Ieri è stata la giornata delle banche centrali. Prima è stata la volta della Bank of England, che ha mantenuto i tassi fermi allo 0,5% (ma ha aumentato il piano di quantitative easing di 50 miliardi di pound), poi la BCE ha tagliato i tassi allo 0,75% e infine anche la Cina si è inserita nel novero delle central banks che hanno tagliato il costo del denaro. In realtà, la People’s Bank of China (PBOC) ha annunciato la riduzione dei tassi di interesse un’ora prima della pubblicazione dei tassi da parte dell’Eurotower.
Il taglio arriva un po’ a sorpresa e nessun analista finanziario se lo aspettava. Inoltre, la riduzione dei tassi è giunta appena un mese dopo il taglio di inizio giugno. La PBOC sta chiaramente cercando di sostenere l’economia, che sta crescendo al ritmo più basso da fine anni ’90. Il tasso di interesse sui prestiti è stato abbassato di 31 punti base al 6%, mentre il tasso sui depositi è stato ridotto al 3%.
La PBOC ha anche deciso di allargare la banda di oscillazione dei tassi di interesse passivi rispetto al tasso di sconto ufficiale. Ciò vuol dire che, a partire da oggi, gli sportelli bancari potranno offrire linee di credito alla propria clientela a condizioni pari al 70% del benchmark. I grandi prenditori di fondi con ottimo rating potranno indebitarsi anche al 4,2%, anche se quasi certamente il trattamento privilegiato sarà riservato alle aziende controllate dallo stato.
Il nuovo taglio dei tassi nel giro di un mese sta facendo aumentare i timori tra gli investitori sullo stato di salute dell’economia cinese. Molti pensano possa ripetersi una dinamica sui tassi simile a quando scoppiò la crisi finanziaria nel 2008, che vide costretta la PBOC a tagliare i tassi per ben cinque volte nel giro di pochi mesi. La prossima settimana ci saranno importanti dati macroeconomici, mentre la crescita stimata per quest’anno sarà “solo” del 7,6%: paradossalmente è un valore basso, se si pensa che la Cina è abituata a crescere a tassi a due cifre.