Visa si quota in borsa

Visa, la regina delle carte di credito, sarà quotata a Wall Street. La società lo ha anunciato ieri, sfidando il rallentamento dell’economia e la debolezza dei mercati. E lo farà lanciando un Ipo da record. L’Ipo è l’offerta pubblica iniziale ed è il procedimento con cui una società si quota in borsa. La prima quotazione delle sue azioni avverrà sul mercato primario così da permettere agli investitori di acquistare i suoi titoli nel momento in cui sono emessi per la prima volta.

Non si conosce ancora la data dello sbarco di Visa ma è trapelato che l’obiettivo è la raccolta di 18-19 miliardi di dollari. Se così fosse sarebbe la Ipo più alta mai lanciata negli Stati Uniti. Il precedente record è del 2000 e lo stabilì At&t con dieci milioni di dollari. Il progetto di quotazioni di Visa prevede l’immissione sul mercato di ben 406 milioni di azioni ad un prezzo tra i 37 ed i 42 dollari.

Se il mercato dovesse rispondere fiducioso Visa potrebbe anche incrementare il piatto, immettendo altri 40 milioni di azioni. Visa quindi segue la strada della “collega” Mastercard, sbarcata in borsa due anni fa ricavando 2,4 milioni di dollari. Nel giro di breve tempo le azioni Mastercard hanno raggiunto il valore di 203 dollari, quintuplicando il proprio valore iniziale.

Fondi comuni di investimento: crisi nel Belpaese, riunioni a Bankitalia

I Fondi comuni di investimento sono dei patrimoni gestiti da apposite società (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che appunto gestiscono (investendolo in strumenti finanziari) un patrimonio autonomo, quindi separato da quello della società di gestione del risparmio (SGR), da quello dei singoli partecipanti e da qualsiasi altro patrimonio gestito dalla stessa SGR, diviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti. Tali fondi possono essere: aperti e chiusi. Quando il fondo è aperto il risparmiatore può a ogni data sottoscrivere ulteriori quote del fondo o richiedere il rimborso parziale o totale di quelle già sottoscritte. Invece l’ammontare del fondo chiuso è predeterminato ed il termine massimo di sottoscrizione è stabilito in un anno, la durata dello stesso deve essere predefinita (massimo 30 anni) e le quote non possono essere riscattate prima della scadenza.

Cosa significa tutto questo? Significa che Pinco e Pallino, avendo a disposizione una certa quantità di denaro, decidono di investire per far lievitare quanto già posseggono, ma siccome non hanno molta dimestichezza con i mercati finanziari, si affidano a dei professionisti, che effettueranno per loro conto, un’ottima gestione. Almeno si spera. Perché magari mentre Pinco ha avuto il suo bel gruzzoletto in eredità da una vecchia zia d’oltreoceano sbucata e deceduta all’improvviso, Pallino i suoi soldi se li è sudati tutta una vita ed essi sono il frutto di anni e anni di lavoro. Entrambi comunque, aldilà di quale sia stata la fonte del loro denaro, hanno il sacrosanto diritto di essere tutelati. Quali sono quindi le garanzie per i due amici? Innanzitutto la SGR ha obblighi di corretta gestione, di informazione e rendiconto verso i sottoscrittori, i nostri amici quindi saranno costantemente informati dell’evoluzione dell’investimento. Inoltre sui soggetti abilitati alla gestione vigilano: la Banca d’Italia, in merito al contenimento del rischio e alla stabilità patrimoniale della società di gestione e la Consob che assicura la trasparenza e correttezza dei comportamenti e dei mercati e la tutela degli investitori.

Hedge Funds per tutti in Gran Bretagna

Gli Hedge Funds, che tanto sono stati al centro dell’attenzione negli ultimi tempi perchè accusati di aver dato il via alla crisi dei mutui subprime, nascono come “limited partners”, prodotti finanziari riservati ad una nicchia di persone, ultra-ricche, che si potevano permettere di perdere grandi quantità di denaro, e questo ha sempre reso possibile la loro non regolamentazione e conseguente poca trasparenza.

