L’economia britannica potrebbe calare del 2,9% nel 2009, registrando la perfomance peggiore dal 1946. E’ questa l’ultima terrificante previsione di alcuni analisti sui risultati dell’economia del Regno Unito. Le misure promosse da Gordon Brown per far fronte alla crisi economica potrebbero perciò aver bisogno di nuovi interventi all’inizio dell’anno. Malgrado le esportazioni dovrebbero essere favorite dalla grande svalutazione della sterlina, che è ormai vicina alla parità con l’euro, si teme che i consumi all’interno del paese potrebbero avere un ulteriore peggioramento, dopo che diverse grandio catene di magazzini hanno registrato vistosi cali nelle vendite di Natale. Uno dei principali problemi poi riguarda il calo degli investimenti che secondo alcuni istituti di ricerca potrebbero avere un calo del 15% nella prima meta del 2009.
Politica Commerciale
La riscossa di Telecom Italia in Borsa
Nell’ultimo mese il titolo Telecom Italia ha registrato una perfomance positiva del 20%, facendo meglio di tutto il comparto (l’indice Dow Jones delle tlc europee ha registrato infatti un +8% nello stesso periodo di tempo), e risultando in assoluto come il miglior titolo di tutto il principale listino di Piazza Affari. La comunità finanziaria, dopo aver pesantemente penalizzato il titolo, ora sembra cominciare ad apprezzare gli sforzi del nuovo management sul piano della ristrutturazione, basato su un forte ridimensionamento del debito, attraverso un consistente contenimento dei costi. A spingere sul titolo infatti sono le voci che vogliono una nuova struttura organizzativa più snella ed efficace all’interno dell’elefentiaco colosso delle tlc italiano, oltre che almeno due notizie importanti uscite in questi ultimi giorni.
Fiat pronta ad una profonda ristrutturazione per reagire a questa durissima crisi
Spinta dalla crisi Fiat, come il resto dell’industria dell’automobile, sarà costretta ad una ristrutturazione radicale che ne cambierà i connotati. Per tornare a generare valore dovrà ridurre i costi e spingere a fondo sull’innovazione. L’auto del futuro dovrà costare meno ed avere sempre maggiore efficienza sia dal punto di vista dei consumi che da quelli della resa su strada. Questo comporterà perciò un profondo e radicale cambiamento in quello che è stata l’organizzazione dell’industria dell’auto fino ad ora. Questo almeno è quanto pensano il suo amministratore delegato Marchionne e gran parte degli esperti del settore. La situazione disastrosa in cui versano Gm e Chrysler in America, ha dimostrato come la politica dei grandi suv onnivori di energia portata avanti dai colossi di Detroit per anni e le loro grandiosi politiche di sviluppo di macchine sempre più potenti ed ingombranti è fallita miseramente.
Iberia cancella quasi 40 voli al giorno in questa settimana, mentre si riparla di fusione con British
Mentre in Italia la trattativa fra Cai e i sindacati è sul punto di precipitare da un momento all’altro, con una parte dei sindacati che sembrano propensi ad adottare tutte le misure più estreme per contrastare il decollo, è proprio il caso di dire, della nuova compagnia aerea italiana, in Spagna Iberia è stata costretta ad annullare oltre 40 voli al giorno per i contrasti inerenti la firma del nuovo contratto collettivo per i dipendenti di volo e piloti. Giovedi scorso la compagnia ha comunicato che ha dovuto cancellare oltre 50 voli per lo sciopero proclamato dai piloti di una delle sigle sindacali che stanno trattando con la compagnia il rinnovo del contratto. La compagnia ha minacciato di denunciare questi piloti per pratiche scorrette e per aver inadempiuto alle regole dello sciopero, ma i sindacati hanno risposto che è tutto in regola e che se la compagnia non scenderà a patti, ci potrà essere un vero e proprio blocco dei cieli in Spagna.
Soffre il made in Italy: forse uno spiraglio grazie al calo del petrolio
Con l’espressione inglese Made In Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale, grazie proprio alla qualità dei prodotti. All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama con corrispondente vantaggio commerciale.
