Il piano di salvataggio delle banche venete non è mai stato ritenuto come privo di conseguenze per i dipendenti e man mano che si sbroglia la matassa i nodi vengono al pettine: saranno almeno 1000 le persone che da ottobre rimarranno senza lavoro.
Poi avverrà passaggio delle 300 filiali superstiti, dopo la chiusura delle altre 600, alla piattaforma informatica di Intesa già da febbraio 2018. Si tratta di un accordo che va chiuso in due settimane e che se da una parte salva tutti, Stato compreso, da problematiche ben maggiori dall’altra lascia sul campo i lavoratori. Intesa Sanpaolo ha un tracciato da segure e per integrare attività e reti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca non si può perder tempo ne avere troppa “pietà”. E questo è qualcosa che si è intuito immediatamente ieri quando è avvenuta la prima riunione a Milano della trattativa sindacale per i mille dipendenti in esubero delle due ex popolari venete.
E’ impossibile negare che si tratti di una operazione senza precedenti a livello europeo e per quanto si stia tentando di traghettare alla pensione il più possibile le persone, questi mille esuberi “volontari” attraverso il pre-pensionamento o formule simili devono essere ben pensati per non lasciare il personale nell’indigenza. Tra di essi vi sono infatti persone che matureranno il diritto alla pensione di qui al 2024 e che dovranno essere coperte dal fondo esuberi di 1,2 miliardi finanziato dallo Stato, alle quali si aggiungeranno poi le 3mila uscite volontarie di intesa.
Al momento i soldi ci sono e si lavora per riuscire a concludere il tutto entro il 20 luglio.