L’Europa mette l’Italia ed i suoi conti sotto esame e le stime sono tutt’altro che positive: i dati parlano chiaro purtroppo. Ma allo stesso tempo, nonostante i numeri, Bruxelles aspetta Giugno per il suo giudizio e la ragione è molto semplice.
Non conviene a nessuno andare con la mano pesante sull’Italia e la sua crisi fino a che non sarà conosciuto il nuovo assetto del Parlamento Europeo: l’era di Jean-Claude Juncker sta per finire e più che “avvertire”, al momento, non si può fare senza creare attriti che potrebbero rivelarsi problematiche da affrontare. Questo non significa però che l’Europa stia ferma senza dire nulla: le stime di crescita dell’Italia vengono tagliate ancora, archiviando un +0,9% nel 2018, +0,1% nel 2019, +0,7% nel 2020. E non calcolando quello che sembra essere un irrimediabile aumento dell’Iva in arrivo, le stime del deficit e del debito sono amare: il primo sarebbe infatti a 2,5% nel 2019 e 3,5% nel 2020 mentre il debito sale a 133,7% nel 2019 e a 135,2% nel 2020.
Tecnicamente parlando, a prescindere dal continuo braccio di ferro politico in atto, potrebbe rendersi necessaria in autunno una manovra correttiva di 30 miliardi che nella migliore delle ipotesi potrebbe essere parzialmente coperta dall’aumento dell’Iva. Qualcosa che per la sua credibilità questo governo non potrebbe permettersi e che, succeda quel che succeda, peserà comunque sulle spalle dei cittadini. Il premier Giuseppe Conte definisce “ingenerose” le stime dell’Europa, ma come il Def ha insegnato, alla fine, sono state proprio quelle “opinioni ingenerose” ad essere divenute realtà.
Il giudizio finale europeo arriverà a Giugno: forse è tempo di sistemare le cose e farsi trovare preparati.