Gran parte dei paesi occidentali stanno attraversando un periodo recessivo. Il PIL complessivo d’Europa ha registrato una contrazione dello 0,2% nell’ultimo trimestre, replicando un andamento simile ottenuto nei tre mesi precedenti. A fronte di un ciclo economico in contrazione nei paesi sviluppati, l’economia cinese continua ad espandersi, seppur a ritmi rallentati. A quanto affermano le stime ufficiali, il pil cinese dopo un ciclo di crescita a doppia cifra durato cinque anni, ha segnato un rallentamento, crescendo nel terzo trimestre di “solo” il 9%, il tasso più basso degli ultimi sette anni. Una crescita del 9% è certo ben distante dall’avvicinarsi alla zona recessiva: vista la struttura economica, alimentata in passato da massicci investimenti industriali a servizio della produzione di gran parte del mondo, un rallentamento della Cina fa nascere serie preoccupazioni.
Politica Economica
Henry Paulson cambia idea sul TARP: niente asset tossici, ma aiuti ai consumatori e aumenti di capitale
Henry Paulson ha cambiato idea: i 700 miliardi messi a disposizione dal TARP (Trouble Asset Relief Program) non saranno impiegati per comprare asset “tossici” dalle banche, ma finiranno in aumenti di capitale e finanziamenti a sostegno dei consumatori. Facciamo però un passo indietro per capire cosa è successo. Il piano Paulson fu approvato nei primi giorni di ottobre con l’intento di dare risorse al Dipartimento del Tesoro USA per comprare asset illiquidi dalle banche in modo da liberare i bilanci di queste ultime dai rischi di ulteriori svalutazioni. Ad oggi sono stati spesi 290 miliardi di dollari: 250 miliardi sono serviti a finanziare aumenti di capitale delle banche, 40 miliardi sono andati ad AIG (ne abbiamo parlato in questo articolo). Paulson per adesso ha quindi preferito un approccio più diretto alla questione della mancanza di liquidità per le banche, gli aumenti di capitale aumentano la solidità fornendo denaro senza l’obbligo di cedere asset. Ieri si è parlato di come verranno spesi i prossimi 410 miliardi di dollari ed è qui che c’è stata la sorpresa.
Per il g20 di San Paolo necessarie politiche cordinate contro la crisi e la Bce approva
Il gruppo delle 20 economie avanzate ed emergenti ha concordato oggi sulla necessità di un’azione coordinata contro la crisi finanziaria globale. Lo si legge nel comunicato finale diffuso al termine del vertice a San Paolo in Brasile. Nella nota si legge che le potenze devono trovare misure per ripristinare la crescita e la stabilità finanziaria e che il G20 deve giocare un ruolo chiave nel garantire la stabilità economica e finanziaria, nonché agire insieme per ridurre la volatilità del mercato e far tornare alla normalità il mercato del credito. Il G20 ha anche riconosciuto la necessità di migliorare la supervisione e la governance delle istituzioni finanziarie, nonché garantire una appropriata supervisione di istituzioni come le agenzie di rating. Il vertice ha concordato sulla necessità che le potenze garantiscano che tutti i settori della finanza siano regolati in modo appropriato.
Lorenzo Bini Smaghi spiega il perchè della politica”prudente”della bce rispetto a quella della fed
Se la Banca centrale europea e i governi della zona euro replicassero nel Vecchio Continente le politiche monetaria e di bilancio adottate dalla Federal Reserve e dall’amministrazione Usa produrrebbero effetti destabilizzanti per l’economia europea. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce secondo il testo dell’intervento preparato per una lezione presso il Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.
Le economie sulle due sponde dell’Atlantico sono in parte diverse e la loro gestione richiede politiche monetarie e di bilancio in parte diverse. Sono più graduali e meno “attiviste” in Europa rispetto agli Stati Uniti
sostiene il banchiere centrale nell’intervento dal titolo ‘Le politiche economiche sulle due sponde dell’Atlantico: (perchè) sono diverse’.
Anche la Bank of England sta tagliando i tassi di mercato, i quali sono ora al loro livello più basso da oltre mezzo secolo
La Bank of England ha inaspettatamente tagliato i tassi di interesse di mercato di 1,5 punti percentuali: in tal modo gli stessi tassi hanno raggiunto il loro più basso livello dal 1955. Il provvedimento della banca britannica è stato dettato, come è avvenuto in casi analoghi recentemente, dal tentativo dei policy makers di limitare i danni causati dalla crisi bancaria. I nove membri facenti parte del Monetary Policy Committee, istituzione finanziaria guidata dal governatore Mervyn King, hanno portato il tasso bancario al 3%: tale tipo di operazione era comunque stata prevista da alcuni analisti economici.
Brian Hilliard, direttore della ricerca economica alla Societe Generale di Londra, si è così espresso:
Quello che è accaduto è assolutamente sbalorditivo e impressionante. Si è chiaramente compresa la situazione e si sta agendo di conseguenza.
