Quello della sfiducia al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non può essere altro che considerato un brutto pasticcio della politica italiana che rischierà di riflettersi sull’economia del paese. Perché richiedere la rimozione a fine mandato?
Il caso, per la sua stranezza è seguito con molta attenzione anche dalla BCE dove tra l’altro Mario Draghi non ha mai nascosto la stima che provava e tuttora prova nel banchiere italiano. Visco non si arrenderà ovviamente e difenderà l’attività svolta per difendere e gestire le crisi relative alle banche venete ed a Monte dei Paschi di Siena. Sono proprio queste il lodo delle mozioni di sfiducia presentate da buona parte del parlamento: la colpa additata ed attribuita a Ignazio Visco è quella di una lentezza esagerata nell’azione da parte della Vigilanza che in questo modo non è riuscita ad evitare le “brutture” che si è stati poi obbligati ad affrontare con maggiori costi per la popolazione.
Una critica comprensibile, certo, ma che non elimina la necessità di calcolare ogni caso singolarmente perché obbligatorio verificare anche le colpe dei banchieri, tra l’altro spesso denunciati per ostacolo alla Vigilanza. E se politicamente molti grandi nomi si sono opposti con veemenza alla sfiducia, ancor più interessante è la reazione dell’economia. L’Abi, l’associazione delle banche italiane ha deciso di non esprimersi. Vincenzo Boccia dal canto suo, ha preferito porre Confindustria a margine di questo “caos”:
C’è un criterio istituzionale da cui ne deriva la nomina e c’è un grande partito che ha espresso la sua direzione di marcia e non tocca a noi entrare nel merito di queste cose.
Di diverso avviso le associazioni dei consumatori che nella maggior parte dei casi chiedono una rimozione totale dei vertici dell’istituto bancario centrale italiano.