La Bank of Korea corre ai ripari contro la crisi: domani si terrà un incontro per decidere i tagli dei tassi di interesse

 Il consiglio monetario della Bank of Korea ha richiesto la convocazione di un incontro fuori programma per domani, con l’obiettivo di discutere la possibilità di un taglio dei tassi di interesse. Il meeting dovrebbe tenersi domani mattina a Seoul, secondo quanto lasciato scritto dall’istituto creditizio asiatico in un messaggio per i media. Questi ultimi, in particolare l’emittente Yonhap News, hanno fatto sapere che il consiglio monetario della banca potrebbe discutere di un taglio del tasso di interesse dell’ordine di mezzo punto percentuale.

 

Sarebbe la prima volta negli ultimi quattro anni che la Bank of Korea effettua una operazione di questo tipo: l’intento di tali tagli è quello di incrementare gli sforzi volti a ridurre la situazione economica negativa causata dalla crisi finanziaria globale. Lim Jiwwon, economista coreano, ha così commentato la notizia:

Le autorità stanno cercando di attenuare la crisi creditizia e di prevenire un ulteriore rallentamento dell’economia. Un taglio dei tassi di interesse potrebbe favorire un cambiamento di atteggiamento da parte degli investitori.

La banca centrale della Corea del Sud aveva già annunciato nei giorni scorsi di un’imminente iniezione di ben 2 trilioni di yen (1,4 miliardi di dollari) nel sistema finanziario del paese asiatico attraverso specifiche operazioni di acquisto.

 

I cali degli indici di mercato del Giappone spingono il governo ad acquistare le azioni delle banche del paese

 Il governo giapponese potrebbe acquistare le azioni detenute dalle banche della nazione asiatica per favorire la stabilizzazione dei mercati finanziari: la decisione è stata presa dopo che l’indice di mercato domestico giapponese è caduto a livelli che non venivano raggiunti da cinque anni. I mercati azionari globali hanno perso più di 10 trilioni di dollari in valore monetario questo mese, quasi un terzo del totale delle azioni, in una situazione in cui le banche centrali e gli ufficiali finanziari non sono capaci di contenere l’erosione provocata in particolare dalle perdite di lavoro.

 

Sempre nella giornata di ieri l’indice Nikkei 225 ha conseguito una perdita pari al 9,6%. Le perdite finanziarie provocate dal turbamento economico dovrebbero spingere il governatore della Bank of Japan, Masaaki Shirakawa ed i suoi colleghi a tagliare le previsioni di crescita nei prossimi giorni. La grande speculazione è cresciuta a tal punto che la banca centrale del Giappone dovrà provvedere a tagliare anche i tassi di interesse a causa della recessione che sta colpendo la seconda maggior economia mondiale. Il governo giapponese ha riconosciuto che il paese è entrato nella sua prima recessione da sei anni a questa parte, soprattutto a causa dei declini nelle spese domestiche e negli ordinativi di autovetture.

 

L’incubo recessione fa sentire il suo peso sulle borse di tutto il mondo

 Il sollievo per le minori tensioni sul mercato del credito è soffocato dai dati macro. Il 24 ottobre è il venerdì nero di un mese dalle tinte scurissime, in cui sono stati bruciati centinaia di miliardi di euro di capitalizzazione sulle Borse mondiali. Adesso, come ampiamente previsto da tutti gli esperti, è la recessione a fare paura, generando ondate di vendite, che lasciano spiazzati persino gli operatori. La crisi ha intaccato ormai anche l’economia reale e si rifletterà inevitabilmente sull’occupazione, i consumi, gli investimenti e i bilanci delle imprese. A questi livelli, i mercati scontano un peggioramento della congiuntura prolungato e severo. I dati macro rilasciati in queste settimane non sono incoraggianti.

Euro ai minimi da 20 mesi sul dollaro, mentre calano i prezzi della materie prime

 L’euro all’apertura del mercato londinese si riprende leggermente dalle perdite subite nel corso della seduta asiatica contro il dollaro, ma resta debole, come del resto lo è la sterlina e altre valute ad alto rendimento. L‘euro ha anche toccato un minimo di quattro anni e mezzo contro lo yen poichè gli investitori tornano ad allontanarsi dal più rischioso carry trade. Il biglietto verde ha segnato il massimo di 21 mesi nei confronti del basket con le principali valute. Gli investitori scommettono sul fatto che i tassi nei paesi al di fuori degli Stati Uniti verranno tagliati in modo consistente per cercare di sostenere la crescita mondiale. I timori che ci potrebbe essere un profondo rallentamento dell’economia mondiale hanno spinto gli investitori a liquidare le posizioni costruite negli ultimi anni, quando l’euro era riuscito a toccare il suo massimo storico a 1,60 dollari, dicono i dealer.

