India: Spice lancia il telefonino del popolo

Bhupendra Kumar Modi, presidente della Spice, compagnia telefonica indiana, in occasione della presentazione durante la grande fiera del settore, “Mobile World Congress“, in corso a Barcellona ha detto che solo la metà delle persone che abitano in tutto il mondo usa i cellulari e il problema è il costo del telefono. Almeno fino ad ora. Infatti l’India non smette di stupirci, appena qualche tempo fa aveva presentato l’automobile più economica al mondo (la Tata Nano prezzo 2.500 dollari) che avrebbe fatto viaggiare gli indiani in un abitacolo piccolo ma confortevole e soprattutto a basso costo, ora arriva un cellulare low cost: il telefonino del popolo infatti, costerà appena 20 dollari (circa 13 euro). La compagnia di Bombay, Spice comincerà a vendere in Asia già dal mese prossimo e tenterà di sottrarre una quota del mercato mondiale a Nokia, leader indiscusso del settore. Il telefono low cost sarà privo dello schermo e di tutte quelle funzioni non indispensabili.

Delocalizzazione produttiva: subfornitura preferita a produzione in loco?

L’economia italiana, basata prevalentemente su imprese di medie dimensioni, sta attraversando una profonda e inevitabile trasformazione. Interi processi produttivi vengono delocalizzati allo scopo di ridurre i costi di produzione, mentre grazie all’allargamento a nuovi Stati membri il potenziale commerciale dell’Est Europa è in continua crescita. La delocalizzazione diventa un sistema strategico e determinante per la sopravvivenza, intraprendere un’attività d’impresa non è facile, questo soprattutto al Meridione dove le possibilità di crescita sono limitate ed esiste il rischio d dover regalare parte dei guadagni alle organizzazioni criminali quali mafia, camorra, sacra corona unita. Le parole d’ordine sono dunque: sopravvivere, competere, ridurre i costi, alzare la qualità. I consumi interni stagnano, colpa della recessione e del caro-euro.

Le esportazioni faticano, per la concorrenza estera, le frodi e contraffazioni e ovviamente l’apprezzamento reale dell’euro: se occorrono tante monete (per esempio dollari) per acquistare un euro, allora i compratori americani non acquisteranno i prodotti da noi europei perché dovendo pagare in euro, pagherebbero cifre elevate solo a causa del cambio. Ecco perché avere una moneta unica forte è un’arma a doppio taglio, rafforza l’economia, l’affidabilità del sistema economico che la utilizza ma lede alle esportazioni. Un modo per svalutare la moneta in maniera innocua è che i Governi adoperino una politica monetaria restrittiva, ovvero abbassare i tassi di interesse . In questo modo gli investitori esteri non avranno molti vantaggi nel comprare titoli europei dato che hanno un rendimento basso, quindi non comprando titoli europei non compreranno neanche euro ed inevitabilmente il prezzo dell’euro (il cambio) diminuirebbe perché si avrebbe una inferiore domanda di euro.

Eni annuncia il piano strategico 2008-2011

L’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha annunciato ieri il piano strategico 2008-2011. Gli obiettivi sono ambiziosi: la società punta a raggiungere un incremento delle vendite di gas fuori dall’Italia del 9%, nonostante la competizione si faccia sempre più aggressiva.

Il 2007 si è chiuso con un utile netto di 10 miliardi (+8,6%) e le vendite di gas sono aumentate dello 0,9%. Paolo Scaroni lo ha definito comunque un risultato eccellente, considerato l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, i problemi legati alla nazionalizzazione dei pozzi venezuelani ed i ritardi nelle estrazioni in Nigeria e Kashagan.

Il “problema Venezuela” è stato risolto proprio ieri con un accordo che sancisce la fine della disputa sul giacimento di Dacion. Eni infatti riceverà una compensazione cash in linea con il valore contabile dell’asset. La compagnia nazionale PDVSA aveva infatti annullato il precedente accordo nel 2006 e secondo Eni il raggiungimento di questa soluzione è il segno di un miglioramento dei rapporti con le autorità locali, miglioramento che permetterà una maggiore produttività anche degli altri giacimenti venezuelani di cui la società italiana possiede delle quote.

Diminuiscono i consumi di generi alimentari e aumenta la spesa per internet e cellulari

Secondo i dati di Confcommercio durante il 2008 ci sarà una significativa frenata dei consumi di beni e servizi. Per l’Adoc (sindacato dei consumatori) la causa è nell’aumento dei prezzi, a volte incontrollato e al limite dello speculativo, e del crescente indebitamento delle famiglie, sempre più in difficoltà come confermato anche dall’Istat. Secondo Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc siamo in recessione , come testimoniato dal drastico calo della spesa per i beni, sia primari che secondari e dal crescente e preoccupante indebitamento delle famiglie. Il presidente vede la gravità della situazione e sostiene che essa richieda l’intervento urgente di Governo, parti sociali e imprenditori, partendo dalla riduzione di prezzi e tariffe, ma anche rivedendo il sistema del credito per limitare i rischi da sovraindebitamento di famiglie e piccole imprese.

