Le banche centrali dell’Asia reagiscono alla mancata approvazione del piano Paulson: nuovo denaro circolerà nei sistemi monetari

 Le banche centrali dei paesi che vanno dall’Australia al Giappone hanno immesso nuove quantità di denaro nei loro mercati monetari ed hanno inoltre promesso di voler procedere a piccolo passi verso l’attenuazione della carenza di credito, all’indomani della mancata approvazione del piano statunitense di salvataggio finanziario da 700 miliardi di dollari. In particolare, le banche centrali di Giappone e Australia hanno immesso 20,8 miliardi di dollari nel sistema finanziario e i policy maker di Corea del Sud, India e Hong Kong si sono impegnati a fare lo stesso se dovesse rendersi necessario. Le riserve asiatiche sono crollate, contribuendo così al prolungamento della peggior liquidazione degli ultimi 21 anni, a causa della profonda crisi finanziaria che minaccia di spingere le economie alla recessione.

 

La produzione industriale giapponese è scesa come non accadeva dal 2003 e in Corea del Sud si è verificato un calo delle spedizioni oltreoceano, il quale ha incrementato il deficit della nazione asiatica. Secondo Shane Oliver, a capo della sezione investimenti della società australiana AMP Capital Investors di Sydney:

Questa situazione sta coinvolgendo tutto il mondo. Il risultato finale sarà quello di assistere a un taglio globale dei tassi.

 

La reconquista spagnola parte dalle banche: le meno colpite dalla crisi: ecco perchè

 Fa abbastanza impressione vedere come in una situazione di crollo del sistema finanziario determinato dalla crisi dei mutui e quindi dal crollo del mercato immobiliare,  nel paese europeo che proprio da esso ha tratto gran parte della linfa vitale per la sua economia, le sue due principali banche risultino essere forse le meno esposte in tutta Europa fra i grandi colossi del credito. E’ notizia di ieri, infatti, che il Santander, tramite la sua controllata Abbey abbia acquistata tutta la divisione commerciale di Bradford & Bingley, che ha dovuto alzare bandiera bianca. Dopo 5 secoli insomma la invincibile armada, questa volta finanziaria, sembra gustare la sua grande rivincita sulla perfida Albione, che sembra ormai il paese in Europa maggiormente colpito da questa terribili crisi finanziaria.

I mercati tremano. La reale importanza del piano Paulson all’indomani della mancata approvazione

 Continua a peggiorare lo stato della crisi dei mercati finanziari, ma ciò che più conta è che il mercato sembra in preda soltanto alla paura: paura di nuovi fallimenti, paura della recessione e paura che il mercato scenda ancora. Siamo davanti ad un circolo vizioso: ieri Wall Street è arrivata a perdere il 9% a causa della mancata approvazione del piano Paulson, la paura che ne è seguita ha contratto ulteriormente il mercato interbancario (c’è un interessante articolo sul sole24ore a proposito) con il risultato che trovare liquidità a prestito è praticamente impossibile. In pratica la paura che le banche non vengano salvate riduce l’ammontare di liquidità disponibile per le banche stesse, il risultato è che i problemi peggiorano. E se fallissero altre banche l’economia potrebbe risentirne in modo significativo, visto il ruolo del settore bancario all’interno dell’economia.

Il rischio contagio sconvolge i mercati in Europa, le banche centrali e i governi devono fare fronte comune e intervenire.

 Quello che sta succedendo questa mattina sui principali listini del vecchio continente, è metaforicamente parlando, come uno di quegli attacchi decisivi durante una lunga guerra, in cui uno dei due contendenti, in questo causa la paura o il panic selling, utilizzando un gergo borsistico, si prepara a sferrare forse uno dei più decisi attacchi contro l’avversario, in questo caso rappresentati dalla stabilità e dalla fiducia nei mercati, ormai scesa a livelli vicinissimo allo zero. Ecco perchè occorre, a questo punto, una pronta ed immediata controffensiva da parte delle istituzione finanziarie Europee, sulla scorta di quello che il piano di Paulson, sebbene con all’interno molte contaddizioni ed aspetti negativi, sembra essere per gli Sati Uniti.