Il brutto colpo subito dai mercati del credito ha lasciato la Gran Bretagna sul limite della sua prima recessione dal 1991, rendendo così necessari un salvataggio bancario di ben 50 miliardi di sterline (80 miliardi di dollari) da parte del governo, oltre a un taglio d’emergenza dei tassi di mezzo punto lo scorso 8 ottobre. Il primo ministro britannico Gordon Brown e la sua amministrazione hanno conseguentemente dovuto aumentare la pressione sulle banche commerciali, al fine di far accettare nel miglior maniera possibile le riduzioni dei tassi alle imprese e ai consumatori, già alle prese con gli alti costi del cibo e della benzina.
Con la vittoria Obama finisce definitivamente l’era della deregulation economica di Greenspan,
Il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama potrebbe cambiare le regole finanziarie ereditate dall’era Greenspan, sostenuto da una solida maggioranza democratica al Congresso e dalla rabbia del popoloamericano per l’attuale crisi del sistema del credito. I sondaggi hanno mostrato che è stata l’economia il fattore decisivo per la vittoria di Obama sul repubblicano McCain, dando al nuovo presidente un chiaro mandato per realizzare quanto annunciato in campagna elettorale.
In un momento come questo, non possiamo affrontare altri quattro anni di incremento della spesa, tagli delle tasse indiscriminati o la totale mancanza di tutele regolamentari che lo stesso ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha ora giudicato un errore,
ha scritto Obama sul Wall Street Journal questa settimana.
Obama presidente: salgono i mercati, ma la situazione USA resta critica
Le elezioni presidenziali portano forti rialzi anche a Wall Street. Ieri l’S&P 500 ha chiuso in rialzo del 4,1%, un rialzo del genere in concomitanza dell’elezione di un presidente non si era mai verificato da quando ha aperto il Nyse. La vittoria di Obama era data quasi per certa e quindi il mercato ha subito cercato di valutare il risultato politico. Da oggi presidenza e congresso tornano ad essere entrambi in mano ai democratici, sarà quindi più facile portare avanti una politica anti-crisi, senza gli scontri tra fazioni a cui abbiamo assistito durante il dibattito sul piano Paulson. Obama ha in mente un nuovo pacchetto da 175 miliardi di dollari a sostegno dell’economia: denaro che servirà a costruire nuove infrastrutture, a sostenere i soggetti più colpiti dalla crisi dei mutui, ad aiutare i produttori di automobili etc. Altre risposte però dovranno arrivare, a partire dalla crisi dei mercati (il cui sviluppo è ancora imprevedibile), dalle missioni militari e dalla crisi ambientale.
Il Financial Times vede la bufera abbattersi sull’Europa
Secondo il Financial Times nuvole, pioggia e lampi sono destinate a imperversare sui cieli europei nei prossimi mesi, in un parallelismo tra previsioni economiche e meteorologiche che fa ben capire quali sono stati gli effetti della crisi finanziaria sull’economia reale. In questo grafico (per vederlo è necessario iscriversi gratuitamente al sito del Financial Times) si possono vedere le previsioni di crescita per gli stati europei in chiave appunto di previsioni meteo. Per fare un esempio sull’Italia sono presenti nuvole cariche di pioggia, segno che le prospettive di crescita sono decisamente negative (crescita 0 per il 2008 e il 2009). Significativo poi è il confronto con le previsioni fatte ad aprile e a luglio: a colpo d’occhio possiamo notare un forte e continuo peggioramento dello scenario per tutti i paesi con l’Italia che è passata da +1,1% nelle stime di aprile all’attuale +0%.
Cai presenta l’offerta vincolante, malgrado il no di alcuni sindacati, ecco perchè questo può rappresentare un importante punto di svolta
Al termine di una giornata convulsa per le sorti di Alitalia, Cai, la compagnia guidata da Roberto Colaninno, ha fatto sapere di aver presentato l’offerta vincolante per acquisirne beni e asset e, in serata, Lo stesso Colaninno ha detto di aspettarsi una risposta dal commissario di Alitalia “in settimana”. Dopo una giornata che ha visto la situazione precipitare fino alla seria possibilità che la trattativa fallisse definitivamente e con essa la compagnia di bandiera, il lavorio diplomatico di Letta è riuscito a fare il miracolo. Ma quello che secondo noi occorre sottolineare è che forse per la prima volta nella storia del nostrro paese una trattativa non si arena malgrado non vi sia l’accordo completo dei sindacati.
Con la crisi finanziaria in Russia è cominciata la resa dei contri fra gli oligarchi russi
Putin una volta asceso al potere fu subito chiaro con gli oligarchi, facendo capire con alcune mosse che solo se loro lo appoggiavano e non si mettevano in testa strane mire avrebbero potuto continuare ad arricchirsi senza problemi, in caso contrario per loro la vita in Russia sarebbe stata assai difficile. Il governo attualmente controlla circa il 44% della produzione di greggio e tutta l’esportazione di gas naturale. Negli anni successivi ai primi anni 90, il numero di miliardari in dollari è cresciuto da una manciata a più di 100, questo grazie alla ascesa quasi inarrestabile delle materie prime, greggio e gas in testa e la proprietà delle aziende si apriva alle partnership con investitori stranieri. Ora, con la grave crisi finanziaria, i ruoli si sono drammaticamente, per gli oligarchi, invertiti. E molti miliardari russi hanno visto con la crisi finanziaria patrimoni andare letteralmente in fumo.