Dopo la loro incredibile crescita degli ultimi anni in sempre più paesi anche l’investitore retail (l’investitore non professionale e quindi meno esperto) può scommetere su questo tipo di fondi. In Germania è possibile già da qualche annno, mentre in Gran Bretagna era possibile solo acquistare fondi comuni di investimento che seguivano gli hedge funds e non investirci direttamente.

Telecom-Mediaset: una fusione nelle fantasie dei broker

Oggi Affari & Finanza di Repubblica parla nelle prime due pagine di Tele-Set, la possibile fusione tra Mediaset e Telecom. Qualcosa di più di una voce quindi? L’ipotesi di fusione aleggia nell’aria già da molto tempo ormai, ma finora non era mai stata considerata abbastanza credibile. Ora è cambiato qualcosa?

La società monopolista della telefonia non naviga in buone acque da qualche tempo: la sua presenza sul mercato internazionale è debole (il fatturato estero costituisce il 15% del totale, contro il 60% di Telefonica o il 50% di Deutsche Telecom). A livello finanziario l’indebitamento, eredità delle precedenti gestioni, resta pesante e lascia poco spazio ad inziative che comunque non sono arrivate.

Inoltre l’ipotesi di una liberalizzazione, toglierebbe a Telecom anche il vantaggio di agire da monopolista ed aggreverebbe non poco la situazione, che non può essere definita ancora disastrosa, ma neanche da adito ad ottimiste speranze future.

Carico fiscale: rapporto tasse servizi sempre più alto

Allo scopo di alleggerire il pesante carico fiscale che grava sulle 300 mila piccole e medie imprese svizzere, con il 50,5% dei voti vince il ‘si” al referendum sulla riforma dell’imposizione fiscale delle aziende in Svizzera. Il ‘no’ e’ prevalso in 8 cantoni della Svizzera occidentale, in maggioranza francofoni. L’Italia è confinante con la Svizzera ed è curioso notare come cambi nettamente la situazione da un confine all’altro.

Tra i grandi Paesi europei l’Italia sui colloca all’ultimo posto del rapporto tra tasse pagate e servizi ricevuti. Nel nostro paese, calcola la Cgia di Mestre , grava su ciascun cittadino un peso fiscale annuo pari a 6.747 euro, solo i francesi pagano più di noi: una media di 7.490 euro di tasse allo Stato ma che vengono ricompensate da una spesa sociale pro capite che e’ pari a 9.868 euro. Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi commenta:

La situazione e’ fortemente sconfortante perche’ dimostra ancora una volta come pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della societa’.

Fiat balza in borsa dopo le rassicurazioni di Marchionne e la ripresa della produzione

Fiat ha reso noto che i problemi legati ai motori 1.3 multijet sono stati risolti e la produzione dovrebbe ripartire tra domani e mercoledi. L’attività è stata sospesa per alcuni giorni negli stabilimenti italiani di Mirafiori e Termini Imerese e non potrà non intaccare i volumi di consegna del mese di febbraio, ma il Lingotto ha riconfermato gli obiettivi del 2008.

Il motore diesel multijet 1.3 è prodotto in Polonia, nello stabilimento di Bielsko Biala, dove la produzione è stata sospesa fino a sabato. Questo tipo di motorizzazione è montata su numerosi modelli di veicoli, tra cui la Punto, la Cinquecento, l’Idea e la Lancia Ypsilon, quindi tra i veicoli più venduti.

Il titolo Fiat nella seduta di venerdi era sceso sotto i 14 euro ed ha chiuso a -4,9%, rimbalzato tra le perdite legate alla sospensione della produzione e le voci sul futuro di Marchionne, che lo davano vicino a lasciare il gruppo torinese per la carica di vice presidente della Ubs.

Associazioni consumatori: rincari maggiori di quelli dichiarati dall’ISTAT

Il pane costa il 12,3% in più rispetto a gennaio 2007. La pasta è aumentata del 10%, il latte dell’8,7% e la carne del 3,6%. Il tasso d’inflazione attuale è al 2,9%, il valore più alto dal 2001, ma se consideriamo, però, esclusivamente i prodotti ad “alta frequenza di consumo”, cioè tutti quei prodotti che acquistiamo ogni giorno (alimentari, bevande, spese per l’affitto, carburanti, giornali, spese per il bar, tabacchi, ecc.), l’inflazione sale al 4,8%. Una crescita dei prezzi così consistente non si registrava da undici anni.