Il Made in Italy mostra oggi segni di sofferenza. La crisi non risparmia nessuno e fa sentire i suoi effetti anche sulle esportazioni italiane: l’export targato Italia perde terreno facendo registrare, sulla base dei dati Istat, un calo ad ottobre sia nell’interscambio complessivo, sia nei confronti dei Paesi europei. Calano anche le esportazioni proprio all’interno dell’Ue: segnamo una diminuzione delle esportazioni pari al 4,4%. Allo stesso tempo, cresce il deficit della bilancia commerciale, che nei primi dieci mesi dell’anno ha raggiunto i 10 miliardi di euro.
Il settore auto in grandissima difficoltà anche in Europa per tutto il 2009
I costruttori automobilistici europei temono un 2009 in perdita, mentre tutti gli indicatori mostrano che la grave crisi attraversata dal settore non riguarda soltanto i giganti americani dell’auto, impegnati in una lotta per la sopravvivenza. I dirigenti di Renault, Nissan e Fiat prevedono un nuovo calo del mercato l’anno prossimo, mentre la diminuzione delle vendite ha già costretto tre costruttori americani a chiedere un aiuto allo Stato, peraltro rifiutato giovedì scorso dal Congresso Usa. La tedesca Bmw, che vende sia utilitarie che auto di lusso col marchio Rolls-Royce, ha predisposto un sistema d’aiuto per le proprie concessionarie del valore di circa 100 milioni di euro. Il settore inoltre teme anche per un probabile aumento del prezzo del petrolio, se l’Opec decidesse la prossima settimana una riduzione della produzione. Un aumento del prezzo alla pompa rappresenterebbe un nuovo, duro colpo per l’industria automobilistica, che dà lavoro a 50 milioni di persone nel mondo, di cui 12 milioni solo in Europa, tenendo conto anche dell’indotto. Questo settore chiave è colpito dall’aumento dei prezzi dell’energia, quella delle materie prime e dalla mancanza di fiducia dei clienti a seguito della crisi finanziaria.
Nel 2009 potrebbe esserci una mancanza di caffè per i problemi di raccolta del Brasile
C’è un proodotto che sembra non conoscere crisi della domanda anche in un periodo di crisi: secondo le stime degli analisti, infatti, nel 2009 ci potrebbero essere dagli 8 ai 10 milioni di sacchi in meno di caffè rispetto alla domanda. Nel 2008 il consumo della bevanda nera si dovrebbe attestare intorno ai 130 milioni di sacchi mentre l’offerta è stata di 130. Ma nel 2009 i problemi potrebbero sorgere per le difficoltà che si sarebbero registrati nel primo paese produttore al mondo, il Brasile. Il paese sudamericano infatti dovrebbe raccogliere ciorca 6 milioni in meno di sacchi della categoria Arabica, che è quella maggiormente consumata nel mondo. Altri due milioni in meno dovrebbero venire dalla Bolivia, Costa Rica, Honduras e Guatemala. Meno problemi dovrebbero esserci invece per la qualita’ Robusta che viene sopratutto utilizzata per l’espresso, essendo di gusto più forte e concentrato.
Il Senato Usa boccia il piano salva auto e i mercati crollano nuovamente
I future sulla Borsa di Wall Street sono in forte calo prima dell’apertura di oggi pomeriggio, dopo che il Senato Usa ha bocciato il pacchetto di aiuti urgenti da destinare all’industria dell’auto. Le perdite dei tre indici principali si aggirano intorno ai 3 punti percentuali. General Motors e Ford sono attese a un avvio molto pesante. GM, la società più colpita dalla mancata approvazione del piano, cede oltre il 30% nelle contrattazioni del preborsa di Francoforte, Ford perde quasi il 10%. E l’Europa ovviamente non può ch reagire malissimo alla decisione del Senato di bocciare il piano di aiuti alle auto. Come già accaduto in occasione del piano Paulson di salvataggio delle banche, la camera alta del Congresso americano, ha bocciato gli aiuti di Stato da 11 miliardi di dollari, gettando i mercati finanziari nuovamente nel panico. Il problema infatti si pone a livello mondiale, essendo molto forte la presenza dei colossi dell’auto Usa in Europa ed Asia. E’ per questo motivo che si moltiplicano le iniziative dei governi europei che hanno sul loro territorio impianti e personale delle divisioni europee dei colossi americani dell’auto.