Nuove mosse contro la crisi: la Fed riduce i tassi, la FDIC si muove contro i pignoramenti
Proseguono gli sforzi da parte delle istituzioni USA nel tentativo di porre le basi per la fine della crisi. Ieri si sono mosse sia la Federal Reserve che la FDIC. La Fed di Ben Bernanke ha ridotto i tassi di interesse di 50 punti base, portando l’obiettivo per i tassi overnight all’1%, il più basso dal giugno 2004. L’intervento di ieri era nell’aria ed è stato giustificato dalla necessità di sostenere i mercati finanziari, troppo colpiti dalla crisi e potenzialmente in grado di portare ulteriori riduzioni nella spesa, cosa che deteriorerebbe le prospettive di crescita dell’area USA. Parlando poi dell’inflazione la Fed ha dichiarato che per il quarto trimestre è atteso un rallentamento dell’indice dei prezzi dovuto sia al forte calo delle commodities che al cattivo andamento della crescita. Se l’inflazione risultasse effettivamente in rallentamento potremmo assistere ad un ulteriore taglio dei tassi.
La vendita di obbligazioni collaterali causa le cattive performance di BEA: sempre più debole la domanda di prestiti
La Bank of East Asia Ltd., l’isituto creditizio con la peggior performance nell’indice Hang Seng di Hong Kong, ha annunciato di avere riportato una perdita pari a 2,2 miliardi di dollari di Hong Kong (284 milioni di dollari) a causa degli investimenti collegati al credito che sono stati rovinati dai turbamenti economici nei mercati globali. La banca asiatica, terzo maggior istituto della città cinese per assets, dovrà sostenere tale perdita: quest’ultima risulta essere quasi dello stesso ordine del suo reddito netto del secondo semestre del 2007 ed è stata provocata dalla vendita dell’intero portafoglio di obbligazioni collaterali debitorie.
Già nella prima metà di quest’anno, Bank of East Asia aveva effettuato un’operazione simile, per un importo di 1,3 miliardi di dollari di Hong Kong. Le azioni della banca, di cui il portavoce David Li rappresenta il settore bancario nell’assemblea legislativa, sono scese di ben 75 punti percentuali quest’anno, dato che la crisi globale dei mercati ha reso peggiori gli investimenti e ha inoltre indebolito la domanda per i prestiti. Prima dell’annuncio delle perdite, Bank of East Asia aveva già chiuso in ribasso del 16%, a quota 13,38 dollari di Hong Kong.
Lo yen continua ad apprezzarsi e le autorità internazionali pensano ad un intervento per calmierare i mercati valutari
Prosegue negli scambi della tarda mattinata londinese la discesa della valuta unica sulle principali controparti, mentre i corsi di yen e franco svizzero traggono beneficio dal clima di marcata avversione al rischio. Sugli schermi Reuters il cambio dell’euro/yen scivola al record negativo da maggio 2002, in calo di circa 4% in seduta fino a 113,64. Marcato deprezzamento per la divisa unica europea contro franco svizzero, con il cross al minimo dall’introduzione della valuta unica fino a 1,4301. Questo apprezzamento dello yen non solo contro l’euro, sembra preoccupare le principali autorità economiche e finanziarie internazionali. I Ministri delle Finanze e i banchieri centrali dei paesi del gruppo del G7, infatti, hanno emesso un comunicato congiunto esprimendo preoccupazioni sull’eccessiva recente volatilità dello yen. I sette paesi più industrializzati del mondo inoltre continueranno a monitorare con attenzione i mercati e a cooperare nel comune interesse per un sistema finanziario internazionale forte e stabile.
Per gli USA una settimana divisa tra PIL e taglio dei tassi di interesse
La settimana che inizia oggi chiuderà il mese di ottobre e la domanda che adesso tutti gli investitori si pongono è se potremo assistere ad un rimbalzo o se il crollo è destinato a proseguire. Questo mese i listini hanno perso circa il 25%, facendo registrare la performance peggiore dall’ottobre 1987. I mercati negli ultimi giorni di contrattazioni hanno subito pesanti perdite a causa dei segnali di rallentamento che le economie ci stanno fornendo. La recessione è data per scontato, ora ci chiediamo quanto possa durare e quali cali porterà. Anche questa settimana gli occhi saranno quindi puntati sui dati macroeconomici e sulle mosse della Fed. Saranno poi pubblicate le trimestrali di alcune grandi società, queste ultime però difficilmente riusciranno ad influenzare l’andamento delle contrattazioni. In merito alle trimestrali è infatti necessario sottolineare che ormai il mercato è concentrato esclusivamente sui mesi a venire, mesi considerati di forte discontinuità con quelli appena passati.