Citigroup, una delle principali banche degli Stati Uniti d’America, ha affermato la propria volontà di ridurre i bonus societari, sulla scia di quanto già avvenuto nel corso del 2011, quando la divisione dell’investiment banking del gruppo creditizio potè ottenere impieghi inferiori di circa 30 punti percentuali rispetto a quanto abituata in precedenza, a causa di una flessione evidente dei ricavi societari.
Gli sforzi compiuti da parte del chief executive officer Vikram Pandit sono d’altronde evidenti: al fine di ripristinare un adeguato livello di redditività, il manager delegato di Citi sta producendo significative riduzioni del costo del personale (principalmente, attraverso tagli delle risorse umane), controbilanciando così in maniera almeno parziale il contributo negativo derivante dal calo del giro d’affari del gruppo.
Proprio in continuità con le politiche operative del 2011, la banca ha già ribadito – pochi giorni fa – come taglierà altri 1.200 posti di lavoro dalla divisione di investment banking per risparmiare circa 600 milioni di dollari durante l’anno in corso, con ulteriori contrazioni dell’organigramma nei mesi a venire. I ricavi della divisione sono precipitati di 21 punti percentuali dal 2009 ad oggi, contro un incremento dei bonus e dei costi operativi pari al 15%.
“I nostri ricavi 2011 in alcuni business sono stati insoddisfacenti e inaccettabili” – ha dichiarato in proposito il chief financial officer John Gerspach – “se non riscontriamo una significativa ripresa dei ricavi durante il 2012, continueremo a ristrutturare le divisioni inefficienti”. Ad ogni modo, per il momento non sono ancora noti i piani di ristrutturazione di cui fa cenno il CFO di Citigroup, né se si possa trattare di altro rispetto all’oramai ordinaria riduzione dei posti di lavoro.
Così come Citigroup, anche altri big del credito di Wall Street stanno producendo corpose riduzioni dei salari dei top manager bancari, con contrazioni comprese tra il 20% e il 30%.