Eurogruppo boccia accordo con la Grecia

 Brutte notizie per la Grecia, e per tutti gli osservatori che avevano sperato che l’intesa della maggioranza parlamentare che sostiene il governo ateniese di Papademos sulle richieste dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea avrebbe in qualche modo fornito il via libera per l’ottenimento degli attesi contributi da parte di Bruxelles, necessari e indispensabili per superare il terribile mese di marzo, all’interno del quale sono previsti rimborsi straordinari dei debiti pubblici. 

L’Eurogruppo ha infatti sostanzialmente bocciato (pur, con riserve di “ripescaggio”) l’accordo, affermando come siano necessari “altri 325 milioni di euro di tagli entro il 2012”. Considerando che Atene non ha altra scelta che rispettare i diktat di Bruxelles, i sindacati greci sono già allarmati sui pericoli di nuove contrazioni occupazionali, e preannunciano due giorni di sciopero.

PER PAPADEMOS ULTIME TRATTATIVE PER EVITARE IL DEFAULT GRECO

Il Ministro dell’Economia greco Venizelos, intanto, alza ulteriormente il tiro, e convocata la conferenza stampa annuncia che domenica avverrà la votazione decisiva per comprendere se la Grecia vorrà o meno rimanere nell’euro. Si preannunciano pertanto ore particolarmente concitate, con il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso che si è detto “fiducioso” sulle possibilità di trovare un compromesso dell’ultima ora. 

“L’eurogruppo non ha gli elementi necessari per sbloccare gli aiuti alla Grecia oggi” – avrebbe invece affermato il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker al termine della riunione che ha posto nuove condizioni ad Atene per ottenere gli aiuti previsti dal piano Salva Grecia. Nelle prossime ore, pertanto, Atene dovrà cercare di convincere i vertici comunitari sulla propria correttezza politica, sul voto di sostanziale ratifica del parlamento e, soprattutto, su come intenderà effettuare nuovi tagli, per 325 milioni di euro, già nel 2012. Tagli che probabilmente andranno a intaccare le pensioni, scatenando ulteriori tensioni nella società greca, già particolarmente messa a dura prova dalla profonda crisi finanziaria.

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