Ma quanto peseranno nelle tasche degli italiani questi aumenti? Secondo le associazioni dei consumatori nel 2008 spenderemo all’incirca mille euro in più rispetto al 2007. Purtroppo i salari crescono molto più lentamente rispetto ai prezzi, questo spinge gli individui a ridimensionare i propri consumi e gli italiani oltre che faticare ad arrivare alla fine del mese sono sempre più indebitati. Sale il numero di coloro che contraggono piccoli prestiti per far fronte a spese correnti o ad acquisti mirati (tv, auto, ecc.), sale il numero delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà: oltre 5 milioni, concentrate per la maggior parte nel Mezzogiorno del paese .

Risultato operativo Wind: Infostrada secondo operatore di telefonia fissa

Wind ha chiuso il 2007 con utile netto di 198 milioni di euro, rispetto ai 23 milioni del 2006. I ricavi hanno raggiunto i 5.271 milioni (+6,8% sul 2006) nonostante l’abolizione dei costi di ricarica, la regolamentazione europea della tariffe di roaming e l’ulteriore riduzione delle tariffe di terminazione dal luglio di quest’anno. Wind ha raggiunto 15,6 milioni di utenti nella telefonia mobile, in crescita del 6,4% rispetto al 2006 e riguardo alla telefonia fissa, Infostrada si conferma il principale operatore alternativo a Telecom Italia. Il debito, si è ridotto a 6.440 milioni di euro, in confronto ai 7.057 milioni dell’anno precedente. Al 31 dicembre sono stati rimborsati in anticipo 491 milioni di euro.

L’Ebit (il risultato operativo al netto degli interessi e delle tasse), si è poi attestato a 157 milioni di euro, contro i 60 milioni di euro del 2006. L’Ebitda ossia i guadagni al netto degli interessi, delle tasse ed inoltre dei deprezzamenti e degli ammortamenti ha raggiunto i 447 milioni di euro, in progresso del 15,5% rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente.

Call center in Romania: le aziende italiane si trasferiscono all’estero

Chiami il centralino, rispondono in Romania: il call center ora parla rumeno. Le aziende desiderano diventare più competitive riallocando alcune attività nei paesi emergenti. Precisamente i benefici dell’ outsourcing in Romania
sono: personale preparato e con un’ottima padronanza della lingua italiana, basso turn-over ed elevata scolarità (i romeni che lavorano nei call center sono spesso studenti universitari), costi contenuti. Spostare un call center in romania costa praticamente nulla, convogliando le telefonate negli altri stati via VoIP e prendendo personale locale pagato molto meno che in italia dopo un breve tirocinio. È questo l’offshoring o meglio la localizzazione di servizi in Paesi dove il costo del lavoro è nettamente inferiore e nei prossimi anni , si stima che ancora più aziende trasferiranno i call center all’estero. La “pacchia”, oltre che delle aziende di call center, è anche di tutte le società che ne fruiscono i servizi dimezzando in questo modo i costi.

Conti dormienti, suona la sveglia!

E’ partita da qualche giorno la caccia ai conti dormienti, come previsto dalla Finanziaria 2006. Ma cosa sono questi conti dormienti e di quanti soldi si tratterebbe? I conti (o fondi) dormienti, o silenti, o “dei morti“, sono depositi in denaro, conti correnti, cassette di sicurezza, libretti di risparmio, obbligazioni appartenenuti a persone decedute o scomparse o che comunque non vengono movimentati da anni, perfino da decenni. Sono quelli che Fiorani usò per la scalata ad Antonveneta e sono quelli che, per una qualche convenzione non scritta e non certo legalizzata, le banche considerano giusto fare propri, come se esistesse un limite di prescrizione anche per i conti.

