Una volta che l’esito della tornata elezioni Usa 2012 è stato finalmente reso noto, hanno preso conseguentemente il via le analisi e le osservazioni sulle cause che hanno condotto Barack Obama alla vittoria e, soprattutto, lo sfidante Mitt Romney alla sconfitta. “L’America vive un momento difficile, e non può permettersi le liti politiche. Ha bisogno di leader che dialoghino con gli avversari, nell’interesse del paese. Per fare questo ha scelto un altro leader, e io prego Dio che abbia successo” – ha dichiarato Romney poche ore fa (qui invece le dichiarazioni di Obama). Ma quante chance aveva, realmente, di vincere?
Ad occuparsi di un’analisi approfondita, e a caldo, della sconfitta di Romney è stato Paolo Pastrolilli sull’edizione online della Stampa, che come tutti i quotidiani nazionali ha seguito live la tornata elettorale a stelle e strisce.
“Romney ha perso in maniera netta in termini di stati conquistati, ma di misura in termini di voto popolare nazionale” – dichiara Pastrolilli – “Questo da una parte significa che il Gop sta perdendo il controllo del territorio, soprattutto a causa dei mutamenti demografici in corso, ma dall’altra conferma che gli Stati Uniti sono profondamenti divisi”.
Ma quali sono state le cause che hanno condotto Mitt alla sconfitta? “La sconfitta di Mitt è cominciata durante le primarie” – ricorda ancora il giornalista – “quando per conquistare la nomination repubblicana ha fatto troppe concessioni alla destra religiosa sui temi sociali. Così si è allontanato dal centro e dagli elettori moderati, e non è più riuscito a recuperarli, nonostante gli sforzi di riposizionamento cominciati soprattutto con il dibattito televisivo di Denver”.
Non solo, poiché contemporaneamente Romney ha fallito nel far passare il tema principale della sua campagna, che era l’economia. “Non è riuscito a convincere gli americani che la crisi richiedeva un cambiamento alla Casa Bianca, e soprattutto che lui aveva la ricetta giusta per rilanciare il paese. I democratici hanno avuto successo nel dipingerlo come un ricco uomo d’affari lontano dalle esigenze della gente comune, che riciclava solo le vecchie idee fallimentari del Gop, centrate sulle riduzioni fiscali per le classi più abbienti” – conclude La Stampa.