Le Borse di tutto il mondo hanno risentito della risposta missilistica iraniana all’attacco con drone lanciato sul suo territorio dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Borse mondiali in rosso
I mercati hanno, come ipotizzabile che fosse, paura delle possibili conseguenze geopolitiche e finanziarie dell’escalation del conflitto tra Stati Uniti e Iran. Al momento non è chiaro quale sia il numero dei morti derivante dall’attacco: quel che è certo è che che il prezzo del petrolio è tornato sui massimi da sette mesi e che anche l’oro sia cresciuto mentre le borse asiatiche hanno aperto tutte in calo. Anche le piazze europee hanno risentito della tensione, con Milano che al momento è quella che perde in avvio di più rispetto alle sue colleghe. In particolare, a mostrare difficoltà sono Stmicroelectron che ieri aveva invece corso sulla spinta delle previsioni di Microchips ed il settore bancario, dove a far peggio sembrano essere Banco Bpm e Ubi Banca. Anche FCA e Nexi sembrano avere qualche problema, mentre salgono Eni e Saipem.
Come il conflitto influenza i mercati
Al momento non è possibile fare ulteriori previsioni: tutti i mercati sono in attesa di capire quale sarà la reazione di Donald Trump. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha già sottolineato che l’Iran non vuole una guerra ma che il suo stato si farà trovare pronto a difendersi in caso di necessità. Altrettanto importante, per i mercati e per la situazione geopolitica attuale in Medioriente, anche il vertice di Istanbul tra Putin e Erdogan.
Sul mercato valutario il conflitto Stati Uniti- Iran sembra premiare al momento il dollaro, portando l’euro ad 1,115: Come già anticipato le tensioni hanno fatto salire il prezzo del greggio con il Wti di febbraio scambiato a 63,2 dollari (+0,9%) e il Brent di marzo a 69 (+1,1%). L’oro, il bene rifugio per eccellenza vede le proprie quotazioni sono salite a 1.606,10 dollari l’oncia, il livello più alto dal 2013. Lo spread dal canto suo apre praticamente invariato: il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e quello tedesco si attesta a 167 punti base.
La geopolitica ha da sempre influenza sui mercati: la mancanza di crolli veri e propri nelle differenti borse mondiali è da imputare in parte a quelle che erano le aspettative rispetto possibili ripercussioni ed il fatto che molti “protagonisti” di questa vicenda sembrino voler puntare ad una risoluzione diplomatica del conflitto. Quel che è certo è che in caso di una maggiore escalation saranno maggiori e più problematiche le conseguenze sul mercato.