Negli ultimi anni gli asserti di base della nostra società sono cambiati in maniera molto profonda. le persone hanno bisogno di trovare spazio all’interno di dimensioni nuove e sempre più variegate, soprattutto in seno al fervente processo di digitalizzazione che ha interessato ogni branca del quotidiano.
Lo sviluppo della tecnologia avvenuto in modo straordinariamente serrato da un decennio a questa parte non ha potuto fare altro che rendere ogni processo più dinamico, spostando l’attenzione delle persone, grazie all’avvento dei device elettronici di uso comune sempre più performanti, su tematiche di vario genere.
Ecco come, sia per i privati cittadini che, di riflesso, per le aziende, fattori come la sostenibilità ambientale e altre importanti tematiche sociali sono diventate una prerogativa, sia a causa della situazione emergenziale in cui il mondo intero verte, dal punto di vista ambientale e del disagio sociale vissuto, soprattutto, nelle periferie delle grandi città, sia per l’interesse che le persone manifestano nei confronti di questi temi, divenuti importanti anche per le company.
In questo frangente ha avuto modo di svilupparsi, nel settore immobiliare, un fenomeno importantissimo per la riqualifica dei contesti a rischio e per la diminuzione delle discrepanze nel tessuto sociale. Stiamo parlando del social housing, una pratica molto peculiare, le cui realtà di settore si occupano di fornire alloggi con standard buoni o ottimi in termini di vivibilità a cittadini che non avrebbero la possibilità di permettersi un affitto esoso, specie nelle grandi città, ma a cui non spetterebbero nemmeno i benefici delle case popolari. Scopriamo, nelle prossime righe, alcuni dettagli riguardo l’edilizia sociale e la sua vocazione green.
Social Housing ed economia green, come convergono
Quando si parla di social housing non si può non fare riferimento ai benefici che questa pratica arreca ad ampio raggio all’economia e alle persone interessate. L’housing sociale è una pratica che risponde alle esigenze dal punto di vista abitativo di un ampio numero di persone che non riescono a soddisfare le proprie necessità nel mercato immobiliare tradizionale, ma che non sono nemmeno in grado di accedere all’edilizia popolare per motivi di reddito.
Il social housing si rivolge, dunque, a nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, lavoratori precari, anziani, immigrati e studenti fuorisede, ad esempio. I contratti d’affitto stipulati nell’edilizia sociale sono analoghi agli affitti tradizionali, con una locazione generalmente di 4+4 anni, ma un canone che non supera il 25/30% delle entrate mensili dell’affittuario.
L’edilizia sociale si presenta come un metodo efficace per sostenere l’economia green e l’inclusione sociale, con nuove costruzioni che seguono criteri di efficienza energetica sia per abbassare le emissioni che per evitare gli sprechi. In un discorso di inclusività e di incremento della qualità della vita, il social housing aiuta a ridurre l’inquinamento, pur rendendo vive le periferie di grandi aree metropolitane. Non a caso, nelle città principali del nostro Paese le realtà di social housing stanno avendo sempre più rilievo, come testimoniato dai numerosi progetti che si stanno sviluppando, come quelli gestiti ad esempio a Milano dal Fondo Ca’ Granda.
Social housing e edilizia popolare: cosa sapere
In molti casi si tende a fraintendere la vocazione effettiva del social housing, confondendolo con l’edilizia popolare. Quella sociale ha l’obiettivo della sostenibilità abitativa a livello collettivo, ottimizzando aree verdi e spazi condivisi, oltre all’efficienza energetica e alla costruzione di edifici anche attraverso la bioedilizia e la bioarchitettura.
Il social housing implica, molto spesso, importanti lavori di riqualificazione degli spazi, che talvolta coinvolgono anche aree molto estese, in favore di un incremento della qualità della vita in generale di determinati territori. L’edilizia popolare, invece, si occupa di assegnare alloggi a soggetti privi di reddito o con disponibilità economiche estremamente limitate.