Lo scandalo derivati rischia di allargarsi anche su Unipol, visto e considerato che la procura ha dichiarato di aver aperto un fascicolo in proposito. Ad ogni modo, il fascicolo è conoscitivo, e non vi sarebbe alcuna ipotesi di reato né indagati: un atto dovuto, insomma, sulla base di un’istanza di riapertura indagini presentata dai legali di cinque imprenditori marchigiani che accusano la banca di aver compiuto comportamenti illeciti nella gestione dei propri patrimoni.
La vicenda, archiviata nel 2011, è stata riassunta dal Corriere della Sera – edizione Bologna, che ricorda come gli avvocati sostengano che gli imprenditori assistiti, fin dal 2007, “avrebbero subito perdite per oltre cinquanta milioni di euro attraverso l’abuso sistematico della negoziazione di prodotti derivati da parte della banca”.
E di fatti, sostengono gli avvocati, “Sono stati effettuati migliaia di ordinativi mai firmati o avallati per operazioni ad altissimo rischio, in conflitto d‘interessi tra la banca e i clienti, che hanno prodotto perdite ingentissime per i nostri assistiti consentendo all’istituto di fare utili e dismettere titoli tossici per pulire il bilancio”. Accuse che nel 2011 caddero nel vuoto, non ravvisando – la procura di Bologna – alcun illecito e, di conseguenza, chiedendo e ottenendo l’archiviazione del procedimento (vedi anche Risultati Unipol primi nove mesi 2012).
Gli imprenditori presunte vittime, ad ogni modo, non hanno voluto mollare la presa: di qui, a dicembre, la citazione in giudizio della banca, sulla base di una consulenza tecnica disposta nel corso del processo civile, e presentando nuovi spunti investigativi. “Gli imprenditori hanno messo nero su bianco presunte violazioni da parte della banca che non avrebbe informato i clienti sui rischi sempre più elevati né su gran parte delle operazioni su derivati effettuate” – ricordava Gianluca Rotondi sul quotidiano. In ogni caso, Unipol ha definito la vicenda priva di qualsiasi fondamento, prevedendo di tutelarsi nelle sedi più opportune se “le affermazioni contenute nella denuncia dovessero indurre una scorretta informazione al mercato o recare danni di immagine per la reputazione della società” (vedi anche Asta inoptato Unipol – Fonsai).