Fortis, Bradfort e Bingley, Hypo Real Estate: le banche europee non sono immuni alla crisi. Intervengono i governi

 Dopo gli sconvolgimenti delle ultime settimane che hanno colpito Wall Street e mentre l’attenzione è rivolta all’approvazione del piano USA da 700 miliardi di dollari possiamo dire che la crisi finanziaria è arrivata anche in Europa e con essa gli interventi statali di salvataggio delle banche in difficoltà. Questa settimana infatti si apre con il salvataggio della belga Fortis, dell’inglese Bradford & Bingley e della tedesca Hypo Real Estate. Intanto nel mercato europeo crollano i titoli del settore bancario a causa principalmente delle difficoltà che sta trovando il governo americano nel far approvare dal congresso il piano Paulson. Belgio, Olanda e Lussemburgo metteranno in campo 11,2 miliardi di euro per salvare Fortis, gruppo bancario-assicurativo crollato in borsa la scorsa settimana per i timori di una imminente crisi di liquidità simile a quella che ha determinato il fallimento di Lehman Brothers.

Lo Stato belga pagherà 4,7 miliardi per il 49% delle attività bancarie di Fortis in Belgio, operazioni simili in Olanda (4 miliardi) e Lussemburgo (2,5 miliardi inizialmente sotto forma di prestito). Per reperire fondi la società sarà probabilmente costretta a vedere le attività retail di ABN Amro (pagate 24 miliardi), comprate giusto un anno fa in occasione dell’OPA lanciata insieme a Royal Bank of Scotland e Santander.

Il Consiglio dei Ministri approva la Finanziaria 2009

E’ stata approvata il 23 settembre scorso, dal Consiglio dei Ministri la legge Finanziaria 2009 che ora dovrà superare l’esame del Parlamento. Il provvedimento, presentato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, comprende la normativa in materia di formazione dei bilanci annuali e pluriennali dello Stato, la normativa riguardante il bilancio di previsione statale per l’anno finanziario 2009 e quello pluriennale per il periodo 2009-2011, la relazione previsionale e programmatica per il 2009 e la nota di aggiornamento allegata al documento di programmazione economica e finanziaria 2009-2013. Quest’ultima si è resa necessaria per segnalare i cambiamenti verificatisi in seguito alla crisi che ha colpito l’economia mondiale. La nuova Finanziaria è una manovra leggera composta essenzialmente da tre articoli e cinque tabelle e riprende le norme introdotte con il decreto 112 varato nel giugno scorso.

Calano le quotazioni dello yuan cinese: ora verrà limitato l’apprezzamento della valuta e intensificate le esportazioni

 Lo yuan cinese è caduto a livelli che non venivano raggiunti da luglio 2005, periodo in cui ci furono problemi nelle quotazioni col dollaro: a causa di questa situazione i policy makers stanno limitando l’apprezzamento della valuta asiatica, al fine di favorire gli esportatori e sostenere la crescita tra la crisi economica globale. Il premier cinese Wen Jiabao si è impegnato pochi giorni fa a mantenere una solida stabilità economica, finanziaria e del mercato del credito, andando in controtendenza agli Stati Uniti, sempre più vicini alla recessione. Il governo cinese ha dovuto frenare i guadagni dello yuan per questo trimestre, dopo che la banca centrale ha rilevato che gli ordini di esportazioni sono scesi ai livelli più bassi da tre anni a questa parte.

 

Lo yuan ha perso 0,46 punti percentuali (sono ora necessari 6,8485 yuan per un dollaro) alla borsa di Shangai, secondo quanto riportato dal China Foreign Exchange Trade System. La valuta asiatica, la quale aveva ottenuto le migliori performance del continente nel 2008, è cresciuta dello 0,08% in quest’ultimo trimestre, la crescita più bassa da quando è stato stabilito un tasso di scambio fisso. La Cina dovrà ora assestare la politica economica in tempi brevi, dato che la situazione economica è in continuo mutamento.