La crisi della carta stampata Usa: Newseek a rischio chiusura?
Se ne parla ormai da diverso tempo su quale potrà essere il futuro della carta stampata nel mondo sempre più tecnologico di oggi. E’, infatti, da almeno un lustro ormai che l’editoria tradizionale sembra caduta in una crisi di difficile comprensione e sopratutto soluzione. La diffusione di Internet e la sua informazione veloce, attraverso blog, quotidiani on line, chat room, forum, ha sicuramente rappresentato un punto di svolta per l’editoria tradizionale e la carta stampata. Le vendite infatti sono calate di anno in anno e con esse gli introiti pubblicitari, che sempre più vengono dirottati verso il mezzo internet o verso mezzi tradizionali ma di maggiore diffusione come televisione e radio. Ora questa crisi finanziaria sembra poter dare il colpo mortale ad un settore ormai boccheggiante. E’ notizia di qualche giorno fa delle gravissime difficoltà del Tribune, che edita testate storiche come il Chigago tribune e il Los Angels Times.
Marchionne: solo 5 o 6 produttori auto rimarranno sul mercato
Il mercato dell’auto sembra piu di altri patire questa crisi finanziaria che ormai da un anno sta intaccando l’economia mondiale. La General Motors, che fino ad un anno e mezzo era fra le prime cinque societá quotate a Wall Street, ora e’ ad un passo dal fallimento, insieme alla altre due sorelle di Detroit, Ford e Chrysler. Ma anche in Europa ed Asia la situazione non é certo migliore, se si pensa che quasi tutti i grandi produttori di auto da Fiat a Renault fino a Wolksvagen hanno deciso per una chiusura degli stabilimenti di venti giorni almeno durante le feste natalizie. La stessa Toyota considerata da anni come l’azienda perfetta ha lanciato un allarme utili e ha rivisto le sue stime per il 2009 al ribasso.
Tutti i governi, a cominciare dalla nuova amministrazione americana stanno pensando a come aiutare questo settore vitale per l’economia industriale di ogni Paese. Anche in Italia si sta pensando a come aiutare il colosso Fiat che sembra tornata ai livelli di pre Marchionne, quando ormai il fallimento sembrava davvero dietro l’angolo. Il problema di Fiat é che al contrario di altri colossi industriali europei o americani ha gia’ abbondantemente goduto degli aiuti ed incentivi statali per oltre un ventennio e quindi ora esiste solo maggiore attenzione verso simili inziative.
Ansaldo una azienda su cui puntare in un momento di crisi dei mercati
Tre nuovi ordini acquisiti in meno di una settimana e la soddisfazione di essere uno dei migliori titoli del 2008 di Piazza Affari. Con una performance positiva da inizio anno del 10%, Ansaldo Sts , controllata da Finmeccanica e attiva nel segnalamento e nei sistemi ferroviari, sembra confermarsi come uno dei maggiori titoli difensivi di tutto il listino milanese. Questo sia perchè essa appartiene ad un settore di quelli cosi detti anticlici e sia perchè essa beneficia sicuramente del fatto che per contrastare il calo degli investimenti privati, i governi stanno facendo ricorso a politiche espansive al cui interno un capitolo importante sono gli investimenti per infrastrutture. Pochi giorni fa, ad esempio, il governo italiano ha annunciato investimenti per 16,6 miliardi di euro in nuove opere infrastrutturali di cui sicuramente Ansaldo sts che è attiva anche nella realizzazioni di linee della metropolitana ed opere ad esse legate, avrà una parte di tutto rilievo, come nel caso dell‘Expo milanese 2015.Ma Ansaldo è società attiva in tutto il mondo e l’ultimo contratto firmato nei giorni scorsi è una commessa da 103 milioni di euro della Rio Tinto per la realizzazione di un treno senza guidatore per il trasporto di minerali e metalli in Australia.
