e dopo le indiscrezioni sul futuro di Fortis l’attenzione si sposta verso Hypo Real Estate, Wachovia, ma soprattutto Unicredit. Partiamo proprio dalla banca italiana, la quale nel pomeriggio di ieri ha varato un piano da 6,6 miliardi di euro per favorire il ritorno del Core Tier 1 a livelli accettabili secondo i principi fissati da Basilea II: dal 5,7% di adesso al 6,7%. Il CDA di Unicredit ha stabilito che il prossimo dividendo verrà pagato tramite nuove azioni e non in contanti, questo permetterà alla banca milanese di trattenere nelle proprie casse 3,6 miliardi di euro. E’ stato inoltre predisposto un aumento di capitale da 3 miliardi di euro, mossa alla quale seguiranno le cessioni delle partecipazioni in Atlantia e Generali.

Il governo belga tenta di mantenere attiva Fortis, dopo che i Paesi Bassi hanno rilevato le operazioni olandesi del gruppo bancario

 Il Belgio sta esplorando tutti i metodi possibili per mantenere attiva Fortis SA, il gruppo bancario e assicurativo che ha sede a Bruxelles, dopo che le operazioni finanziarie e i servizi della compagnia nei Paesi Bassi sono state rilevate dal governo olandese. Didier Reynders, ministro delle finanze belga, ha già provveduto a informare la stampa riguardo la situazione:

Stiamo continuando a lavorare su tutti i metodi per vedere se il gruppo sia o meno capace di garantire tutti i depositanti.

 

Il ministro si è però rifiutato di commentare l’indiscrezione secondo la quale il Belgio potrebbe nazionalizzare le attività di Fortis all’interno del paese. Il governo dei Paesi Bassi ha acquistato le operazioni olandesi di Fortis per una cifra pari a 16,8 miliardi di euro, all’indomani del fallimento di un piano di salvataggio. Il gruppo bancario e assicurativo belga aveva già speso 24,2 miliardi di euro per l’acquisto degli asset di ABN Amro Holding NV lo scorso anno, proprio mentre il mercato dei subprime statunitensi cominciava a declinare.

Per l’economia USA il peggio potrebbe non essere passato. I fatti più rilevanti della prossima settimana

 Continua ad essere estremamente incerto lo scenario economico mondiale e la settimana che sta per iniziare si preannuncia segnata dallo spettro della recessione. L’approvazione del piano di salvataggio da parte della Camera dei deputati non ha infatti fugato i dubbi riguardo la capacità del sistema di riuscire a riprendersi senza ulteriori sconvolgimenti. Mancano i dettagli sulle modalità con cui verranno acquisiti gli asset “tossici” e i tassi interbancari continuano a salire, con il Libor e l’Euribor a livelli record. Senza un ritorno alla normalità del mercato del credito sarà difficile riuscire a scongiurare conseguenze sull’economia reale. Particolarmente significativo il dato sul mercato del lavoro USA che ha fatto segnare il peggior calo da 5 anni a questa parte: 159’000 unità in meno nel solo mese di settembre. Sempre più economisti pensano che il dato proveniente dal mercato del lavoro sia soltanto il primo di una serie di cifre al ribasso.

Sembra inevitabile il taglio dei tassi da parte della Bank of England: la misura servirà a far fronte alla recessione inglese

 I policy maker della Bank of England potrebbero tagliare il tasso di interesse di mercato la prossima settimana a livelli raggiunti solo nel 2001: la misura si è resa necessaria in quanto l’economia inglese marcia verso la recessione. Citigroup Inc., BNP Paribas SA e Royal London Asset Management hanno modificato le loro previsioni, affermando che vi sarà una riduzione di mezzo punto dall’attuale 5% entro il 9 ottobre. Anche altri isitituti creditizi, come Bank of America Co. e UBS AG hanno dovuto tagliare le previsioni per la prossima settimana di un quarto di punto.

 

Michael Saunders, economista di Citigroup, ha affermato che:

Abbiamo dovuto sostenere una dura crisi finanziaria, la quale è peggiorata la scorsa settimana ed ha messo in luce le difficoltà dell’economia. Il bilancio dei rischi è sceso decisamente verso il basso.

Le industrie del settore dei servizi, dalle banche agli hotel, hanno visto ridurre i loro guadagni a causa della crisi finanziaria che minaccia di “gettare” l’economia nella prima recessione dal 1991. La Bank of England, che ha fornito dei finanziamenti extra al mercato affinché gli istituti creditizi accumulassero denaro, non abbassava i tassi di interesse da aprile. L’ultima volta in cui la banca centrale del Regno Unito aveva ridotto il tasso di mezzo punto era stato nel novembre 2001, all’indomani degli attacchi terroristici negli Stati Uniti.