 

Nuovi dettagli sul piano Paulson: 700 miliardi per liberare le banche dai titoli ad alto rischio.

 Il piano di intervento anticipato da Paulson venerdì ed in grado di spingere i mercati al rialzo inizia a prendere forma. Ieri pomeriggio l’amministrazione Bush ha inviato al Congresso la richiesta di approvazione la quale potrebbe essere concessa già il prossimo venerdì. Centro della proposta è l’attribuzione al Dipartimento del Tesoro americano (in pratica il ministero dell’economia) del potere di acquistare strumenti finanziari collegati ai mutui ad alto rischio. Potranno essere spesi fino a 700 miliardi di dollari in modo da liberare le banche americane dal rischio di ulteriori pesanti svalutazioni. Il Congresso dovrà quindi anche accettare che il debito pubblico americano salga da 10’615 a 11’315 miliardi di dollari. Da sottolineare inoltre che il Dipartimento del Tesoro avrà in pratica totale libertà di azione in modo da poter portare avanti interventi più flessibili. Fonti anonime hanno tuttavia anticipato che si prevedono aste mensili durante le quali il governo americano comprerà ogni volta asset fino ad un massimo di 50 miliardi.

L’uso dello sciopero selvaggio per cercare un impossibile diversa soluzione per il salvataggio Alitalia

 E ora dopo aver fatto tutti i più meschini tentativi di far saltare le trattative per il drammatico salvataggio della compagnia di bandiera, le corporazioni dei piloti e degli assistenti di volo, una delle tante in questo paese, usano l’ultimo irresponsabile mezzo a loro disposizione: lo sciopero selvaggio. 40 voli saltati, e chissà quanti altri in ritardo o a rischio cancellazioni fino a questa sera. Sacconi e il Governo gridano all’irresponsabilità di questo sindacato che poco o quasi nulla sembra avere a cuore le sorti dei ventimila lavoratori a rischio, ma sembra invece far prevalere la difesa degli interessi di parte, di privilegi e di rendite di posizione, che, in tutti questi anni e in diversi settori dell’economia, tanto hanno contribuito e contribuiscono a zavorrare il nostro paese, dal punto di vista competitivo. E’ successo di recente con i taxisti, è successo con i farmacisti, ma sono tantissime le corporazioni, avvocati, notai,medici, professori che fanno una vera e propria guerra nascosta di lobbing nelle sedi istituzionali per difendere i loro scandalosi privilegi, anche al parodosso del tanto peggio tanto meglio, come sta avvenendo in queste ore drammatiche di fronte al caso Alitalia.

Zapatero mette la sordina al suo ministro dell’economia a proposito della crisi economica

 Sul fatto che la grave situazione economica spagnola sia giunta ad un passo dalla recessione sembrano ormai d’accordo quasi tutti; economisti, politici, industriali, istituti di ricerca, mass media. Tutti tranne forse uno, il premier Zapatero, che fino a due mesi fa, cercava disperatamente di negare addirittura che il paese fosse in crisi economica. Ma è difficile negare l’evidenza e quindi alla fine anche lo stesso Zapatero si è dovuto inchinare ad ammettere che anche il suo paese era in crisi, aggiungendo pero che sicuramente le sue importanti misure in materia economica avrebbero portato miglioramenti già alla fine dell’anno (mentre fino ad ora la situazione sembra volgere sempre più al peggio). Ecco perché quando ieri il ministro dell’economia spagnola Pedro Solbes ha ammesso, in una intervista, che la Spagna potrebbe essere molto vicino alla recessione, sulla base di dati incontrovertibili, il premier ha pensato bene che era l’ora di richiamare all’ordine anche il suo illustre vicepresidente e di assumere le sue responsabilità in proprio.