L’Adusbef, l’associazione per la difesa degli utenti dai servizi bancari, ha portato avanti per anni una battaglia affinchè tali fondi venissero sottratti dalle grinfie delle banche e andassero a costituire un fondo aperto per risarcire le vittime dei crack finanziari, come Cirio, Parmalat, o del default dei bond argentini, ma anche in parte per stabilizzare i precari della Pubblica Amministrazione (il 20% del tesoretto).

Crescita europea in calo, Italia ultima della classe

Ultimo quarto trimestre del 2007 in rallentamento per l’Europa: lo 0,4% da settmebre a dicembre, contro lo 0,7% del trimestre estivo. Un rallentamento leggero ma che non poteva preannunciare nient’altro che un taglio delle stime per il 2008. E così è stato: inflazione elevata ed in crescita, congiuntura internazionale negativa e rialzo delle materie prime. La zona euro crescerà appena dell’1,8% nell’anno in corso.

L’inflazione sarà al 2,9% nell’Ue e del 2,6% nella zona euro e secondo le stime non ritornerà a livelli normali fino all’ultimo trimestre. Dalla commissione europea arrivano comunque parole rassicuranti, soprattutto per le economie europee più robuste, e la certezza che non servano pacchetti fiscali stile “Bush”.

Nel dettaglio la Germania crescerà dell’1,6%, la Francia dell’1,7%, la Spagna del 2,7%. E l’Italia? Per noi il discorso è un po’ diverso. Mentre le altre grandi economie europee possono contare, parola di Almunia, su

buoni fondamenti,

noi rappresentiamo “l’ultimo della classe“.

Acciaio quotato al London metal Exchange, anche USA progetta di lanciare il suo primo contratto

Il London metal Exchange è il più grande mercato dei metalli non ferrosi al mondo. Il valore nominale giornaliero dei contratti scambiati si aggira attorno ai 10 miliardi di dollari. Annualmente il volume di trading è di circa 60 milioni di lotti con un controvalore di circa 2000 miliardi di dollari. Il LME contratta futures, opzioni e tapos su alluminio primario e secondario, rame, zinco, nichel, piombo, stagno e plastica. Le contrattazioni sono condotte attraverso il sistema LME Select e le contrattazioni nel floor di Borsa , oltre che via telefono 24 ore su 24. Il LME è un luogo di incontro dove si trovano i contraenti e qui nasce il punto di riferimento principale per la fissazione del prezzo del metallo fisico, inoltre il LME fornisce strutture dislocate in tutto il mondo dove i partecipanti possono consegnare e ritirare i metalli.

Continua l’asta per Wimax: dopo Wind ed AirOne anche Fastweb e Mediaset abbandonano la gara

Il WiMax (Worldwide Interoperability for Microwave Access) è una tecnologia in grado di diffondere connessioni Internet ad alta velocità verso gli utenti per un raggio di 50 chilometri (il WiFi arriva a poche decine di metri), a banda larga e connessione veloce (fino a 74 Mbit/s). Il tutto a costi molto bassi perché non ha bisogno di cavi e, quindi, di appoggiarsi al cosiddetto ultimo miglio (il doppino di rame che collega la centrale telefonica alle case o alle imprese), ma arriva nelle abitazioni o direttamente sul computer, in ufficio e sul telefonino, via onde radio grazie a una rete di antenne. Per questo è in grado di coprire le metropoli, ma anche le aree più sperdute, dove è difficile e poco economico arrivare con le tecnologie tradizionali via cavo come l’Adsl. Germania Francia e Gran Bretagna hanno già concesso le licenze agli operatori. Anche Spagna e Grecia sono entrate nel club dei «tutti pazzi per il WiMax».Le licenze WiMax sono all’asta anche in Italia e permetteranno anche da noi l’arrivo di offerte a banda larga. L’asta organizzata dal ministero costituisce la fase finale per l’assegnazione dei diritti d’uso a disposizione dei singoli operatori. Quando anche questa procedura sarà terminata avrà inizio la vera fase operativa per la realizzazione dell’infrastruttura di rete e per la fornitura del servizio; tale fase dovrà comunque sottostare a precise disposizioni relative alle tempistiche con cui il territorio verrà coperto dal segnale.