 

Deutsche Bank diventa il principale istituto per garanzie ipotecarie giapponesi grazie alla sua maggiore flessibilità

 Deutsche Bank AG, la maggiore banca della Germania, ha superato Morgan Stanley come miglior venditrice di garanzie ipotecarie in Giappone, dopo che la società di Wall Street ha ridotto le sue operazioni a causa della crisi dei mutui subprime. La banca tedesca, che ha sede a Francoforte, ha fatto rilevare quest’anno vendite per 128,3 miliardi di yen (1,23 miliardi di dollari), che rappresentano il 61% del mercato totale. Morgan Stanley ha ridotto la sua quota di mercato di 11 punti percentuali rispetto al 40% dello scorso anno. Takenari Yamamoto, direttore della struttura finanziaria di Standard & Poor’s, ha affermato che:

Deutsche Bank, in quanto banca, può operare con maggiore flessibilità rispetto alle banche di investimento, dato che ha la possibilità di mantenere i prestiti nel suo bilancio.

 

Le vendite del comparto di garanzie ipotecarie è globalmente calato quest’anno a causa della loro scarsa diffusione che ha reso poco redditizio per le banche sottoscrivere nuovi prestiti e venderli successivamente agli investitori come bond. Otto delle dieci banche di investimento che hanno generato ipoteche commerciali tra il 2006 e il 2007 sono attualmente in fase di incorporazione con altre compagnie. Deutsche Bank ha venduto circa 21,9 miliardi di yen di debito sostenuto da 18 uffici, l’80% dei quali si trovano a Tokyo.

 

Sembra sempre più probabile l’approvazione del piano Paulson. I mercati rimbalzano grazie al Senato

 I mercati restano estremamente volatili nell’attesa di notizie definitive in merito al piano di salvataggio. Stanotte a Wall Street l’indice S&P 500 ha guadagnato più del 5% grazie alla volontà espressa dal Senato di mettere ai voti e approvare il piano di salvataggio entro domani. Quella di cui si parla adesso è però una versione modificata del piano Paulson in quanto la FDIC (Federal Deposit Insurance Corp) si impegnerà adesso a garantire depositi per 250’000 dollari dai precedenti 100’000 dollari. Sono quindi offerte maggiori garanzie ai clienti delle banche insieme a sgravi fiscali per i prossimi anni. Il tentativo è quello di far accettare ai cittadini la pillola amara del soccorso di istituzioni finanziarie considerate alla stregua di parassiti. L’approvazione da parte del Senato e i recenti scossoni subiti dal mercato metteranno ulteriori pressioni in capo alla Camera dei Deputati la quale si esprimerà giovedì dopo aver rifiutato di approvare il piano lunedì.

Le banche centrali dell’Asia reagiscono alla mancata approvazione del piano Paulson: nuovo denaro circolerà nei sistemi monetari

 Le banche centrali dei paesi che vanno dall’Australia al Giappone hanno immesso nuove quantità di denaro nei loro mercati monetari ed hanno inoltre promesso di voler procedere a piccolo passi verso l’attenuazione della carenza di credito, all’indomani della mancata approvazione del piano statunitense di salvataggio finanziario da 700 miliardi di dollari. In particolare, le banche centrali di Giappone e Australia hanno immesso 20,8 miliardi di dollari nel sistema finanziario e i policy maker di Corea del Sud, India e Hong Kong si sono impegnati a fare lo stesso se dovesse rendersi necessario. Le riserve asiatiche sono crollate, contribuendo così al prolungamento della peggior liquidazione degli ultimi 21 anni, a causa della profonda crisi finanziaria che minaccia di spingere le economie alla recessione.

 

La produzione industriale giapponese è scesa come non accadeva dal 2003 e in Corea del Sud si è verificato un calo delle spedizioni oltreoceano, il quale ha incrementato il deficit della nazione asiatica. Secondo Shane Oliver, a capo della sezione investimenti della società australiana AMP Capital Investors di Sydney:

Questa situazione sta coinvolgendo tutto il mondo. Il risultato finale sarà quello di assistere a un taglio globale dei tassi.

