Rallenta la corsa dei prezzi in Cina: a Luglio l’indice dei prezzi ha fatto registrare un aumento del 6,3%, più basso delle attese ed inferiore al dato di luglio (+7,1%). Nonostante il livello comunque alto, l’inflazione da segnali di rallentamento. In calo anche le previsioni sui dati dei prossimi mesi: per agosto gli economisti si attendono un dato prossimo al +5,5%, mentre per il resto dell’anno si attendono rialzi ancora più contenuti.
Una riduzione dell’inflazione era proprio il primo obiettivo del governo cinese, preoccupato per i possibili impatti negativi in termini di qualità della vita dei cinesi e quindi di malcontento della popolazione. Adesso l’attenzione torna sulla crescita e sono attese misure di politica economica destinate a risollevare un tasso di crescita del PIL che con il suo +10,4% del primo semestre ha deluso perché più basso dell’11,9% dello scorso anno. A rallentare la loro sono erano state in particolare le esportazioni, il cui tasso di crescita è stato del 22%, livello più basso del +25,7% fatto registrare nel 2007.
Le leve utilizzate fino ad ora per sostenere gli straordinari livelli delle esportazioni sono state il mantenimento della debolezza dello yuan nei confronti del dollaro, gli incentivi fiscali per gli esportatori di beni tessili e infine una maggiore libertà concessa alle banche che volevano erogare finanziamenti alle imprese. Per i mesi a venire è atteso un incremento della spesa in infrastrutture e una ulteriore diminuzione della pressione fiscale, anche se interrogativo importante resta la concorrenzialità dei mercati interni al colosso asiatico; se questa risulterà alta si verificherà inoltre un effetto positivo sui prezzi, messi sotto pressione dal caro delle materie prime (per esempio il cemento per il settore costruzioni). Altra possibile fonte di instabilità interna potrebbe risultare l’enorme massa di liquidità in entrata (se arrivano dall’esterno entrano troppi soldi è possibile il verificarsi di un contraccolpo sull’inflazione) tramite il surplus commerciale e gli investimenti esteri in arrivo, per questo la politica monetaria cinese resta attenta e restia a concedere una riduzione dei tassi.
Intanto l’SSE, l’indice più importante di Shanghai, ha registrato un calo di poco inferiore al mezzo punto percentuale, portandosi a ridosso dei minimi dell’ultimo anno. Da fine ottobre gli indici borsistici cinesi hanno perso in media il 60%.