Anche Confcommercio prevede un 2008 in frenata sul fronte dei consumi: cresceranno solo dell’1,2%. Secondo l’associazione di commercianti continuera’ la contrazione per alcuni prodotti alimentari come pane, zucchero, carne e cereali. Si tratta proprio di prodotti che nell’ultimo anno hanno registrato aumenti record, fino al 10%. In calo anche gli alcolici e i servizi per l’abitazione. Ad avere la meglio saranno soprattutto i venditori di prodotti tecnologici. Infatti si prevedono vendite in aumento superiori al 20% per telefoni e accessori e per i servizi telefonici. Bene anche gli elettrodomestici bruni (tv, hi-fi, ecc.).

Enel investe in Russia: acquisito oltre il 50% di Ogk-5

Enel Investment Holding (EIH, società di diritto olandese il cui capitale risulta interamente posseduto da Enel), a seguito del nulla osta dell’Autorità russa di regolazione dei mercati finanziari (FSFR), dopo il lancio di un’offerta pubblica di acquisto (OPA) obbligatoria sull’intero capitale della società di generazione elettrica OAO OGK-5 (OGK-5) è divenuta titolare di oltre il 50% del capitale di quest’ultima. L’obbligo di effettuazione dell’OPA derivava dall’avvenuto superamento della soglia del 30% del capitale di OGK-5 da parte di EIH, conseguente all’acquisto di una partecipazione pari a circa il 7,15% del capitale stesso perfezionatosi lo scorso 26 ottobre 2007.Enel informa di essere divenuta titolare di oltre il 50% del capitale di Ogk-5. E’ quanto emerge dai risultati provvisori dell’Opa obbligatoria promossa sull’intero capitale della societa’ russa. I risultati definitivi dell’Opa verranno resi noti nei prossimi giorni. Alla data dell’11 febbraio, l’ammontare delle azioni consegnate all’Opa promossa da Enel e’ risultato pari al 15,74% del capitale di Ogk-5. Ma prima del lancio dell’OPA Enel già possedeva una partecipazione del 37,15% del capitale di Ogk-5. Tali azioni, sommate a quelle ottenute con l’Opa, portano alla titolarita’ del 52,89% del capitale di Ogk-5. Il corrispettivo offerto in sede di OPA è di 4,4275 rubli per azione (equivalenti a circa 0,12 euro al cambio attuale di 35,9732 rubli per 1 euro).

Africa: è ora di investire nel continente nero?

Quando abbiamo parlato di mercati emergenti abbiamo detto che oltre ai BRIC, esistono tutta una serie di paesi, e mercati, in via di sviluppo, con buone potenzialità di crescita su cui è possibile investire giocando d’anticipo. E questi paesi non si trovano solo ad oriente, nel continente asiatico, o in quello sudamericano, bensì anche in Africa.

Il continente nero dopo secoli di sfruttamento e sottomissione sta forse cominciando ad alzare la testa? Il contesto geopolitico non è ancora ideale e la carenza di un quadro normativo in grado di proteggere gli investimenti ne fanno una realtà ancora tutta in divenire. Da non trascurare però la ricchezza di risorse naturali che caratterizza questo continente: il 30% dell’oro mondiale proviene da qui, così come almeno il 50% dei diamanti, per non parlare del platino.

E che dire del petrolio? L’oro nero africano appare spesso sottovalutato o sottostimato, come se il suo valore fosse inferiore a quello proveniente dal Medio Oriente. Ma non dimentichiamoci che la Nigeria è il sesto esportatore mondiale e riserve non quantificate perchè ancora da esplorare interamente sono presenti nel Golfo della Guinea, nell’area saheliana e nel Sudan.