Allianz in soccorso di Commerzbank per trovare liquidità per l’acquisto di Dresdner

 Commerzbank registra un vistoso calo in Borsa sulla scia di alcune indiscrezioni in merito all’esitenza di un piano alternativo per prendere in prestito contante e completare l’acquisto di Dresdner Bank da Allianz qualora il suo piano di emissione di azioni dedicato all’operazione fallisse. Lo riferiscono alcune fonti con una conoscenza diretta della questione sottolineando come questo piano B potrebbe chiudere l’operazione e liberare Allianz dai problemi legati a Dresdner. Commerzbank ha già pagato 5,6 miliardi di euro ad Allianz per l’acquisto di circa il 60% di Dresdner Bank. Una seconda tranche fino a 3,1 miliardi per la parte restante scade il prossimo anno. Commerzbank vorrebbe pagare questa seconda tranche attraverso l’emissione di nuove azioni ma le turbolenze dei mercati dopo il collasso di Lehman Brothers e il calo del titolo in borsa potrebbero rendere questa strada difficile. Secondo una delle fonti, la stessa Allianz potrebbe aiutare Commerzbank a reperire il contante necessario.

C’ è un accordo con Allianz in base al quale la compagnia tedesca provvederà al finanziamento

spiega.

Il Pakistan si affida al FMI per sanare il suo debito: imminente l’incontro tra le due parti

 Il Pakistan, ritenuto il paese prestatore più rischioso al mondo, potrebbe cercare l’ausilio del Fondo Monetario Internazionale al fine di evitare il mancato pagamento delle sue obbligazioni debitorie: la notizia è stata annunciata da Shaukat Tarin, consulente finanziario del primo ministro del paese asiatico. La nazione dell’Asia meridionale potrebbe infatti aver bisogno di più di 6 miliardi di dollari per riassestare le sue riserve di valuta, dopo che vi è stata una riduzione del 74% lo scorso anno: per il 2009 è previsto che il Pakistan fronteggerà un debito di 3 miliardi di dollari nei costi dei servizi.

 

Standard & Poor’s ha avanzato dubbi riguardo al fatto che tale debito possa essere pagato e, conseguentemente, ha tagliato il rating di valuta straniera di lungo termine di ben sette livelli. È stato previsto che il paese asiatico potrebbe necessitare di 4,5 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi e sta già lavorando ad alcuni progetti, tra cui quello che prevede la ricerca di prestiti presso la World Bank, la Asian Development Bank e il Department for International Development del Regno Unito.

 

Tornano gli aiuti di Stato per scongiurare la recessione globale

Sconfiggere la grande crisi finanziaria internazionale e scongiurare il rischio di una recessione globale. E’ questo il principale obiettivo degli Stati europei riunitisi nei giorni scorsi nel Consiglio europeo. Novità importante emersa dal Consiglio è il possibile ritorno degli aiuti di Stato. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, infatti, hanno dichiarato che è indispensabile, nell’attuale situazione, prevedere delle forme di sostegno per l’economia italiana attraverso gli aiuti di Stato, fino ad ora considerati inaccettabili. Annunciati, innanzitutto, aiuti alle piccole e medie imprese italiane che riceverenno dai sei agli otto miliardi di euro. A sostenere le pmi e le banche italiane sarà la Banca europea per gli investimenti che, nel dettaglio, finanzierà le banche che a loro volta finanzieranno le piccole e medie imprese a un tasso più conveniente.

La crisi arriva anche in Cina: l’economia rallenta e il governo pensa ai rimedi

 Dopo la riduzione delle stime di crescita in Giappone e Singapore, adesso è venuto il turno della Cina, segno che l’Asia non è immune a quella che sembrava essere una crisi esclusivamente occidentale. Nel terzo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo cinese dovrebbe essere salito del 9,7%, questo secondo le stime degli economisti. Il dato è significativo in quanto segna una decelerazione piuttosto marcata rispetto al 10,1% del trimestre precedente e al 10,6% della prima parte dell’anno (questi comunque sono tassi annualizzati). Negli ultimi giorni inoltre anche il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto al 9,3% le stime di crescita per il 2009 , ma c’è chi parla anche di 8% se non venissero presi opportuni provvedimenti. Il rallentamento in corso trova spiegazione nel peggior andamento delle esportazioni: Europa e Stati Uniti, i principali mercati di sbocco dei prodotti cinesi, stanno infatti scivolando in una recessione e questo porterà ad un calo della domanda. Brutte notizie anche dal mercato immobiliare: a Shangai i prezzi delle case stanno crollando, con un -19,5% solo nell’ultimo periodo. Debole anche il mercato azionario il quale ha sofferto più degli altri mercati della crisi in corso, rispetto ai massimi dell’anno l’indice CSI 300 ha perso il 66%.