 

I mercati tremano. La reale importanza del piano Paulson all’indomani della mancata approvazione

 Continua a peggiorare lo stato della crisi dei mercati finanziari, ma ciò che più conta è che il mercato sembra in preda soltanto alla paura: paura di nuovi fallimenti, paura della recessione e paura che il mercato scenda ancora. Siamo davanti ad un circolo vizioso: ieri Wall Street è arrivata a perdere il 9% a causa della mancata approvazione del piano Paulson, la paura che ne è seguita ha contratto ulteriormente il mercato interbancario (c’è un interessante articolo sul sole24ore a proposito) con il risultato che trovare liquidità a prestito è praticamente impossibile. In pratica la paura che le banche non vengano salvate riduce l’ammontare di liquidità disponibile per le banche stesse, il risultato è che i problemi peggiorano. E se fallissero altre banche l’economia potrebbe risentirne in modo significativo, visto il ruolo del settore bancario all’interno dell’economia.

Il Consiglio dei Ministri approva la Finanziaria 2009

E’ stata approvata il 23 settembre scorso, dal Consiglio dei Ministri la legge Finanziaria 2009 che ora dovrà superare l’esame del Parlamento. Il provvedimento, presentato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, comprende la normativa in materia di formazione dei bilanci annuali e pluriennali dello Stato, la normativa riguardante il bilancio di previsione statale per l’anno finanziario 2009 e quello pluriennale per il periodo 2009-2011, la relazione previsionale e programmatica per il 2009 e la nota di aggiornamento allegata al documento di programmazione economica e finanziaria 2009-2013. Quest’ultima si è resa necessaria per segnalare i cambiamenti verificatisi in seguito alla crisi che ha colpito l’economia mondiale. La nuova Finanziaria è una manovra leggera composta essenzialmente da tre articoli e cinque tabelle e riprende le norme introdotte con il decreto 112 varato nel giugno scorso.

La crisi economica e gli alti prezzi dei beni spingono verso il basso Sadia e Aracruz: scende anche l’indice Bovespa

 Sadia SA e Aracruz Celulose SA, due delle maggiori aziende esportatrici del Brasile, hanno fatto rilevare delle perdite, stimolando in tal modo alla speculazione molti produttori dei beni che guidano l’economia: tali produttori si trovano ora esposti al rischio di subire una perdita totale del 15%. Sadia, la seconda maggior compagnia alimentare del Brasile, è calata a livelli che non venivano raggiunti da 14 anni, dopo che la società ha licenziato il direttore generale Adriano Lima Ferreira e dopo aver perso circa 760 milioni di real brasiliani (410 milioni di dollari). Aracruz, la più grande azienda al mondo nell’ambito della produzione di eucalipto per pasta di legno, è scesa ai livelli del 1998, all’indomani delle dimissioni del direttore generale e delle perdite derivanti dagli investimenti.

 

Il Brasile, che rappresenta la principale economia dell’America Latina e la nazione prediletta per gli investimenti tra le economie emergenti, sta perdendo pian piano il suo “fascino” a causa dello sconvolgimento economico globale e del calo dei prezzi nazionali di petrolio, metalli e beni agricoli. Numerose compagnie brasiliane potrebbero esser state sorprese dall’inversione del real brasiliano, la valuta nazionale, il quale è aumentato del 44% negli ultimi quattro anni. Secondo Tony Volpon, economista di San Paolo:

Il fatto è che vi sono numerose perdite anche fuori dal Brasile. Non è certo una buona notizia per un mercato borsistico già fluttuante.

Economia USA: mercato immobiliare, consumi e investimenti arrancano. La crisi non è solo finanziaria

 Come anticipato lunedì, questa settimana è servita a fare il punto sulla stato dell’economia statunitense. Come vedremo le cose non stanno andando bene e questo preoccupa per due motivi: da una parte si iniziano ad intravedere gli effetti negativi della crisi finanziaria sulla economia reale, dall’altro i dati pubblicati non lasciano molte speranze proprio per la risoluzione della crisi stessa. Siamo di fronte ad un cane che si morde la coda: il mercato immobiliare ha dato avvio alla crisi finanziaria (mutui subprime) e la crisi stessa compare tra le cause della attuale debolezza del mercato immobiliare e dei consumi.

Un mercato finanziario in preda al caos come quello attuale non è infatti in grado di mettere risorse là dove sarebbe più proficuo, ma si lascia dominare da paure irrazionali portando i tassi di interesse a livelli più alti di quello che sarebbe opportuno rendendo eccessivamente onerosi i prestiti di denaro. Il risultato è un PIL in rallentamento e un crollo della fiducia per il futuro.