Il Presidente della Repubblica in persona lancia l’ennesimo allarme occupazione; secondo Napolitano il problema della disoccupazione giovanile è il peggiore del Paese e non c’è da essere tranquilli fino a che non verrà risolto.
Nella giornata in cui l’OCSE ha ribassato le stime del PIL 2012 portandole da -1,7% a -2.4%, l’intervento del Presidente si focalizza su uno dei problemi del Paese che a lungo termine potrebbe costare di più in termini di ripresa economia e finanziaria. L’occupazione giovanile è il punto centrale del dibattito; mentre i lavoratori di una certa età puntano a concludere la carriera lavorativa tenendosi il posto di lavoro o cercando un rimpiazzo per quello perso, oppure ancora beneficiando degli incentivi statali, le “nuove leve” rappresentano un problema serio che nel lungo termine potrà ribaltare la situazione dell’Italia stessa.
In Europa ci sono 116 milioni di persone a rischio povertà secondo la Commissione Europea; l’aumento della disoccupazione si attesta all’11,2% nell’Eurozona ed inoltre i lavoratori impegnati sono sempre più precari. Il 94% dei posti di lavoro creati nel 2011 sono part-time ed il 42,5% dei giovani ha contratti a tempo determinato. In questo quadro attuale è chiaro che la situazione non è sostenibile a lungo termine e gli allarmi arrivano da più parti.
Al di là dei problemi attuali, avere una forza lavoro ferma di queste proporzioni costringe a rivedere la posizione economica dell’Eurozona nei confronti dell’intero mondo Finanziario. Potenze come USA (che in questo momento sta uscendo dalla crisi) e Cina (che consolida il proprio potere monetario e produttivo) potrebbero “sotterrare” l’Euro, che a l momento non offre ancora un’uscita seria dalla crisi ed un piano per affermarsi come potenza mondiale.