La guerra commerciale USA-Cina sembra placarsi, in questi giorni, dopo l’escalation dei dazi americani sulle merci del paese asiatico. Siamo di fronte ad una vera guerra o soltanto di fronte ad schermaglia di assestamento di nuove politiche economiche?
È probabile che la seconda ipotesi sia la più corretta, ma che voglia essere raggiunta dall’amministrazione Trump, con una strategia aggressiva.
Il punto
Una guerra commerciale tra i due colossi infatti, farebbe solo danni ad entrambi, e nessuno dei due protagonisti la vuole.
Si tratta piuttosto di una strategia aggressiva da parte americana, per ottenere un nuovo equilibrio che non veda la Cina superarla a livello economico, mentre il paese asiatico sta cercando dei punti di equilibrio.
La Cina infatti non vuole, e non può più essere la fabbrica di basso spessore del mondo. In parole semplici, se inizialmente i cinesi si erano messi a fabbricare qualsiasi cosa a basso costo per l’Occidente, ora, con un economia sempre più ricca, hanno bisogno di qualità, sia tecnologica che sociale.
I molti cinesi arricchiti, e una larga parte della popolazione, non possono “fabbricare magliette” per sempre. Il paese ha necessità di riequilibrarsi ed evolvere, se non vuole cadere. Le fabbriche dozzinali non possono durare per sempre, perché totalmente dipendenti dalle commesse straniere, e perché la popolazione non vorrà sempre essere solo manodopera a basso costo.
La Cina infatti si sta evolvendo molto, in tecnologia, cercando acquisizioni e joint-venture che le consentano di acquisire intelligenza e diritti intellettuali. Ed qui gli USA vogliono frenare gli asiatici, per non essere scavalcati. Nessuno può fermare la Cina, ma una politica aggressiva potrebbe almeno rallentarla.