Cina e USA sono concordi nel ritenere vicina la conclusione del Doha Round del WTO
Stati Uniti e Cina si sono mostrati ottimisti sul fatto che il round negoziale di Doha del WTO, relativo al commercio globale, possa concludersi entro la fine del 2008: l’auspicio sul termine del negoziato (avviato nel 2001) è stato espresso anche dal segretario statunitense all’agricoltura, Ed Schafer. Lo stesso Schafer si è così espresso al riguardo durante una conferenza stampa a Shanghai:
Sia la Cina che gli Stati Uniti ritengono molto probabile una conclusione proficua del Doha Round nelle prossime settimane.
Il segretario statunitense all’agricoltura si trova in Cina per promuovere lo Strategic Economic Dialogue tra il paese asiatico e gli Stati Uniti.
I negoziatori del WTO sono alla ricerca di un accordo commerciale da ben sette anni, con l’intento principale di tagliare i sussidi agricoli e le tariffe sui beni industriali. Il direttore generale dell’organizzazione, Pascal Lamy, ha fatto sapere che sta considerando di convocare un meeting ministeriale per la seconda settimana di dicembre al fine di completare le trattative. Gli Stati Uniti sembrano attualmente più preparati per adottare i compromessi migliori sui sussidi relativi al Doha Round. Il ministro del commercio della Cina, Chen Deming, aveva già espresso recentemente la sua fiducia sul fatto che manchino davvero pochissimi giorni alla conclusione del negoziato.
Mutui subprime: capacità di rimborsare ignorata dalle banche
Sembra che in America gli stessi banchieri siano spaventati dalla politica degli istituti creditizi. In questo articolo apparso sul New York Times, si parla di come si stia diffondendo in Usa la pratica del “BUY NOW, PAY NOTHING” (comprare adesso e pagar nulla).
il mutuo subprime é un mutuo a rischio dato ad un cosiddetto NINJA, che significa “No Income, No Job or Asset“. In pratica é la stessa situazione del precario italiano. Poiché si tratta della stragrande maggioranza del mercato del lavoro, le banche sono state costrette a fornire mutui a questi lavoratori. Questo sembra abbastanza logico: poiché la maggior parte dei lavoratori sono precari, le banche sono state costrette a dare mutui ai precari.
Tuttavia questo articolo evidenzia come spesso le banche approfittino della situazione, concedendo fidi ignorando completamente la capacità di rimborsare dei clienti. Ad esempio di ciò, nel succitato articolo, il caso di una ragazza ventunenne, che ottenuto un credito di mille dollari e rimborsato (immaginiamo con quali fatiche), si é vista in soli due anni quadruplicare il suo fido: da 1.000 a 4.400$!
Opec lascia la produzione di petrolio invariata
Con una decisione forse un pò a sorpresa l’Opec, riunito al Cairo, ha deciso di mantenere gli attuali livelli di produzione di petrolio, malgrado il calo vistoso dei prezzi avesse fatto pensare alla possibilità di una ulteriore riduzione nella produzione. L’obiettivo, infatti, dei paesi produttori sarebbe quella di assestare il prezzo del greggio intorno ai 75-80 $ al barile, ben lontano dai 54 della chiusura di Venerdi. La decisione è stata presa malgrado l’opposizione di alcuni paesi come il Venezuela e sopratutto Iran, che spingono invece per una riduzione di almeno un milione di barili al giorno. La decisione però potrebbe essere presa il prossimo mese, in occasione dell’assise prevista ad Algeri il 17 Dicembre. La riduzione di 1,5 milioni i barili decisa il 24 Ottobre scorso, infatti, è ritenuta insufficiente considerando come il prezzo del greggio abbia da quel momento continuato la sua inesorabile discesa. Ma sicuramente l’ultima voce in capitolo la varà il primo produttore al mondo, l’Arabia Saudita.