La recessione a livello mondiale è quasi certa secondo le previsioni dei gestori dei fondi

 All’inizio di ottobre il pessimismo degli investitori è aumentato ulteriormente, portando i gestori fondi a prevedere una recessione a livello mondiale. E’ questo il risultato del sondaggio mensile di Merrill Lynch presso i fund manager, che indica come i gestori preferiscano il contante agli impieghi alternativi. L’indagine, effettuata prima delle ultime misure di salvataggio dei governi, mostra una decisa riluttanza degli investitori a detenere azioni, anche se sono considerate a buon mercato. Gary Baker — capo di Merrill della strategia sull’equity per Europa, Medio Oriente e Africa — ha sottolineato come il sondaggio sia il più pessimistico nei dieci anni di storia del report.

Non c’è discussione. E’ incredibilmente negativo.Tutti sono ribassisti sullo scenario macro

Il piano europeo da slancio alle Borse, sperando che basti e che non sia troppo tardi

 Dopo la bozza d’accordo siglato a Parigi dai grandi paesi europei, dopo un tira e molla che ha contribuito a determinare la peggiore settimana per i mercati europei da sempre, finalmente le borse sembrano tirare un sospiro di sollievo, trainate dal settore bancario che vola su tutte le piazze finanziarie continentali. Tutte le borse del vecchio continente a fine mattinata segnano rialzi ben superiori al 5% con Milano piazza migliore con un +7%. Il piano anticrisi sembra in effetti andare nella direzione giusta che è quella di ridare fiducia ad un sistema che sembra aver completato perso la bussola, ma le incognite restano purtroppo ancora alte e molte sono legate al colpevole ritardo con cui le autorità si sono mosse per fronteggiare questa terribile crisi sistemica.

Piano anticrisi europeo: elementi fondamentali e obiettivi

 Garanzie sui prestiti interbancari, ricapitalizzazioni, sospensione del criterio mark to market, commercial paper; sono questi i punti su cui si è concentrata la risoluzione dell’Eurogruppo. Mentre aspettiamo di conoscere ulteriori dettagli provenienti dai Consigli dei ministri di Francia, Germania e Italia (cifre esatte ancora non sono state rese pubbliche) cerchiamo di capire i perché di questa risoluzione e quali elementi della crisi si vogliono colpire.

Il G7 delude in parte le aspettative: impegni comuni, ma azioni scollegate

 E’ terminata con poco più di un nulla di fatto la riunione del G7 di ieri. I sette paesi più industrializzati del mondo non hanno infatti trovato una base comune di azioni da promuovere, ma si sono limitati ad un accordo piuttosto generico che lascia i vari governi liberi di agire come meglio credono. Nel comunicato leggiamo che

“la situazione attuale richiede azioni urgenti ed eccezionali […] verranno presi tutti i provvedimenti necessari a sbloccare il mercato del credito e il mercato monetario”.

Gli elementi concreti scarseggiano a favore di prese di posizione che fanno capire ben poco in merito a ciò che potrà essere fatto. L’unica cosa che sembra data per assodata è che non verranno fatte fallire altre banche, è stato infatti preso l’impegno di concedere risorse aggiuntive alle banche in difficoltà.

Singapore si prepara ad affrontare la prima recessione dopo sei anni: la banca centrale del paese non è fiduciosa sulla crescita

 Singapore è caduta nella prima recessione economica dal 2002 a causa del crollo del settore manifatturiero, il quale ha spinto la banca centrale della nazione asiatica a porre fine alla politica di ausilio a guadagni della valuta, volta a fornire uno sforzo per supportare l’economia. La Monetary Authority of Singapore, la banca centrale del pase che fa affidamento sulla valuta locale tanto quanto sui tassi di interesse come strumenti privilegiati della sua politica, ha affermato che è in atto uno spostamento verso un “apprezzamento dello 0%”.

 

Il Prodotto Interno Lordo ha contratto un 6,3% annualizzato  nel terzo trimestre rispetto ai precedenti tre mesi, dopo che si era ridotto fino al 5,7% tra aprile e giugno. Il dollaro di Singapore risulta essere sempre più debole e la sua caduta dovrebbe favorire gli esportatori del settore elettronico come Venture Corp. e Chartered Semiconductor Manufacturing Ltd. rendendo i loro prodotti più economici oltreoceano. Song Seng Wun, economista della società CIMB-GK Securities Pte a Singapore, ha affermato che:

L’intero mondo sta andando incontro sempre più a politiche di sostegno e lo stesso vale ovviamente per Singapore. Stiamo per affrontare un lungo periodo di lenta crescita o di recessione, probabilmente per i prossimi due anni. Questa flessione è molto differente rispetto a quelle del passato.