Fed: USA in stagnazione, possibili ulteriori tagli tassi a marzo

La Federal Reserve resta pronta ad agire sui tassi, la crescita statunitense attraversa un periodo di stagnazione. Il presidente della Federal Reserve di San Francisco, Janet Yellen, ritiene piuttosto probabile che l’economia Usa sperimentera’ una crescita lenta, e non una vera e propria recessione, nei prossimi trimestri. Dello stesso parere è Ben Bernanke, secondo il quale l’inflazione dovrebbe moderare e le attese rimangono comunque sotto controllo, l’economia americana attraverserà un periodo di crescita modesta nei primi trimestri del 2008, ma dovrebbe riprendere velocità verso la fine dell’anno, per cui anche Bernanke ha escluso la recessione per l’economia Usa, anche se il rallentamento sarà inevitabile. Inoltre Bernanke alla Commissione bancaria del Senato ha precisato che tutte le banche che vengono supervisionate, restano con posizioni capitali forti e non esiste alcun rischio imminente di alcuna insolvenza, non esistono minacce che le crescenti perdite legate alle turbolenze relative ai mutui subprime possano determinare insolvenze bancarie, tuttavia la situazione del mercato finanziario rimane delicata.

Bernanke fiducioso ma Wall Street non sale

Martedì è stato il giorno di Warren Buffett, ieri, san Valentino, è stato quello di Ben Bernanke. Davanti al Congresso Bernanke si mostrato ottimista e si è lanciato in un maldestro, se mi permettete, tentativo di rassicurare i mercati, i quali evidentemente non sono altrettanto fiduciosi.

A Wall Street il Nasdaq ha perso 1,74% a 2.332,54, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno 1,34% a 1,348 punti, il Dow Jones a sua volta l’1,40% a 12,376,98. Questo calo è avvenuto nonostante l’arrivo di ben due dati positivi sugli Usa: il deficit della bilancia commerciale e la richiesta sussidi di disoccupazione. Sono 348 mila le domande di sussidi, secondo quanto rivelato dal Dipartimento del Lavoro, – 9.000, con un calo inferiore alle aspettative ma pur sempre un calo.

Migliore delle aspettative invece il dato sul deficit della bilancia commerciale, a 58,8 miliardi di dollari, mentre in novembre era di 63,1 miliardi. L’attesa, e poi la diffusione di questi dati, avevano dato una spinta positiva alla borsa, fino al discorso di Bernanke.

Gas: guerra evitata (o rimandata?) tra Russia ed Ucraina

Evitata, o perlomeno rimandata, un’altra crisi del gas. Gazprom rifornirà l’Ucraina ed il suo gas raggiungerà senza problemi anche gli altri paesi europei. L’Ucraina da parte sua comincerà già da oggi a ripagare il debito di 1,5 miliardi di dollari, senza però interessi per il ritardo.


L’accordo è arrivato in extremis, appena prima dell’orario in cui Gazprom aveva annunciato di voler tagliare i rifornimenti. Ma non è la prima volta che i due paesi si scontrano su questo tema: nel 2006 la Russia chiuse temporaneamente i rubinetti, mettendo in atto ciò che aveva minacciato.

Ma quali rischi correrebbe il resto d’Europa? I maggiori consumatori di gas russo sono Germania, Francia ed Italia e un blocco dei rifornimenti verso l’Ucraina significherebbe anche la chiusura di quei gasdotti che attraversano l’Ucraina per raggiungere questi paesi.

Fuga di cervelli: ISSNAF promuove scambio di conoscenze tra Europa e America

Spesso ne sentiamo parlare, cosa si intende per fuga di cervelli? Essa rappresenta propriamente il fenomeno dell’emigrazione, verso paesi stranieri, di persone ad alta specializzazione professionale, ovvero il cosiddetto capitale umano. Quando ebbe inizio questo fenomeno? La prima stagione fu quella associata alla seconda guerra mondiale, quando a causa delle leggi razziali del 1938 l’Italia perse molti cervelli. I nomi tantissimi, tra i più popolari: Enrico Fermi, Bruno Rossi. Da Torino subito dopo la guerra partirono tre giovani biologi, allievi di Giuseppe Levi, destinati a vincere, negli Usa, altrettanti premi Nobel : Salvatore Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Dopo la guerra iniziò una breve stagione di rinascita, durante la quale molti scienziati italiani partivano, ma molti scienziati stranieri venivano nel nostro paese: il premio Nobel inglese Boris Chain e lo svizzero Daniel Bovet, che otterrà il Nobel per attività di ricerca svolte in Italia.

Da allora l’Europa è la più grande “fabbrica di cervelli” del mondo. Essa continua oggi a produrre più laureati nelle discipline scientifiche e tecnologiche che gli Stati Uniti e il Giappone. Tuttavia, oggi le migliori eccellenze prendono la via per gli Usa, e quasi mai tornano a casa, preferendo continuare la carriera in America, dove chi ha talento viene davvero premiato. L ‘Università italiana forma giovani aspiranti ricercatori che la stessa Università, gli Enti pubblici di ricerca e, soprattutto, l’industria non riescono ad assorbire. Per questa ragione, i nostri scienziati preferiscono partire all’estero.

