Dopo il price cap arriva l’idrogeno. L’Unione Europea sembra aver deciso di dare spazio anche all’idrogeno green per combattere il caro energia. Vediamo cosa intende nello specifico.
Energia green per abbassare i prezzi
L’Europa vuole incentivare l’energia green per abbassare i prezzi dei prodotti energetici e, adottando due atti delegati parte della direttiva sull’energia rinnovabile, ha dato una definizione univoca di ciò che considera come idrogeno verde. E tra le fonti di questi è prevista anche il nucleare.
Tutto ciò rientra, secondo quanto spiegato dalla Commissione Europea, all’interno di un quadro normativo legato a questo combustibile che sottintende anche investimenti sulle infrastrutture energetiche. Senza dimenticare i fini legislativi da raggiungere per quel che concerne l’idrogeno rinnovabile da utilizzare nel settore dei trasporti e nell’industria.
Gli atti sopra descritti saranno poi trasmessi al Parlamento e al Consiglio europeo, che potranno decidere se accettarli o respingerli senza però apportare modifiche. Entrando nello specifico il primo atto delegato si occupa di definire a quali condizioni l’idrogeno e i combustibili da esso ottenuti possono essere considerati rinnovabili di origine non biologica.
In base al piano Repowereu l’Unione Europea ha intenzione di raggiungere i 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e altrettante di importato. È stato stabilito che la domanda di energia per la produzione di idrogeno aumenterà nel 2030 con gli elettrolizzatori che apriranno sulla larga scala. Data la quantità importante di energia utile per produrre l’idrogeno c’è bisogno di trovare fonti rinnovabili che sostengono tale fabbisogno.
Idrogeno green e condizioni di produzione
È importante sottolineare che l’idrogeno è considerabile verde se viene prodotto da elettrolizzatori collegati con fonti di energia di tipo rinnovabile come il fotovoltaico o l’eolico. O con un’energia a bassissime intensità di emissioni tra le quali il nucleare è protagonista.
Per riuscire a dar vita a una produzione idrogeno rinnovabile degna di tale nome la Commissione ha deciso di optare per il principio di addizionalità. Questa è chiamata a garantire l’aumento del volume di energia rinnovabile inserita nella rete elettrica europea rispetto a quella già esistente.
Una produzione quindi che sarà di sostegno alla decarbonizzazione e che eviterà il presentarsi di pressioni sulla produzione di energia. Va detto che raggiungere questo risultato è stato tutt’altro che semplice.
Proprio per via del coinvolgimento del nucleare il la questione. La Commissione Europea si è infatti trovata a dover prendere oltre 7 mesi per raggiungere la decisione. Cercando di equilibrare il risultato ricercato con la posizione di alcuni Stati membri. L’esempio più eclatante è rappresentato dalla Francia e dalla Germania. La prima è infatti ricca di centrali nucleari e quindi aveva guadagno nel vedere riconosciuto l’idrogeno in tal senso. Dall’altra parte c’è la Germania focalizzata sulle energie rinnovabili come l’idrogeno ma che non supporta il nucleare come fonte della stessa.