Il debito pubblico italiano sale nel 2016 a 217,7 miliardi di euro: 45 miliardi in più rispetto al 2015 ma lontano dal picco di luglio 2016 che faceva presagire scenari funerei per lo Stato e la sua economia. Di certo è una fotografia della condizione attuale dell’amministrazione pubblica.
Come spiegano dalla Banca d’Italia è lo stesso fabbisogno delle amministrazioni e l’incremento della liquidità del Ministero del Tesoro pari a 7,4 miliardi ad aver collaborato in maniera pesante alla sua crescita, nonostante il freno posto dall’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio.
Analizzando la situazione nello specifico è possibile verificare come il debito consolidato delle amministrazioni centrali sia cresciuto di 48,6 miliardi mentre è sceso quello delle amministrazioni locali: sostanzialmente è rimasto pari quello relativo agli enti di previdenza. Per ciò che concerne la vita residua del debito pubblico si parla di 515,312 miliardi fino a un anno, 699,796 miliardi tra 1 e 5 anni e 1.002,567 miliardi oltre 5 anni. In aumento, dal rapporto della Banca D’Italia, anche le entrate derivanti dai tributi ed a novembre il controvalore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuti da investitori stranieri pari a 700,998 miliardi di euro dai 689,970 miliardi del mese precedente.
Una situazione ovviamente non facilissima da gestire ma sulla quale, come reso noto dal ministro delle Finanze, il Governo Italiano è costantemente al lavoro, soprattutto per rispondere alle esigenze di stabilità richieste dall’Europa. Una situazione migliorabile sotto molti punti di vista ma che sembra dare spazio a spirargli positivi di cambiamento.