Nuovi mercati emergenti: Vietnam

Nell’ultima edizione del magazine di Credit Suisse, il Global Investor, viene affrontato il tema dei mercati di frontiera, mercati con una crescita inferiore rispetto ai cosiddetti paesi emergenti, ma che vantano potenziali capacità di commercio e sviluppo e che potrebbero rappresentare un ottimo investimento, per chi considera i BRIC ormai non più convenienti.

Gli ultimi 6 anni hanno visto un balzo in avanti incredibile dei BRIC, che trainati principalmente dalla Cina, hanno attirato un enorme mole di investimenti stranieri ed offrono opportunità interessanti anche come mercati interni, data la veloce crescita dei consumi. La loro crescita potenziale resta alta ma non è più “dinamica” come lo era un tempo, allora una soluzione potrebbe essere quella di scovare paesi in via di sviluppo, anticipando i tempi.

Per permettere agli investitori di individuare quali sono questi paesi Credit Suisse ha elaborato un indice che si basa sul benessere della popolazione, il potenziale macroeconomico, lo sviluppo dei mercati finanziari e la stabilità politica.

Investimenti nel mattone: nonostante incentivi cala domanda immobili

Investire nel mattone è oggi la prima scelta dei risparmiatori italiani, poco fiduciosi verso il mondo delle azioni o dei titoli allettati da condizioni addirittura più favorevoli rispetto alla media europea. Infatti, dato il livello ancora basso dei tassi, è probabile che la via migliore resti l’acquisto finanziato da un mutuo, soprattutto nelle grandi città, dove gli affitti sono sempre più alti. Nel caso di stipula di un mutuo, inoltre, esiste il vantaggio di poter detrarre fiscalmente gli interessi passivi. Per queste ragioni il mattone è ormai riconosciuto da tutti come l’investimento rifugio per eccellenza. Inoltre ciò che dovrebbe spingere verso l’alto il mercato immobiliare alcuni elementi, tra cui l’andamento problematico delle borse, soprattutto in questi ultimi periodi, e, in generale, delle forme di investimento alternativo, l’esiguità del mercato della locazione ed il fatto che i rendimenti da locazione risultano essere competitivi rispetto ai rendimenti finanziari. Una limitazione è data invece dal fatto che, normalmente, i mutui al 100% sono concessi solo per l’acquisto o la costruzione della prima casa. Nel caso di seconda casa, l’importo massimo finanziabile torna ad essere pari ad un massimo dell’80%.

General Motors: conti in rosso e tagli al personale

Perdite maggiori del previsto per General Motors che chiude il 2007 con un nuovo record: 38,7 miliardi di dollari di passivo. Nel settore auto i ricavi sono saliti del 7% nell’ultimo trimestre e del 4% in tutto l’anno, ma a pesare è soprattutto l’eliminazione di crediti di imposta non più utilizzabili.

La casa automobilista, un tempo ai vertici mondiali, nel 2006 aveva registrato un miliardo e mezzo di deficit. Se si escludono dal conto totale le rettifiche dovute ai benifici fiscali di cui GM non ha potuto godere, la perdita si attesta sui 23 milioni contro un utile di 1,2 miliardi.

Nel settore delle vendite auto GM ha registrato un calo in Nord America, ma il passivo peggiore è stato registrato in Europa, dove le tedesche hanno avuto la meglio. Bene invece nei mercati emergenti, in Asia e America Latina con due miliardi di profitti complessivi. Il mercato interno costituisce ormai meno del 40% e i piani di espansione riguardano tutto il settore dei mercati emergenti.

Chavez minaccia guerra economica contro gli Usa: aumenta prezzo del greggio

Il ministro venezuelano dell’energia Rafael Ramirez ha denunciato in questi giorni la manovra intrapresa dalla compagnia statunitense Exxon Mobil per congelare 12 miliardi di dollari di beni della compagnia petrolifera venezuelana Pdvsa in vari Paesi del mondo in attesa di un arbitrato internazionale, definendola una azione di terrorismo giudiziario.

A differenza di altre compagnie petrolifere internazionali, lo scorso anno Exxon Mobil non ha accettato di cedere alla Petroleos de Venezuela (PDVSA) la propria quota di maggioranza in un ricco progetto nel bacino del fiume Orinoco. La società statunitense ha deciso di avviare un arbitrato internazionale. In una conferenza stampa tenutasi a Caracas, Ramirez ha dichiarato che il congelamento dei beni è una norma transitoria a cui si ha il diritto di replicare e Chavez, presidente venezuelano, per “replicare” ha minacciato di lanciare una “guerra economica” contro gli Usa bloccando le esportazioni di greggio, proprio in risposta alla sfida legale promossa da Exxon.