Credit crunch
Letteralmente significa ‘stretta creditizia‘, e può emergere dagli spontanei andamenti dell’economia o essere provocata dalle autorità monetarie.
Il secondo caso indica che il calo significativo dell’offerta di credito è dovuto alla fine di un prolungato periodo espansivo: avviene solitamente al termine della fase di espansione, quando le banche centrali alzano i tassi di interesse al fine di raffreddare l’espansione per evitare il rischio inflazione.
Se le banche centrali aumentano i tassi di interesse, allora le banche potranno loro chiedere prestiti a tassi più elevati e dovranno a loro volta concedere crediti con costi del denaro più alti. La domanda di credito diminuirà (credit crunch), così come anche gli investimenti e quindi il prodotto nazionale e si eviteranno spirali inflazionistiche.
Può quindi avvenire anche che, sull’onda di fallimenti bancari e ritiro della liquidità, le banche applichino una chiusura del credito per evitare esse stesse il fallimento. Il credit crunch si verificò particolarmente durante la crisi del 1929. Nel 2007 alcuni economisti hanno affermato che la crisi dei mutui subprime potrebbe portare ad un nuovo credit crunch, ma si trattava di una stretta del primo tipo: le banche stesse hanno irrigidito gli standard di prestito perché erano preoccupate del loro capitale.
Crisi dei mutui subprime
Il pericolo è quello di sottostimare una crisi che continua a mietere vittime: Bear Stearns, Northern Rock, Morgan Stanley, Lehman Brothers, Goldman Sachs, Ubs, Credit Suisse. Sono alcuni dei nomi delle banche coinvolte nella crisi dei mutui subprime, crediti concessi ai clienti con coefficienti di solvibilità realmente bassi.
Il mercato americano ha visto in pochi giorni, per l’ennesima volta dall’inizio della scorsa estate, un crollo improvviso, in seguito alle svalutazioni finanziarie della quinta banca americana, Bear Stearns, rilevata successivamente da Jp Morgan.
Questa è la posizione di crisi delle banche che porta al credit crunch, a ciò si aggiunge spesso una stretta creditizia dovuta all’innalzamento dei tassi da parte proprio delle banche, che con una mossa del genere potrebbe salvaguardare loro stesse a scapito del sistema.